Francantonio Genovese rilascia la sua prima intervista ufficiale, dopo la scarcerazione e l’immediata migrazione politica dal Pd verso Forza Italia. Riportiamo le sue parole (al nei confronti del suo ex partito, pubblicate sul quotidiano ‘Il Giornale’. La giornalista, Maria Teresa Conti, incalza subito il politico peloritano e chiede che relazione ci sia con Forza Italia; vista la lunga militanza tra le file del Pd: ‘Sono stato molto di più di un segretario regionale di partito. Il Pd ho contribuito a fondarlo. Ho issato la bandiera del Pd da sindaco di una città metropolitana (Messina). È mio de-merito la vittoria di Crocetta alla guida della Sicilia. Sono stato il candidato più votato alle primarie parlamentari. In verità, non ha gettato scompiglio la notizia del mio passaggio, bensì quella del mio certificato di esistenza in vita. Sono vivo, vegeto, forte, determinato’. Interrogato sul percorso che ha condotto a una simile decisione, Genovese risponde: “Non mi riconosco più in un partito che come può cinicamente sacrificare la vita di una persona può anche sacrificare la vita di un paese. Il Pd ha smarrito il proprio orizzonte. Se si presta attenzione alle riflessioni e azioni di Renzi si coglie a piene mani l’assoluta povertà di spirito avuto riguardo ai valori della centralità della persona, della solidarietà, della sussidiarietà, della iniziativa economica privata, della proprietà’. A questo punto la giornalista, Conti, chiede all’ex sindaco di Messina se dovremo attenderci un diverso modo d’essere e far politica da parte nuovo Genovese in FI. ‘Entra con convinzione in Forza Italia una persona che non rinnega il proprio passato e che sa di potere offrire un deciso contributo per costruire una alternativa consapevole, responsabile, intelligente all’attuale assetto di governo. In Forza Italia entra uno che vuole cambiare le cose e che non crede ad un partito truccato da chi sa solo curare il rifacimento del look. Oggi Forza Italia rappresenta un baluardo nella difesa della democrazia parlamentare che rischia di arrendersi ai diktat del Principe e rappresenta, altresì, un baluardo nella difesa della democrazia nel paese che stante la fragilità di questo assetto di governo rischia di consegnarsi alla anarchia di risulta.Mi ha amareggiato il silenzio del Pd che in nessuna sede ha prestato ascolto alla mia rivendicazione di innocenza, invocata con dignità e forza, senza comprensione alcuna. La storia personale e familiare non meritava di essere barattata per assicurarsi un risultato elettorale alle Europee. Il Pd non solo non ha creduto a Genovese. Ma soprattutto non ha creduto a tante esperienze, sensibilità, competenze che indisponibili a lasciarsi rottamare hanno dimostrato di avere energia e onestà intellettuale e capacità di impegno nei territori non mutuabile con frivole sciocchezze e gravi cadute di stile. Il 90% dei miei riferimenti mi resteranno accanto’. Si giunge quindi alla famigerata trattativa privata con Micciché: ‘Il percorso comune con Miccichè è già stato intrapreso. È un percorso inteso, innanzitutto, a consegnare la Sicilia a un modello di sviluppo e crescita oggi mistificato dalle banalità dell’attuale governatore. Rilanciare la Sicilia come piattaforma centrale alle dinamiche geo-politiche del Mezzogiorno e del Mediterraneo. Ecco l’idea comune. Entro convintamente in Forza Italia perché auspico una alternativa non solo vincente ma con-vincente nella dignità dei valori, nella civiltà delle idee, nella libertà delle proposizioni. Voglio un Paese che non precipiti nel caos interno e che recuperi credito nella interlocuzione internazionale’. Laureatosi in giurisprudenza nel 1993, svolge per alcuni anni la professione di avvocato. Figlio di Luigi Genovese(senatore dal 1972 al 1994) e nipote del più volte ministro Nino Gullotti (nativo di Ucria) entrambi esponenti della Democrazia Cristiana Francantonio Genovese presto si avvicina alla politica e già a diciotto anni si iscrive alla Democrazia Cristiana, e più precisamente nel Movimento Giovanile della DC di cui sarebbe stato presidente per pochi giorni fino al 18 gennaio 1994, allorché lo Scudo Crociato si trasformò in Partito Popolare Italiano (PPI), a cui aderì. Nel 1995, al momento della scissione del PPI si schiera con la componente del segretario nazionale Rocco Buttiglione, favorevole ad un’intesa con Forza Italia ed il centrodestra. Nello stesso anno partecipa, insieme a Buttiglione alla fondazione del partito dei Cristiani Democratici Uniti. Nel 1998 viene nominato assessore all’agricoltura nella giunta provinciale di Messina di centrodestra, guidata da Giuseppe Buzzanca. In seguito al coinvolgimento del CDU nel progetto dell’UDR di Cossiga, in virtù del quale Buttiglione porta il partito a sostenere il Governo D’Alema, Buzzanca dopo soli quattro mesi lo allontana dalla sua giunta. Dissoltasi l’UDR, nel 1999 aderisce al PPI di Franco Marini e Pierluigi Castagnetti, diventandone nel 2000 il segretario della federazione provinciale di Messina. Dal 2001 è Deputato all’Assemblea Regionale Siciliana nella XIII legislatura, eletto nel collegio di Messina nella lista La Margherita-PPI con 13.832 preferenze. Attivo anche nel campo imprenditoriale, è azionista e dirigente della società di traghetti guidata da Pietro Franza.
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