Riciclaggio tra eco compattatori e lattine

Raccolta incentivante, o per meglio dire, quando la raccolta differenziata premia con buoni sconto e bonus sulla spesa e fa risparmiare. Ormai anche in Italia, come da anni avviene già in alcuni Paesi esteri, si stanno diffondendo in modo capillare compattatori e cassonetti intelligenti dove portare lattine e bottiglie di plastica. Di eco compattatori a Roma ne sono stati dislocati già diversi negli ultimi anni, per servire l’utenza ed educarla al riciclaggio, a dispetto della crisi sistemica del settore rifiuti nella Capitale. Ad esempio,  quello  inaugurato nel quartiere Colle Monfortani, presso il supermercato ‘Risparmio Più’,   gioca un ruolo fondamentale per migliorare la percentuale di raccolta differenziata,  e   chiunque porterà bottiglie di plastica all’eco compattatore  riceverà 5 centesimi per ogni pezzo da spendere presso il supermercato. Si tratta indubbiamente di un’iniziativa che può favorire il corretto riciclo incentivando la popolazione a non buttare la plastica ovunque, ottenendo in cambio un aiuto per fare la spesa.  L’eco-compattatore ha tra aperture, una per ogni tipologia di plastica, quindi plastica verde, plastica azzurra e plastica neutro. Una volta inserita la bottiglia, l’eco-compattatore emette uno scontrino pari a cinque centesimi che può essere speso all’interno del supermercato. Accanto al compattatore vi è anche una sorta di cassetto utilizzabile per depositare i tappi, giacché le bottiglie vanno inserite nell’eco-compattatore sprovviste di esse.

Gli eco compattatori rappresentano una soluzione ottimale per sviluppare nei cittadini una maggiore coscienza ecologica, incentivandoli a comportamenti virtuosi,  con una soluzione pratica ed efficiente di green economy in un momento molto delicato per la città,  che si trova in  una situazione  molto precaria sul fronte dei rifiuti.  L’eco compattatore è un’azione molto concreta e allo stesso tempo un segnale simbolico importante di attenzione alle periferie perché  stimola la volontà dei romani di affrancarsi, anche con piccoli gesti quotidiani di grande utilità come smaltire bottiglie di plastica correttamente, da un’immagine mediatica fortemente negativa per la città negli ultimi tempi, da registrare  anche sul fronte ecologico. Significativo anche il posizionamento di un eco-compattatore per raccogliere separatamente le bottiglie di plastica e di alluminio, posizionato presso l’Istituto Alessandro Magno, unitamente al progetto formativo che lo accompagna, permetterà ai bambini coinvolti di acquisire una maggiore conoscenza delle buone pratiche del riciclo dei rifiuti e dell’importanza che riveste la raccolta differenziata.

 

 

I rifiuti fruttano reddito,  e chi gestisce i consorzi per il recupero degli imballaggi ne è perfettamente a conoscenza, ed  è il momento che lo scoprano anche i cittadini.  Parliamo di nuovo modo di fare raccolta rifiuti, teso ad attivare una filiera che coinvolge varie realtà, con il fine di portare il materiale plastico a nuova vita,  preservando  l’ambiente. E’ possibile posizionare sul territorio comunale uno,  o piu’ eco-compattatori,  ai fini di creare una rete di micro raccolta di materiali pregiati (plastica, pet-hdpe, alluminio, etc) con l’ausilio di riciclatori.

 

 

La carenza di risorse causata dalla guerra mondiale, e altri eventi che hanno cambiato il mondo in cui viviamo, hanno fortemente incoraggiato il riciclaggio. Le bottiglie per bevande vengono per la prima volta riciclate con un deposito rimborsabile da alcuni produttori di bevande in Gran Bretagna e in Irlanda,  intorno al 1800.  In particolare la famosa marca Schweppes,  unitamente ad un sistema di riciclaggio ufficiale con depositi rimborsabili per bottiglie e lattine che venne fondata in Svezia nel 1884. Il passo successivo del grande investimento nel riciclo si è verificato nel 1970, a causa dell’aumento dei costi energetici. Il riciclo dell’alluminio usa solo il 5% dell’energia richiesta per la produzione da minerale vergine. Possono essere riciclate materie prime, semilavorati, o materie di scarto derivanti da processi di lavorazione, da comunità di ogni genere, o da altri enti che producono materie di scarto che andrebbero altrimenti sprecate o gettate come rifiuti, spesso grazie ad un precedente processo di raccolta differenziata. È un concetto chiave nel moderno trattamento degli scarti ed un componente essenziale nella più corretta e avanzata gestione dei rifiuti, oltre che una fonte concreta di business potenziale per gli investitori nel settore.  Il riciclaggio apre anche un nuovo mercato in cui nuove piccole e medie imprese recuperano i materiali riciclabili per rivenderli come materia prima o semilavorati alle imprese produttrici di beni, un mercato che si traduce spesso in nuova occupazione. Il riciclaggio come terza scelta, con  priorità a riduzione e riuso,    definito reimpiego o più comunemente noto come ‘vuoto a rendere’, in cui, una volta terminato l’utilizzo di un oggetto esso non va ad aumentare la mole dei rifiuti, ma, dopo un semplice processo di pulizia viene utilizzato nuovamente senza che i materiali di cui è composto subiscano trasformazioni. Uno dei Paesi che applicano significativamente le tecniche della riduzione e del riuso è la Danimarca, in cui, grazie ad una legislazione favorevole, ben il 98% delle bottiglie in commercio è riutilizzabile, ed il 98% di esse torna indietro ai consumatori senza essere riciclato. La Germania invece raggiunge un tasso di riciclaggio di oltre il 50%.

Essendo molto usata per gli imballaggi, la plastica è uno dei principali componenti dei rifiuti solidi; inoltre, non è biodegradabile, infatti il suolo impiega più di millecento anni per smaltirla. Alcune tipologie di plastica, quando bruciate, sono tossiche è dunque fondamentale riciclarla quanto più possibile. Molti tipi di plastica possono essere facilmente riciclati, mentre per altri tipi la procedura è più complessa. Le numerosissime materie plastiche presenti sul mercato non possono essere mescolate fra di loro, esistono tuttavia impianti che permettono di separare automaticamente le varie tipologie di plastiche in tempi rapidi, la maggior parte di essi opera in più stadi separando le diverse tipologie di materie plastiche per densità. Si opera con liquidi di differente densità che discriminano tra i diversi tipi di plastiche attraverso il galleggiamento o l’affondamento. Il principio è quello della spinta di Archimede che dipende anche dalla densità del liquido in cui è immerso il materiale. Il riciclaggio della plastica è un settore specifico del riciclaggio dei rifiuti, e consiste in un insieme di operazioni che vengono svolte sui rifiuti composti da plastica per ottenere nuovo materiale da reimmettere nei processi produttivi. La raccolta differenziata delle materie plastiche riguarda in particolare gli imballaggi, che costituiscono una percentuale rilevante della plastica contenuta nei rifiuti urbani (oltre il 50%). All’inizio, tale raccolta riguardava solo le bottiglie e i flaconi. Attualmente, si sta allargando la possibilità di riciclaggio anche di imballaggi in plastica utilizzati per gli alimenti, come sacchetti, scatole, vaschette e pellicole per imballaggi. Gli stessi sacchi in polietilene utilizzati per la raccolta differenziata vengono a loro volta riciclati. La plastica non avviata al recupero può essere destinata all’incenerimento, sfruttando la possibilità di recupero energetico.

A livello nazionale, esistono opportuni Consorzi di filiera, nati con il Decreto Ronchi, che si occupano del recupero di differenti frazioni merceologiche. Per le materie plastiche, tale entità è il Co.Re.Pla (Consorzio Nazionale per la Raccolta, il Riciclaggio e i Recupero dei Rifiuti di Imballaggi in Plastica). Sul territorio nazionale sono operativi 35 Centri di Selezione di rifiuti di imballaggi in plastica. Il servizio di raccolta differenziata dei rifiuti di imballaggi in plastica è stato avviato in oltre 6.500 Comuni e la popolazione coinvolta sfiora il 90%. Passiamo poi, ad esempio, al riciclo creativo delle lattine, con le quali  si possono ottenere borse fashion, cornici, portachiavi e un gran numero di accessori. Una lattina, in teoria, può essere riciclata all’infinito. Negli Usa, dove il riciclaggio delle lattine è una realtà ormai consolidata da diversi anni, una lattina ritorna sullo scaffale del supermarket entro 60 giorni dalla sua raccolta. Insomma, nel giro di pochi mesi una lattina viene consumata, gettata via, raccolta, riciclata e riutilizzata dall’industria alimentare per la grande distribuzione. Si possono guadagnare soldi con la raccolta delle lattine ma il guadagno non è legato alla lattina in sé, piuttosto alla componente metallica. Si può guadagnare con i rifiuti intascando il valore economico di quel metallo in disuso che per l’alluminio ammonta a circa 50 centesimi di euro al chilogrammo, una valutazione niente male se si considera che un chilogrammo di carta da riciclare ha un valore economico di circa 0,05 euro. Se 0.50 euro vi sembrano pochi, pensate che industrialmente, una pressa per lattine, può creare blocchi di alluminio di 200 tonnellate dove ogni tonnellata è stimata per 500 euro, così facendo, l’azienda può arrivare a guadagnare 100.000 euro da un componente che la società considera rifiuto.  Su piccola scala esistono presse per lattine che forniscono pacchi di alluminio da 1500 chilogrammi fornendo un guadagno di 750 euro.

Insomma, se io fossi il gestore di un bar, non esiterei ad avviare un’attenta raccolta delle lattine per arrotondare i guadagni e azzerare così la spesa della tassa dei rifiuti che per le attività commerciali è davvero esorbitante. Volendo dare un valore economico a ogni lattina sporca e da gettare via, si può dire che la stima è intorno a un centesimo (valore riferito a seguito di una grossa approssimazione, quindi da valutarsi solo orientativo). Il riciclaggio delle lattine porta un guadagno ambientale ancora più grosso: con l’energia necessaria alla produzione di una singola lattina da materia vergine, si riescono a produrre ben 20 lattine riciclate.  La lattina è un contenitore a tenuta ermetica tipicamente non richiudibile che può essere costituito di diversi materiali metallici come alluminio o lamiera di ferro stagnata. La lamiera di ferro stagnata, detta anche latta, è stato il primo materiale utilizzato e da ciò deriva il nome italiano. In Italia, nonostante la produzione di alimenti conservati in scatole di latta avesse avuto inizio già nel 1856 ad opera di Francesco Cirio a Torino, la produzione locale di scatole di latta fu avviata solo nel 1890 da Luigi Origoni a Milano.

 

Inizialmente la lattina era principalmente utilizzata per la conservazione di prodotti alimentari; l’elevato costo di produzione rendeva il cibo così trattato un lusso ma anche una preziosa risorsa logistica per usi militari in quanto mitigava il problema di sempre di ogni esercito, cioè il rifornimento di vettovaglie. Alla metà del XIX secolo inizio una lenta ma radicale trasformazione delle modalità di distribuzione e commercializzazione delle merci alimentari e non, sostituendo la millenaria cessione di prodotto sfuso con l’offerta di prodotti preconfezionati. Le lattine furono quindi utilizzate per una gamma sempre più ampia di prodotti, anche non alimentari. Nel 1957 vennero introdotte le prime lattine in alluminio, che ebbero subito grande successo in quanto questo materiale è più malleabile, offre la stessa resistenza alla corrosione della latta ma è più leggero ed economico. Di pari passo i progressi metallurgici hanno di fatto soppiantato l’impiego della latta a favore dell’alluminio.

Moreno Manzi

 

 

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