‘La mia linea è chiara e dice che non abbiamo bisogno di politiche che portino alla chiusura delle frontiere, perché così si mette a rischio Schengen’, afferma Dimitris Avramopoulos, commissario Ue per gli Affari Interni, in un’intervista alla ‘Stampa’ in riferimento alla barriera austriaca al Brennero: ‘Iniziative unilaterali come questa finiscono per attentare alla libera circolazione’. Il commissario ha chiesto alla ministra Mikl-Leitner un testo che spieghi cosa stanno facendo e perché: ‘Lo aspettiamo da un attimo all’altro. Anche noi invieremo una lettera formale. Non è la giusta risposta ai problemi. Spero che la decisione non sia attuata e che il dialogo prevalga. Dobbiamo fare tutti il possibile perché Schengen torni alla normalità entro fine anno. I Ventotto devono mantenere gli impegni. Nel momento in cui lo faranno, quando ogni decisione presa verrà attuata non avremo problemi fra gli Stati’. Avramopoulos si dice poi molto deluso per i numeri sulla ricollocazione: ‘Lo scorso anno, potevano anche avere ragione nell’esprimere il dubbio che quelli che entravano fossero davvero identificati e registrati. Ora la verifica è totale’. Per il commissario al momento non ci sono prove che il flusso dei migranti si sposti dalla Grecia all’Italia, anche se gli arrivi dalla Libia aumentano e garantisce che l’Italia avrà il sostegno della Ue e continuerà ad averlo. Siamo pronti ad aumentare la presenza di Frontex sulle coste, se questo sarà necessario.Vienna, comunque, va avanti con la linea dura sui profughi, con due nuovi segnali a Roma e Budapest e annuncia la possibilità di chiudere completamente il Brennero e la costruzione di una nuova barriera, stavolta lungo il confine ungherese. Due, secondo l’Austria, i pericoli da scongiurare: ‘Un Tirolo trasformato in sala d’attesa, se il comportamento italiano non fosse abbastanza ‘rigoroso’ sulla gestione dei migranti in arrivo dal Mediterraneo; e gli effetti di una tendopoli per rifugiati a Koermend, in Ungheria’. Nelle stesse ore, a Berlino, si parla una lingua completamente diversa visto che il governo di Angela Merkel ha annunciato infatti il raggiungimento di un’intesa per la prima legge sull’integrazione del Paese. Un passo storico, così viene presentato dai socialdemocratici, nella Repubblica federale, che nel 2015 è stata investita dall’esodo di 1,1 milioni di richiedenti asilo. Nei confronti dei partner austriaci, però, la Germania tarda a prendere posizione. ‘Non si commentano misure di altri Stati’, ha liquidato ieri la questione il portavoce di Merkel, Steffen Seibert. Per il governo del cancelliere Faymann è stato il ministro della Difesa, Hans Peter Doskozil, ad affermare all’Apa: ‘Se l’Italia continuasse a far passare i profughi e non prendesse indietro i respinti, chiederemmo di poter controllare anche sul suo territorio’. La risposta italiana, affidata al ministro degli Esteri Gentiloni, è stata immediata: ‘La chiusura dei confini sarebbe un brutto segnale per l’Europa e vedremo di cosa si tratta. Se si trattasse di muri sarebbe grave, perché vorrebbe dire che si dimentica che i problemi vanno affrontati insieme e non certo, come ha ricordato il presidente della Repubblica, erigendo muri’.
Cocis