Domenica 17 aprile si vota per il cosiddetto referendum ‘no-triv’, che sta per ‘no alle trivelle’. Il referendum non riguarda la possibilità di fare nuove trivellazioni marine, che al momento in Italia sono permesse quasi esclusivamente oltre le 12 miglia marine e sono regolate in maniera simile ad altri paesi europei. Il referendum riguarda invece un aspetto tecnico di una legge che se cambiata non avrà un impatto particolarmente significativo sulle politiche energetiche nazionali. I cittadini sono chiamati a decidere se le piattaforme che si trovano entro 12 miglia dalla costa possono o meno continuare a estrarre idrocarburi fino a che i giacimenti saranno attivi, o se dovranno chiudere quando scadranno le loro concessioni, ovvero, entro i prossimi vent’anni. Nelle ultime settimane il referendum ha assunto una rilevanza più ampia rispetto al quesito, assumendo un più generico messaggio politico ambientalista o di opposizione al governo, i sostenitori del no e del sì si sono spesso scontrati, anche sui social network, sugli aspetti tecnici e a volte piuttosto cavillosi posti dal quesito. La questione principale è se le ‘trivelle’ c’entrino davvero qualcosa con il quesito su cui gli italiani si esprimeranno il prossimo 17 aprile. Votare al referendum non rientra nell’esercizio di quel ‘dovere civico’ enunciato dalla Costituzione sulle consultazioni tra partiti, ma è un diritto di cui ogni cittadino decide o meno di avvalersi quando è chiamato ad esprimersi su un quesito proposto almeno da 500mila elettori o, come nel caso di specie, da almeno cinque consigli regionali. Il cittadino può scegliere di non votare e restare tale perché, sempre la Costituzione, stabilisce che un referendum è valido se vota la metà più uno degli aventi diritto. Ne consegue che se un cittadino ritiene sbagliato il quesito e devastanti le conseguenze politiche che ne deriverebbero, può liberamente scegliere di vanificarlo non opponendovi un ‘sì’ o un ‘no’, bensì puntando a far mancare il ‘quorum’. L’invito all’astensione è stato praticato da partiti, gruppi e associazioni.
Luigi Viscardi