All’alba sono scattate 13 ordinanze di custodia cautelare in carcere per una serie di omicidi di mafia,17 in tutto, commessi tra il 1993 ed il 2012 nell’hinterland di Barcellona Pozzo di Giotto, nel messinese.
Le indagini, coordinate dal Procuratore della Repubblica, Guido Lo Forte, e dai Sostituti Procuratori Vito di Giorgio e Angelo Cavallo, hanno permesso di chiarire le dinamiche criminali della ‘famiglia barcellonese’. L’operazione si è avvalsa di testimonianze di collaboratori di giustizia che hanno fornito un contributo fondamentale alla svolta dell’inchiesta. “Hanno consentito di individuare il movente dei numerosi fatti di sangue, alcuni particolarmente crudeli. Movente, riconducibile alla necessità del sodalizio mafioso di mantenere ad ogni costo il controllo del territorio”, spiegano gli investigatori.
Tra i destinatari delle ordinanze anche Giuseppe Gullotti, già condannato alla pena di anni trenta per l’assassinio del giornalista antimafia Giuseppe Alfano, ucciso l’8 gennaio 1993.
Nel contempo disposta anche la confisca di beni per un valore per oltre cento milioni dalla DIA agli eredi dell’imprenditore Francesco Pecora, personaggio di rilevo della mafia palermitana, coimputato in diversi processi con soggetti come Pippo Calò, Antonino Rotolo, Tommaso Spadaro e Giuseppe Ficarra. Invece, la figlia Caterina è la moglie di Giovanni Motisi, uno dei 30 latitanti più pericolosi. Pecora e le sue società “avevano assunto un ruolo di interfaccia di canale di collegamento con il mondo imprenditoriale legale”.
Emilia Napolitano