Migrants arrive on the shores of the Greek island of Lesbos after crossing the Aegean Sea from Turkey on an inflatable dinghy, Tuesday, Sept. 22, 2015. More than 260,000 asylum-seekers have arrived in Greece so far this year, most reaching the country's eastern islands on flimsy rafts or boats from the nearby Turkish coast. (ANSA/AP Photo/Petros Giannakouris)

Oggi è la giornata mondiale dei rifugiati. Nel 2015 record storico

Il 20 giugno di ogni anno dal 2001 si celebra la Giornata mondiale del rifugiato, indetta dalle Nazioni Unite, per commemorare l’approvazione nel 1951 della Convenzione sui profughi da parte dell’Assemblea generale dell’Onu. In un mondo dove la violenza costringe centinaia di famiglie a fuggire ogni giorno, l’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati lancerà una petizione per inviare un messaggio chiaro ai governi che devono lavorare insieme e fare la loro parte per chi fugge da situazioni di crisi. La petizione #WithRefugees chiede ai governi di: ‘Garantire che ogni bambino rifugiato riceva un’istruzione. Garantire che ogni famiglia di rifugiati abbia un posto sicuro in cui vivere. Garantire che ogni rifugiato possa lavorare o imparare nuove competenze per dare un contributo positivo alla comunità’. Sono oltre 10.000 i migranti e rifugiati morti in mare dall’inizio del 2014, secondo il bilancio dell’Alto commissariato Onu per i rifugiati (Unhcr), ed  oltre 2.800 nei soli 5 primi mesi del 2016. Cifre agghiaccianti che fotografano solo in parte il fenomeno dai contorni ancora più drammatici se si pensa alle vittime in ombra, quelli che non ce la fanno a raggiungere le coste da dove partono i barconi in rotta verso il sogno europeo. Sono i nuovi desaparecidos, che muoiono prima, per raggiungere le sponde africane o del Medio Oriente: gli eritrei che passano in Sudan e in Libia, i cittadini del Mali, del Gambia, del Niger che vanno in Marocco e vengono respinti e allora vanno in Algeria. ‘Sono quelli di cui nessuno si occupa destinati ad un limbo senza nome: morti che superano di gran lunga il numero delle vittime accertate’, dice Enrico Calamai, portavoce del Comitato ‘Verità e Giustizia per i Nuovi Desaparecidos’.   Il numero di persone fuggite da guerre, persecuzioni e violenze nel mondo ha segnato un record storico di 65,3 milioni a fine 2015, il 9,7% in più rispetto al 2014, come  rivela l’ultimo rapporto dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr). A fine 2014, il totale era di 59,5 milioni. E’ la prima volta che la soglia di 60 milioni è stata superata. Circa la metà dei rifugiati di tutto il mondo sono bambini e la guerra in Siria,  afferma l’Unhcr, resta la principale causa mondiale di fuga. ‘Oltre 65 milioni di persone in tutto il mondo sono state costrette ad abbandonare le loro case, si tratta di un livello senza precedenti’, e’ l’allarme lanciato dal segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, in occasione della Giornata mondiale dei rifugiati. ‘Il vertice di alto livello in programma per il 19 settembre all’Onu offrirà un’occasione storica per concordare un patto globale e un impegno ad una azione collettiva’, ha sottolineato il leader del Palazzo di vetro, ricordando che alla fine del 2015 vi erano 21,3 milioni di rifugiati, 3,2 milioni di persone in cerca di asilo, e 40,8 milioni di sfollati all’interno del proprio paese. ‘Questa Giornata e’ il momento per fare il punto dell’impatto devastante di guerre e persecuzioni, ma anche per rendere omaggio alle comunità e agli Stati che ricevono e ospitano i profughi”, ha aggiunto. Lo scorso anno oltre un milione di rifugiati e migranti sono arrivati in Europa attraverso il Mediterraneo, di cui migliaia sono morti. L’aumento della xenofobia e delle restrizioni in materia di accesso all’asilo sono diventati sempre più visibili in alcune regioni, dove lo spirito di condivisione delle responsabilità è stato sostituito dall’intolleranza’, ha concluso Ban, sottolineando pero’ che in molti paesi ci sono state straordinarie manifestazioni di solidarietà. Forte l’appello del Papa: ‘I rifugiati sono persone come tutti, ma alle quali la guerra ha tolto casa, lavoro, parenti, amici. Le loro storie e i loro volti ci chiamano a rinnovare l’impegno per costruire la pace nella giustizia. Per questo vogliamo stare con loro: incontrarli, accoglierli, ascoltarli, per diventare insieme artigiani di pace secondo la volontà di Dio. Noi stiamo dalla parte di chi è costretto a fuggire’.

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