Medici e industrie farmaceutiche

Dal prossimo luglio le aziende dovranno pubblicare sui propri siti web, anno per anno, tutti i propri rapporti, anche quelli economici,  con i medici e le loro organizzazioni. Possibilmente con nome e cognome,  codice sulla privacy permettendo.  Lo scopo dichiarato è quello di aggiungere trasparenza nei rapporti tra i medici e le imprese farmaceutiche.   Non saranno solo le imprese italiane associate a Farmindustria a farlo, ma tutte quelle che aderiscono all’Efpia, l’European Federation of Pharmaceutical Industries and Associations, attraverso le organizzazioni nazionali: in tutto, circa 1.900 aziende suddivise in 33 Paesi. Nulla e nessuno, però, impedisce che il Codice di trasparenza (Disclosure Code) Efpia possa essere adottato volontariamente anche da aziende e organizzazioni industriali che dell’Efpia non fanno parte. Per contro, l’applicazione del Codice è condizione imprescindibile per quelle che intendono rimanere nell’Efpia.  Le imprese dovranno quindi pubblicare i dati relativi a partecipazioni a convegni, spese per relatori, per consulenze e comitati consultivi. Ci saranno anche le sovvenzioni per ricerca e sviluppo che però vengono pubblicate in aggregato, perché già regolate da normative precedenti. Farmindustria ricorda che i rapporti con i professionisti della salute sono essenzialmente riconducibili a diverse fattispecie, come la ricerca e lo sviluppo di nuovi farmaci, attraverso studi clinici effettuati negli ospedali, nelle università e nelle strutture sanitarie pubbliche e private; incontri preparatori agli studi clinici (investigator meeting) importanti soprattutto per i prodotti innovativi; iniziative di informazione e aggiornamento come seminari e convegni; sostegno a congressi e corsi di aggiornamento organizzati da strutture pubbliche, università e società scientifiche; scambio di informazioni sull’efficacia delle terapie, sull’evoluzione delle malattie, sull’aderenza alle cure, sull’appropriatezza nell’uso dei farmaci; condivisione delle informazioni riguardanti la farmacovigilanza per garantire la massima sicurezza possibile nell’uso dei medicinali. In teoria dal prossimo luglio potremo andare sui siti web delle singole aziende e sapere quanti soldi hanno dato (nel 2015, stavolta; e poi di anno in anno) a quel medico o a quell’altro e per quali motivi; quali finanziamenti a una Società scientifica e perché. Bisognerà vedere in pratica cosa accadrà.  La normativa sulla privacy, infatti, impone alle imprese di acquisire preventivamente il consenso del professionista per poter rendere pubblici i rapporti  economici che con lui ha avuto. Se il consenso viene negato, le singole aziende dovranno pubblicare i dati sui propri siti in forma aggregata, cioè indicando il numero dei professionisti che non hanno dato il consenso e il totale dei contributi elargiti. In questo caso sarà pertanto impossibile distinguere un finanziamento dall’altro e a chi è stato dato. Farmindustria e Ordini dei medici professano ottimismo e il Tribunale per i diritti del malato saluta il Codice come un ulteriore passo in direzione di una maggiore trasparenza nei rapporti tra aziende e professionisti della salute.

Clementina Viscardi

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