Spagna al voto, partiti anti-casta all’assalto del bipartitismo

Voto storico in Spagna. Con l’annunciata irruzione nel Congresso dei Deputati di Madrid dei due nuovi partiti anti-casta Podemos e Ciudadanos con più di un terzo dei 350 seggi, finirà l’era del bipartitismo Pp-Psoe che ha governato il paese dalla fine della dittatura franchista 40 anni fa. I giochi sono aperti. Il 41% degli elettori secondo un recente sondaggio non ha ancora deciso per chi votare. Un dato potenzialmente esplosivo per il risultato finale. Gli spagnoli dovranno eleggere 350 deputati e 206 dei 261 senatori (gli altri 55 sono designati dalle regioni. Il Senato in Spagna non vota la fiducia al governo). Le urne, aperte alle nove ora locale e italiana, chiuderanno alle 20, quando saranno diffusi i primi exit poll. Risultati reali attendibili dovrebbero essere disponibili verso mezzanotte. Il risultato definitivo ufficiale, che terrà conto anche del voto degli spagnoli all’estero, dovrebbe essere reso pubblico dopo due giorni. La svolta spagnola avrà effetti immediati sulla gestione del potere. Le politiche di domenica segneranno la fine delle maggioranze assolute e dei governi monocolori, in alternanza socialisti o popolari. Nessun partito otterrà da solo, salvo grandi sorprese, 176 deputati. E la Spagna dovrà essere governata da una coalizione fra almeno due partiti. Il dopo voto si preannuncia però molto problematico se le previsioni degli ultimi sondaggi saranno confermate. Il Pp del premier Mariano Rajoy viene dato al 25-28%, con fra 100 e 120 deputati. Il Psoe di Pedro Sanchez al 20-21%, con 80-90 seggi. Podemos di Pablo Iglesias lo tallona con il 19-20,5% e 70-80 deputati. Ciudadanos di Albert Rivera sarebbe al 5-16% con 50-60 seggi. Le ultime ore di campagna potrebbero essere decisive. I sondaggi ‘vietati’ pubblicati in Andorra,  in Spagna sono proibiti da martedì,  non hanno ancora misurato l’impatto sugli elettori delle offese al premier pronunciate dal leader socialista Pedros Sanchez nel duello tv di lunedì notte e soprattutto dell’aggressione subita a Pontevedra da Mariano Rajoy, colpito con un pugno al volto da un giovane radicale. Due episodi di violenza, verbale e fisica, contro il leader popolare che potrebbero suscitare solidarietà fra gli elettori, forse più ancora fra le elettrici: il 62% degli indecisi sono donne.  A 36 anni, Pablo Iglesias, il professore con il codino che aspira a diventare il premier della ‘nuova’ Spagna è l’uomo che ha fatto saltare gli equilibri della vecchia politica bipolare Pp-Psoe che ha gestito il paese dalla fine del franchismo. Nella primavera del 2014 ha capitalizzato sull’eredità del movimento degli indignados e sul profondo malcontento suscitato dalla austerità lacrime e sangue condotta dal premier Mariano Rajoy per salvare il paese dalla crisi ereditata dal socialista José Luis Zapatero per fondare Podemos e farsi eleggere all’Europarlamento. In un anno il movimento diventa nei sondaggi il primo partito di Spagna. Nel maggio scorso ha conquistato i municipi di Madrid, Barcellona, Valencia, Saragozza, facendo tremare il Palazzo. Podemos torna in lizza per la Moncloa, spalla a spalla con il Psoe per il secondo posto, ma sperando in molto di più grazie all’esercito del 41% di indecisi, al 62% donne.  I sondaggi dicono che, Albert Rivera,  è l’uomo politico più popolare di Spagna. E non solo. Vince per goleada anche come candidato ‘più sexy’ alla Moncloa, il 46% delle spagnole lo vorrebbe come partner per una ‘noche de fiesta’, ma ispira anche fiducia alle single per una ‘relazione stabile’. Il profilo perfetto per un aspirante premier quando i sondaggi di fine campagna segnalano che il 41% degli elettori, per i due terzi donne, non sa per chi voterà. A 37 anni ‘l’enfant prodige’ della politica spagnola, alla guida del partito anti-casta centrista Ciudadanos, si sente pronto per prendere in mano le redini del paese. La sua traiettoria nazionale è stata folgorante. Un anno fa ha trasformato in partito nazionale la sua piccola formazione anti-indipendentista catalana, ‘Ciudadans’. Ammira la cancelliera Angela Merkel, di cui propone molte delle ricette economiche. I suoi avversari lo accusano di essere un sottomarino’ delle banche e della grande impresa spagnola. E’ il favorito del mondo degli affari.

 

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