Nella foto distribuita dall'ufficio stampa il 31 luglio 2014 la Rainbow Warrior, nave simbolo di Greenpeace, entrata in azione nel mar Adriatico presso la piattaforma petrolifera Rospo Mare B, di proprietà Edison ed Eni. ANSA/UFFICIO STAMPA GREEN PEACE +++NO SALES - EDITORIAL USE ONLY - NO ARCHIVE+++

Trivelle: referendum fissato il 17 aprile. Non ci sarà nessun election day

Il Governo ha fissato il referendum sullo stop alle trivelle per il 17 aprile. Non ci sarà, dunque, nessun ‘election day’, come richiesto da Greenpeace giorni fa attraverso una petizione. Il Consiglio dei ministri ieri sera ha difatti approvato il decreto per “l’indizione del referendum popolare relativo all’abrogazione della previsione che le attività di coltivazione di idrocarburi relative a provvedimenti concessori già rilasciati in zone di mare entro dodici miglia marine hanno durata pari alla vita utile del giacimento, nel rispetto degli standard di sicurezza e di salvaguardia ambientale”, specifica il comunicato di Palazzo Chigi.

Naufraga, quindi, l’idea di Greenpeace di accorpare le amministrative e le consultazioni popolari sulle trivelle per evitare uno spreco di soldi “tra i 350 e i 400 milioni di euro”. Con l’Election Day, spiega l’associazione ambientalista, “si garantirebbero i tempi necessari per la campagna referendaria, per poter informare opportunamente i cittadini, e si faciliterebbe la partecipazione democratica, senza moltiplicare inutilmente gli appuntamenti degli italiani alle urne”.

Nei giorni scorsi, infatti, Greenpeace aveva lanciato una petizione per chiedere a Renzi e Alfano l’accorpamento del voto referendario al primo turno delle prossime amministrative. La petizione non era passata inosservata, tanto da raccogliere in breve tempo oltre 68 mila firme.

L’associazione però si è dovuta scontrare con la scelta del Governo. “Una decisione antidemocratica e scellerata – attacca Andrea Boraschi, responsabile della campagna Clima ed Energia di Greenpeace – una truffa pagata coi soldi degli italiani”. Chiara è “volontà” di Renzi “di scongiurare il quorum referendario, non importa se così si sprecano centinaia di milioni di soldi pubblici per privilegiare i petrolieri”, ha evidenziato Boraschi.

Comunque, un sondaggio commissionato dall’associazione ambientalista all’Istituto Ixè lo scorso dicembre evidenziava come solo il 18% degli italiani fosse favorevole alla strategia energetica del governo, mentre il 47% si dichiarava già sicuro di andare a votare per esprimersi sull’avanzata delle trivelle.

Greenpeace comunque non è decisa ad arrendersi, ma anzi “troverà risposte nuove, ovviamente democratiche e pacifiche”. L’associazione si rimetterà infatti nelle mani del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, cui spetta l’atto ultimo di indizione del referendum, sperando che “respinga la data proposta dal governo per consentire una votazione effettivamente democratica”.

Alessandro Moschini

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