Lo Stretto di Messina, mito che evoca miti

A Messina,  a cura di Luigi Giacobbe e Mosè Previti, la mostra ‘Lo Stretto di Messina, mito che evoca miti’. E’ la scelta di luoghi e azioni simbolo, che scolora l’umano a favore del paesaggio, che illumina la realtà in ombra regalando un sovrappiù di senso anche ai soggetti più familiari. L’ansa portuale a forma di Falce, insomma, è la protagonista ineludibile della mostra “Visioni del Mito. Atlante fotografico dello Stretto di Messina”, che si realizza al Monte di Pietà nell’ambito del progetto ‘Le Scalinate dell’Arte’ (capofila il Comune di Messina, partner la società Team Project) con inaugurazione il 3 febbraio e chiusura il 28 febbraio. Ospite speciale il Capitano Santo Giacomo Legrottaglie della Marina Militare. La giornata inaugurale vedrà la partecipazione di Renato Accorinti, sindaco di Messina, Tonino Perna e Sergio De Cola, assessori Comune di Messina, Filippo Romano, commissario Area Metropolitana di Messina, Giovanni Lucentini, coordinatore del progetto ‘Le Scalinate dell’Arte’, Luigi Giacobbe e Mosè Previti, curatori dell’esposizione Lo storico dell’arte Luigi Giacobbe, co-curatore della mostra, individua, tra le 108 immagini che la compongono, la rappresentazione quasi del dialogo muto fra le prore lapidee dei bastioni di San Diego e Santo Stefano con quelle di acciaio arrugginito delle navi Camargue e Maddalena Lo Faro, un addensarsi di Storia e microstorie che ha finito per rivelarsi la più naturale palestra per i fotografi peloritani, il luogo della visione e dell’ossimoro, fra decadenza e rigenerazione perenne dei gorghi di Cariddi. I fotografi, 21 in tutto, sono i messinesi Achille Baratta, Giovanni Chillemi, Giovanni Coccoli, Antonio Fede, Giancarlo Granei, Enrico Guerrera, Mimmo Irrera, Alessandra Lanese, Stefano Marino, Vincenzo Nicita, Sebastiano Occhino, Daniele Passaro, Paolo Pergolizzi, Ignazio Pandolfo, Silvio Ruvolo, Santi Smedile, Franco Trifirò, Samuel Tuzza e Gianmarco Vetrano, Antonio Aloisi da Spoleto, Daniele Chitè da Napoli, Ignazio Pandolfo da Erice. Una pluralità di sguardi che, come ricorda Mosè Previti, storico dell’arte e creativo, ricostruisce il mosaico di una radicata percezione delle peculiarità del paesaggio di fronte al quale prevale un orgoglioso senso di appartenenza e una volontà d’indagine rivolta principalmente alla varietà straordinaria di effetti ottici e luministici dello Stretto. Le angolazioni, le composizioni e gli scenari lavorano su questo tema in una mitopoiesi fotografica, non priva di filiazioni antropologiche, o più esplicitamente artistiche, in grado di costituire una comunità visiva consapevole della ricchezza e delle criticità di questo straordinario scenario naturale. L’obiettivo racconta i ‘Miti’, aggiunge Giovanni Lucentini, ideatore de ‘Le Scalinate dell’Arte’ e presidente di Team Project, quasi senza una vera consapevolezza, poiché, i miti aleggiano, vivono e presenziano l’area dello Stretto e il suo territorio. Non è necessario citare qualcuno dei fotografi in particolare, tutti con diverso stile, con diversa sensibilità, e gradazione cromatica, bucano l’immagine e catturano il mito, la leggenda che si fa storia. Così che, conclude Giacobbe, l’esposizione si rivela come un primo tentativo di riflessione sul potenziale evocativo che lo Stretto di Messina emana a partire dalla sopravvivenza stratificata del mito e delle sue varianti narrative. Questa rassegna di immagini e il catalogo che le raccoglie, fissano un punto di partenza per un atlante figurato dai destini mai prevedibili.

 

 

 

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