Il Cad segue da tempo la lotta dell’Anpci per scongiurare il taglio dei Piccoli Comuni, che hanno come unica colpa quella di essere virtuosi in un mondo corrotto. La proposta di legge a firma Lodolini, dice basta discutere, per cui recita che i Comuni, semplicisticamente, sotto i 5000 abitanti devono fondersi coattivamente. Le Regioni che non si faranno carico di questo saranno escluse dai finanziamenti al 50%. Si decide di abbattere più di 5700 campanili in spregio ad ogni raziocinio culturale e pragmatico. Ma perché ? Qualcuno ha detto per mancanza di ‘campane’, dato che quasi tutte si sono trasferite in Parlamento. La proposta di legge dice che essa è orientata a ridurre l’elevata frammentarietà dei comuni italiani, per favorire il raggiungimento per un netto miglioramento della qualità e dell’efficacia dei servizi offerti ai cittadini. Siamo perfettamente d’accordo, infatti alla luce della riorganizzazione delle partecipate, e della prevista minimizzazione delle municipalizzate, occorre costituire stazioni appaltanti importanti, che messe a gara, possano essere interessate da adeguati players dei servizi primari e non. Sull’argomento Anci e Confservizi potranno mettere a servizio tutta la loro proverbiale conosciuta esperienza. Anci consigliando gli accorpamenti e le dovute annessioni per la costituzione delle formazioni territoriali, mentre Confservizi consiglia sul taglio delle partecipate, da portare da circa 8000 a forse 1000, e continuare a collaborare con le sole municipalizzate a bilancio positivo. Finalità tutte da condividere, però sorprende il verbo ridurre. Se eliminare 5700 comuni vuol dire ridurre, sarebbe interessante sapere quale potrebbe essere il drastico draconiano traguardo finale. Lasciare solo le Città Capitale e i Comuni oltre i 100.000 abitanti? Certo che l’Italia dei Comuni, dei Sindaci, che si erge a struttura portante della riformata Terza Repubblica, che per semplificazione ‘all’amatriciana’ decide di castrarsi del 30% dei Comuni. Sappiamo che i Piccoli Comuni sono altamente disponibili alla formazione di territori organici su progetti sostenibili e ‘bancabili’ per una virtuosa gestione dei servizi primari. Questi oggi fanno parte della Tasi e i cittadini vogliono pagare rispetto alla qualità del servizio, come vuole il legislatore, e come dovrebbero recitare le previste singole Carte dei Servizi, a cui le società di gestione devono essere rispondenti per evitare penali o revoche. I Piccoli Comuni chiedono solo di esistere con la loro autonomia di controllo, senza gravare economicamente su alcuno, ma mantenendo il potere di verifica a tutela dei cittadini. Sono i ‘certi’ mancati controlli, che hanno prodotto la nefasta corruzione del Paese. I Piccoli Comuni vorranno conoscere i ‘Progetti di Annessione’ per costruire gli Ambiti Territoriali sostenibili, e magari suggerire qualche iniziativa a monte, come eventuali ricerche scientifiche territoriali conoscitive a riparo dei dissesti idro-geologici. Non bisogna ripeter le castronerie della legge Galli, che ha previsto gli ATO secondo i perimetri provinciali e senza alcuna logica economica. Tant’è che ha generato affidamenti diretti senza gare e scarso interesse per gli investitori stranieri. S Non bisogna ripetere l’errore di fare grandi gruppi senza una valida regia, come è stato per le banche, senza l’affidamento di specifici obiettivi, ma al solo scopo di essere grandi. Il rischio di essere fagocitati dal mercato è sicuro ed è solo rimandato. Infine risulta ridicolo come, registrando con la fallimentare costipazione urbanistica forzosa, vedi Roma, che langue per criminalità organizzata, gestione di suolo e sottosuolo da brividi e paura, tutto accompagnato da inquinamenti ambientali tali da provocare paralisi o congestioni del traffico, si possa imporre il taglio dei centri urbani piccoli, ma da ‘bollino verde’, negando loro una efficace collaborazione e compartecipazione ai grandi centri urbani esistenti. Comunque il giorno 28 del c.m. in una Conferenza Stampa convocata per le ore 11,00 all’Hotel delle Nazioni Piazza Poli 7 Roma, i protagonisti Ancpi, Asmel, Federfarma e Federanziani daranno notizia sulle loro prossime iniziative, dopo quella della disobbedienza civile istituzionale.