Sviluppo mentale insufficiente, problemi di crescita, ipotiroidismo, infertilità, aborto spontaneo, ipertensione gravidica, distacco placentare e parto pretermine sono alcune tra le conseguenze più gravi provocate da un’insufficiente assunzione di iodio. Alle quali si aggiunge anche il rischio di un ridotto quoziente intellettivo per i bambini nati da madri ipotiroidee. Secondo il ‘Global Iodine Nutrition Network’, diversi Paesi del mondo presentano un livello di assunzione di iodio insufficiente, con conseguenze molto serie tanto per le giovani donne quanto per i bambini. Lo iodio, infatti, è un micronutriente indispensabile per garantire il buon funzionamento della tiroide e assicurare la crescita e lo sviluppo del feto. Lo iodio è un elemento chimico che riveste un ruolo biologico fondamentale per gli esseri viventi, visto che è implicato nei principali processi metabolici che interessano la tiroide essendo presente nelle ghiandole tiroidee tiroxina e triiodotirinina. Il suo fabbisogno giornaliero è stato stimato intorno ai 150mcrg/die anche se difficilmente questo fabbisogno viene coperto attraverso la normale dieta. Ecco perché viene spesso consigliato, laddove ve ne sia una carenza conclamata, l’utilizzo di sale iodato che aiuta a mantenere buoni i livelli di questo elemento nell’organismo, evitando problemi di salute di cui il più grave è senz’altro il gozzo (ingrossamento del volume e del peso della ghiandola tiroidea spesso segnale di ipertiroidismo o ipotiroidismo). Per raggiungere 150 mcg di iodio al giorno è sufficiente bere una tazza di latte, utilizzare il sale fino iodato per condire gli alimenti e mangiare pesce marino 2-3 volte alla settimana, ma un’eccezione è rappresentata dalla donna in gravidanza e durante l’allattamento, quando il fabbisogno di iodio sale a circa 250 mcg al giorno. Senza l’uso del sale iodato per condire le pietanze, dunque, la dieta risulta spesso carente di questo elemento per motivi legati alla catena alimentare delle zone le cui acque contengono basse quantità di iodio. La funzione che svolge per il buon andamento della gestazione interessa, soprattutto, il primo trimestre e i mesi che precedono il concepimento. Ecco perché è importante che le donne che stanno programmando una gravidanza ne aumentino l’introito ricorrendo a dosi aggiuntive a quelle fornite normalmente dall’alimentazione quotidiana. Tra le conseguenze più gravi di un deficit di iodio, aborti spontanei e incremento delle morti pre-natali, anomalie congenite, alterazioni neurologiche, deficit mentali, problemi nello sviluppo dell’embrione prima e del feto poi. Sembrerebbe che i bambini la cui madre abbia assunto durante la gravidanza la giusta quantità di iodio mostrerebbero maggiori capacità di apprendimento e cognitive nei primi 10 anni di vita, risultando, quindi, più intelligenti dei coetanei la cui vita embrionale e fetale sia stata segnata da un basso apporto di iodio. Da qui l’iniziativa promossa da ‘Ibsa Farmaceutici’ di realizzare un opuscolo informativo pensato per le mamme in gravidanza e per le donne che stanno pensando a un progetto di maternità sulla ‘Importanza dello iodio in gravidanza e nei bambini’. È realizzato nelle sei lingue più parlate in Italia dalle comunità di migranti in maggior misura presenti sul nostro Paese: albanese, rumeno, inglese, francese, arabo e naturalmente in italiano; è ricolto principalmente alle giovani donne in età fertile e alle future mamme originarie di Paesi classificati come insufficienti dal punto di vista dell’assunzione di iodio che vivono in Italia.
Clementina Viscardi