La morte del giovane ricercatore italiano Giulio Regeni, scomparso la notte del 25 gennaio al Cairo e ritrovato ieri in un fosso sulla strada ‘Il Cairo-Alessandria’ sarebbe stata provocata dai colpi inferti con strumenti taglienti, come dimostrano le ecchimosi in varie parti del corpo. E’ questo il risultato cui sono giunti i medici legali dell’obitorio di Zeinhem nella capitale egiziana. Al momento è in preparazione un rapporto dei medici legali in cui saranno chiarite le cause del decesso e che sarà poi consegnato alla procura di Giza e da lì all’ambasciata italiana. Allo stesso tempo, una fonte della polizia di Giza ha dichiarato a ‘Dotmsr’ che Regeni è stato ritrovato da alcune persone che poi hanno chiamato le forze dell’ordine. Il corpo presentava escoriazioni ed ecchimosi in vari punti ed era seminudo. Regeni era arrivato al Cairo a ottobre per studiare arabo e condurre ricerche sul campo per il suo dottorato sui movimenti sindacali. Un argomento sensibile in Egitto quello studiato dal giovane italiano, scrive in una corrispondenza il ‘New York Times’, sul quale il governo del Cairo ha cercato di reprimere molte forme di dissenso. Ma secondo la supervisor dello studente italiano all’Università Americana del Cairo, Rabab el-Mahdi, Regeni si era sempre tenuto alla larga da qualunque cosa fosse politicizzata. Anne Alexander, ricercatrice dell’Università di Cambridge e, come Regeni, esperta di movimenti operai egiziani, si è detta preoccupata per la sua morte e ha lanciato l’allarme per la sicurezza degli altri ricercatori che lavorano in Egitto, in particolare per quelli che affrontano temi delicati. ‘Tutti quelli con cui ho parlato sono scioccati dalle notizie emerse sulle probabili circostanze della sua morte. Se queste notizie fossero confermate vogliamo fare tutto il possibile per garantire che i responsabili siano chiamati a risponderne’, ha affermato la Alexander, citata dal sito del ‘Guardian’. Secondo la ricercatrice, la preoccupazione per le condizioni di Regeni era stata alimentata in parte da segnalazioni di persone scomparse e arresti di massa che hanno avuto luogo prima del 25 gennaio. Centinaia di cittadini egiziani sono scomparsi nel corso degli ultimi anni e spesso è emerso che erano in prigione e a volte hanno subito torture. Un numero molto inferiore è stato trovato morto. Intanto si apprende che Regeni collaborava con ‘Il Manifesto’ e utilizzava uno pseudonimo perché temeva per la sua incolumità. Visto il luogo del ritrovamento del cadavere è verosimile, ma siamo nel campo delle possibilità, ipotizzare anche l’esito di una rapina andata male. Scarne le informazioni sugli ultimi minuti perchè poco prima delle 20 di quel lunedì, Regeni era sicuramente vivo. Il giovane stava andando a trovare amici per un compleanno, circostanza confermata da un suo amico, Omar Aassad, e si stava spostando a piedi tra il quartiere di El Dokki, sulla sponda sinistra del Nilo, e il centro che è su quella destra, diretto dalla stazione della metropolitana di Bohoot a quella di Bab Al Louq, circa 5 km in linea d’aria più a ovest, nei pressi di piazza Tahrir. A far temere il peggio erano state martedì scorso fonti del Cairo che avevano escluso l’ipotesi della scomparsa del ragazzo per un errore dei servizi di sicurezza egiziani compiuto proprio il 25 gennaio, anniversario della rivoluzione anti-Mubarak, sempre accompagnato da disordini e arresti. Oltre alla teorica possibilità di un depistaggio restava dunque in piedi l’ipotesi di un rapimento per estorsione a sfondo economico, in caso di criminalità comune; o ‘politico’ qualora fossero entrati in azione estremisti islamici. Per non azzardare conclusioni affrettate, una fonte della sicurezza locale aveva sostenuto che la scomparsa sarebbe potuta essere legata a non meglio precisati motivi personali. Un avvocato dei diritti umani e attivista della Fondazione araba dei diritti civili e politici (Nidal), Mohamed Sobhi, ha rilasciato una testimonianza ad Aki, Adnkronos International: ‘Alle 2 di oggi sono stato alla camera mortuaria Zenhom e ho chiesto di vedere il corpo, che si ritiene appartenga a Regeni. In qualità di attivista per i diritti umani e avvocato incaricato dai suoi amici di ritrovare il ragazzo, dopo un diverbio con la polizia mi hanno consentito di vedere solo il viso, lo stesso delle foto del giovane che mi sono state fornite dai suoi amici’. Sobhi ha sottolineato di non aver visto interamente il corpo. ‘Sulla morte di Giulio Regeni noi abbiamo un solo obiettivo che è la verità. Stanno partendo squadre di investigatori italiani per collaborare con la polizia egiziana e sono convinto che al Sisi non si sottrarrà alla collaborazione e che i buoni rapporti con l’Egitto siano un fluidificante che aiutino nella ricerca della verità’, dice il ministro dell’interno Angelino Alfano: ‘Tutte le procedure saranno attivate perché la giustizia sia severa con i responsabili’. Il presidente egiziano Abdel Fattah al Sisi ha telefonato al premier Matteo Renzi, riferendogli di aver ordinato al ministero dell’Interno e alla Procura generale di perseguire ogni sforzo per togliere ogni ambiguità e svelare tutte le circostanze della morte di Giulio Regeni, un caso al quale le autorità egiziane attribuiscono un’estrema importanza. L’Italia troverà una cooperazione costruttiva da parte delle autorità egiziane, ha aggiunto Sisi esprimendo le proprie condoglianze. Il presidente del Consiglio ha rappresentato al presidente egiziano l’esigenza che il corpo di Giulio Regeni sia presto restituito alla sua famiglia e che sia dato pieno accesso ai nostri rappresentanti per seguire da vicino, nel quadro dei rapporti di amicizia che legano Italia ed Egitto, tutti gli sviluppi delle indagini per trovare i responsabili dell’orribile crimine che ha portato alla morte di Regeni ed assicurarli alla giustizia. Il Presidente Mattarella auspica che, attraverso la piena collaborazione delle autorità egiziane, sia fatta rapidamente piena luce sulla preoccupante dinamica degli avvenimenti, consentendo di assicurare alla giustizia i responsabili di un crimine così efferato, che non può rimanere impunito. Il corpo di Giulio Regeni è stato consegnato dalle autorità egiziane all’Ospedale italiano ‘Umberto I’ del Cairo. Il cadavere è stato trovato, come dicevamo, in un fosso della periferia della capitale egiziana. Sul corpo ci sono segni di bruciature di sigaretta, tortura, ferite da coltello e segni di una morte lenta, secondo quanto riferisce il procuratore egiziano alla Associated Press. Ma il direttore dell’Amministrazione generale delle indagini di Giza aveva detto che le indagini preliminari parlano di un incidente stradale e ha smentito che Regeni sia stato raggiunto da colpi di arma da fuoco o sia stato accoltellato. La procura di Roma, intanto, procede per il reato di omicidio e l’indagine è ancora contro ignoti. Il magistrato ha affidato la delega alla polizia giudiziaria a svolgere i primi accertamenti preliminari. Il ministero degli Affari esteri ha convocato l’ambasciatore italiano al Cairo, Maurizio Massari, nel quadro degli sviluppi della morte del giovane italiano e la Farnesina ha convocato l’ambasciatore egiziano Amr Mostafa Kamal Helmy, che ha espresso a nome del suo Paese profondo cordoglio per la morte di Regeni e ha assicurato che l’Egitto fornirà la massima collaborazione per individuare i responsabili di questo atto criminale.
Il direttore dell’Amministrazione generale delle indagini di Giza, il generale Khaled Shalabi, ha sostenuto che non c’è alcun sospetto crimine dietro la morte del giovane italiano e ha indicato che le indagini preliminari parlano di un incidente stradale e ha smentito che Regeni sia stato raggiunto da colpi di arma da fuoco o sia stato accoltellato. L’esito tragico della vicenda del giovane di Fiumicello ha causato la sospensione di una missione di una sessantina di aziende italiane in corso al Cairo e guidata dal ministro dello Sviluppo Economico Federica Guidi. ‘Siamo sgomenti per le notizie che si stanno apprendendo in queste ore sulla sorte di Giulio Regeni’, ha detto la presidente del Friuli Venezia Giulia, Debora Serracchiani. Per Serracchiani siamo di fronte a un evento tragico, che abbiamo sperato con forza non avesse l’esito che ha avuto. Il nostro pensiero è tutto per la famiglia, che sta vivendo momenti di indicibile sofferenza. Fin dall’inizio la scomparsa del nostro corregionale è apparsa difficile da capire, per cui auspichiamo che sia fatta luce completa su ogni particolare di questo dramma terribile. ‘Il mio dolore è anche per tutto Fiumicello’, è il messaggio, l’ultimo finora inviato, dalla madre di Giulio Regeni, Paola Deffendi, a un amico di famiglia. Messaggio che testimonia l’attaccamento al paese e la coesione tra gli abitanti. È lo stesso messaggio con il quale la donna rendeva noto di non essere ancora riuscita a vedere il corpo del figlio per il riconoscimento ufficiale. E’ stata intanto affidata al pubblico ministero Sergio Colaiocco l’indagine preliminare sulla morte del giovane. Il procuratore della Repubblica Giuseppe Pignatone, sulla base delle informazioni ricevute fino ad ora, ha deciso di aprire un fascicolo ipotizzando il reato di omicidio nei riguardi di ignoti. Domani un team di sette uomini di polizia, carabinieri e Interpol partirà per il Cairo per seguire le indagini in collaborazione con le autorita’ egiziane, come si apprende da fonti di governo. L’amministrazione comunale di Fiumicello, cittadina in provincia di Udine di cui Regeni è originario, ha annunciato in una nota che intende proclamare il lutto cittadino per la giornata del 7 febbraio.
Cocis