Sarà possibile vedere al Teatro Brancaccino di Roma, dal 22 al 27 dicembre, ‘Fare un fuoco’ di Muta Imago. Basato sul racconto di Jack London si mette in scena il confronto tra l’uomo e la natura, tra l’istinto e la ragione. Una riflessione potente e profonda sul rapporto che l’uomo instaura con se stesso e con i propri limiti, sulla spinta folle che ci muove, sul fuoco che brucia dentro di noi e sugli sforzi che bisogna compiere perché possa rimanere acceso. ‘Sono le nove del mattino. Il luogo è uno dei più freddi sulla faccia della terra.Un uomo solo, accompagnato dal suo cane, attraversa una valle interamente coperta di neve, seguendo le tracce di un torrente ghiacciato. Deve raggiungere il campo base, e i suoi amici, entro sera. La temperatura è bassissima, sessanta gradi sotto lo zero. Il buon senso e il sapere popolare suggerirebbero di muoversi esclusivamente in gruppo, o di restare fermi, in attesa che la temperatura risalga. Eppure l’uomo ha deciso di andare, ed ha con sé ha solo due gallette impregnate di lardo fuso, avvolte in un fazzoletto e appoggiate sulla nuda pelle.Deve muoversi in continuazione, per non congelare, ma allo stesso tempo deve stare attento ad ogni singolo passo: ad una temperatura così bassa, non si può commettere nessun errore.Ma a un certo punto, succede: l’uomo mette un piede in fallo, rompe il sottile strato di ghiaccio su cui stava camminando e si bagna i piedi. Sessanta gradi sotto zero. Per sopravvivere deve preparare un fuoco, e farlo in fretta’.La trama di questo racconto di Jack London di fatto si esaurisce qui, è chiara fin dalle prime pagine. Non ci sono altri personaggi, oltre al misterioso protagonista, non ci sono cambi di luogo o di tempo, non ci sono prologhi né epiloghi. C’è solo la grandiosa fissità di una natura ostile, selvaggia. C’è solo il movimento continuo del protagonista. C’è solo un cielo grigio, senza sole, le cime degli alberi coperti di neve, lo scricchiolio del ghiaccio sotto ai piedi. C’è solo il freddo e il silenzio, c’è un solo pensiero, quello di sopravvivere.Malgrado questa incredibile semplicità di azione, la scrittura secca, precisa, netta dello scrittore americano ci tiene inchiodati dalla prima all’ultima parola, mentre passo dopo passo procediamo lungo il sentiero insieme al protagonista senza nome, verso la sua inevitabile conclusione. La trama di ‘Fare un fuoco’ è come la punta di un iceberg. Ciò che esiste sembra essere solo ciò che vediamo, ma è sotto la superficie che si nasconde la grandezza. Mettendo in scena il confronto tra l’uomo e la natura, tra l’istinto e la ragione, London attiva una riflessione potente e profonda sul rapporto che l’uomo instaura con se stesso e con i propri limiti, sulla spinta folle che ci muove, sul fuoco che brucia dentro di noi e sugli sforzi che bisogna compiere perché possa rimanere acceso. Per questo abbiamo deciso di passare del tempo con questo racconto. Lo abbiamo letto, ad alta voce, parecchie volte. Ce ne siamo innamorati. E abbiamo deciso di costruire un’installazione video-sonora ispirata ad esso.Ma non si tratterà semplicemente di restituire in immagini e suoni dei diversi momenti del testo, piuttosto di tradurre nel linguaggio sonoro, video e musicale le tensioni che abitano il racconto, il suo andamento ritmico, il suo movimento, così da riuscire ad attivare nello spettatore le stesse sensazioni del protagonista del racconto. Non vogliamo soltanto raccontare una storia. Vogliamo immaginare di essere lì, in carne e ossa. Ideazione di Muta Imago, regia di Claudia Sorace, disegno sonoro e voce narrante Riccardo Fazi, musiche originali di V. L. Wildpanner.