Gli Atenei in Italia stanno creando un’università senza passato, con sommersi e salvati

Un’Italia che insegna e che studia, che ricerca e scrive libri cercando anche così di conservare al Paese un posto importante tra gli altri paesi del mondo, non solo è sempre più povera(causa le risorse sempre più esigue destinate all’istruzione che sono di gran lunga più basse degli altri paesi UE), non solo più divisa tra Nord e Sud, ma ha aperto in seno all’istruzione universitaria, una drammatica quanto insanabile frattura tra ambiti culturali.Da un lato quelli destinati a restare importanti e centrali, dall’altro destinati,se le cose dovessero permanere così a spegnersi rapidamente. In breve dall’insegnamento universitario, e quindi molto presto anche dall’intero universo di capacità conoscitive e distudio degli italiani, dovrà scomparire il passato. L’Italia non dovrà più interessarsi di alcun aspetto del mondo passato, dei suoi eventi, delle sue idee, di ciò che l’arte ha prodotto.E come se non bastasse dovrà farla finita anche con una buona parte di quei saperi astratti come la filosofia, la matematica, o con altre scienze esatte che non vengono utilizzate dall’apparato produttivo in modo sufficiente. Quanto sostenuto, proviene da dati che riguardano gli effetti che ha avuto sulle varie aree scientifiche il processo di riduzione del corpo docente accademico che si è verificato nell’ultimo decennio, in particolare nel periodo tra il 2008 e il 2015, tale riduzione è stata circa del 12%. L’effetto è dipeso da tre fattori in particolare: il taglio dei fondi a tutto il sistema universitario, le nuove assunzioni limitate ad una percentuale ridottissima rispetto al numero dei pensionamenti, il nuovo sistema di scorrimento delle carriere.Ma la riduzione non è stata uguale per tutti. Al contrario. Essa ha diviso in modo spietato i sommersi dai salvati, i settori disciplinari che hanno visto diminuire il numero dei loro effettivi solo di poco, o addirittura crescere e quelli che viceversa sono stati ridimensionati in maniera drastica, fino alla prospettiva di una cancellazione entro un tempo non troppo lungo. Le discipline storiche sono state quelle più colpite, seguite a ruota da quelle filosofiche. In neppure un decennio esse hanno visto diminuire i loro addetti del 27,8% e del 22%. Messi male appaiono il settore geografico, con una diminuzione del 20% e quello letterario-artistico del 19%. Ma anche tra le discipline umanistiche vi sono figli e figliastri. Difronte ad alcune discipline che perdono il 25% c’è ‘la pedagogia sperimentale’ che segna una crescita del 25%. Il raggruppamento disciplinare più baciato dalla fortuna è quello d’Ingegneria che registra un aumento di circa il 3% seguito da scienze sociologiche e giuridiche che non fanno registrare diminuzioni apprezzabili. Emerge in modo apodittico che la divisione tra sommersi e salvati non è tra settori umanistici e scientifici, ma sta nel potere che ogni raggruppamento disciplinare (cioè i suoi docenti) sono in grado di procacciarsi e di esprimere in relazione a tre parametri fondamentali:l’accesso a finanziamenti privati(che è quasi nullo per le scienze di base, matematica, fisica,biologia, mentre per le scienze applicate, ingegneria e materie assimilate), la contiguità con il potere politico-amministrativo ed infine la presenza negli organi di autogoverno dei singoli Atenei. Qui sta il punto forse più importante dal momento che tali organi(rettore, Consiglio di Amministrazione) sono quelli che gestiscono le risorse e la loro distribuzione tra i diversi raggruppamenti disciplinari, decidendo di fatto le nuove assunzioni da parte di ogni singola sede universitaria.Ebbene, in un numero crescente di Atenei, il gruppo di comando è nelle mani di un blocco formato dal nucleo ingegneristico e medico-giuridico. E’ questo il modo con cui l’Italia decide del suo futuro culturale e della direzione che prenderanno i suoi studi, decide che cosa sarà delle sue non indegne tradizioni in alcuni campi del sapere. Tutto ciò avviene nel silenzio della politica, con la complicità di ministri dell’Istruzione che sono ostaggi degli Atenei, da cui spesso, essi stessi, provengono.

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