Referendum costituzionale e sondaggisti

La polemica sul testo da votare al referendum finisce in tribunale. Ma sono gli stessi professionisti dei sondaggi, cui la politica volentieri si rivolge, ad ammettere che posta in quel modo rischia di alterare l’esito della consultazione.  Antonio Noto, presidente di Ipr Marketing e docente di tecniche del questionario all’università di Palermo, non ha dubbi: ‘Con quella formulazione perché mai uno dovrebbe dire di No?  Leggendola acriticamente è invece chiaro perché uno dovrebbe votare Sì’. Se uno studente o un collaboratore le presentasse un quesito posto così? ‘Non c’è dubbio, glielo farei rifare’. La guerra di nervi intorno al referendum passa dal quesito sul quesito. La questione è divampata dopo che M5s,  e Sinistra Italiana,  l’hanno rimessa al tribunale amministrativo (Tar) che entro il 17 ottobre, salvo sorprese, potrà esprimersi sul punto. Si discetta da giorni sulla cornice giuridica, che fonda il ricorso sull’interpretazione autentica della legge (art. 16 dl 352/1970) laddove indica per la revisione della Carta che il quesito ricalchi esattamente gli articoli modificati. Quella dicitura sulla scheda, sostengono gli esperti d’opinione, può sortire un effetto sui tanti indecisi e in una percentuale che oscilla tra il 5 e il 20%. ‘Che può fare effettivamente la differenza’, sostiene Nicola Piepoli, perché uno o due milioni di voti possono decidere l’esito del referendum.  Noto e Piepoli sono due ‘esperti’ che si nutrono di pane e sondaggi.  ‘IPR Marketing’,  fondata nel 1993 da Antonio Noto,   è un istituto indipendente specializzato in ricerche e analisi di mercato, studi sull’opinione pubblica, ricerche sociali e istituzionali.  L’istituto offre ‘modelli integrati’ di consulenza basati sulla sinergia tra ricerca statistica ed elaborazione di strategie di azione e comunicazione. IPR Marketing può vantare ‘anni di esperienza nello studio e nell’analisi dei comportamenti elettorali e intenzioni di voto’,  e un’ampia esperienza nel campo della comunicazione politica ed elettorale. L’ Istituto Piepoli è un’azienda  leader in Italia nella progettazione e realizzazione di indagini di marketing,  e nella consulenza basata su ricerche di mercato ad hoc, nasce nel 2003 ed è rappresentata visivamente da Nicola Piepoli. I sondaggi sono nati, negli Stati Uniti prima e subito dopo in Europa,  con lo sviluppo del mercato di massa,  tanto dal punto di vista politico che da quello economico. Da quando, cioè, i consumatori sono diventati un soggetto interessante, con un ruolo prioritario nel mercato diventava quindi importante conoscere i loro orientamenti, i loro interessi e il loro ‘funzionamento’. Il primo a sentire l’esigenza dei sondaggi è stato il mondo politico. Con il diffondersi del suffragio universale è aumentata l’esigenza di scoprire come influenzare l’opinione pubblica, ed i sondaggi furono la risposta e lo strumento necessario. Ma è solo con gli anni Trenta, negli Stati Uniti, che venne condotto il primo sondaggio realizzato con  da Gorge Horace Gallup (1901-1984), che fondò nel 1935 l’American Institute of Public Opinion. La validità del suo metodo, basato su criteri statistici, venne finalmente riconosciuto quando predisse nel 1936 la vittoria del presidente americano Franklin D. Roosevelt contro il suo avversario Alfred M. Landon, che veniva dato in netto vantaggio dal vasto, ‘ma non scientifico’, sondaggio del Literary Digest. Successivamente, ma sempre nello stesso periodo, tutte le società che volevano intervenire sul marketing iniziarono a commissionare sondaggi, o meglio, i nuovi sondaggi, quelli che analizzavano campioni assolutamente non casuali. I sondaggi, dunque, sono nati su stimolo della politica.   In Italia di sondaggi politici si è iniziato a sentir parlare in tempi relativamente recenti perché la politica cercava nel sondaggio l’elemento utile per vincere le elezioni e governare. Semplicemente per fare un esempio ricordo che,   tanto Benedetto Croce,  che Antonio Gramsci,  avevano espresso un giudizio assolutamente negativo nei confronti dei sondaggi, ritenendo che la statistica non potesse applicarsi agli studi dei problemi sociali. Il vero campione nella ricerca e nell’utilizzo politico  dei sondaggi è stato senza ombra di dubbio Silvio Berlusconi che arrivò alla politica dopo aver lavorato diversi anni nel mondo della pubblicità. Conosceva molto bene l’importanza dei sondaggi per ‘colpire’ il mercato e aveva potuto, soprattutto, apprezzarne l’efficacia. Decise quindi di utilizzare questi strumenti anche per gli elettori. La politica tradizionale, in quello stesso momento, continuava sostanzialmente ad avere un atteggiamento ostile, nonostante i primi segnali di apertura, ma il successo di Berlusconi alle elezioni del 1994 cambiò decisamente le cose. I sondaggi politici sono un elemento diffuso nell’esperienza quotidiana delle persone con  la stampa,  e  la televisione,  che  ne riportano i risultati e in alcuni casi li promuovono. Idem, ed anche di più, si può per quanto riguarda i social ed il loro utilizzo. I sondaggi si esprimono attraverso un’analisi dei dati che descriverà un gruppo di individui che deve essere rappresentativo di un determinato contesto. Nulla, quindi, viene lasciato al caso. Cosa che invece avviene, per esempio, nei sondaggi in diretta. I risultati, comunque, in entrambi i casi,  non sono scientificamente attendibili,  e questo vale sia per la formulazione delle domande, sia per le  risposte date.  Questo per dire che la maggior parte degli elettori non si farà influenzare da come è posta la domanda,  e da eventuali messaggi subliminali. Sì, di messaggi subliminali, perché i sondaggisti hanno anche puntato su questo. Naturalmente appare chiaro che chi scrive non crede nei sondaggi e nei sondaggisti. Sondaggisti che hanno scomodato i messaggi subliminali per sparare a zero sulla domanda posta per il referendum, e che a loro dire dovrebbe spostare la loro risposta verso il ‘Sì’. Ecco cosa sono i messaggi sublimali,  visti con la lampada scialitica, non da un sondaggista ma da un giornalista.   Messaggio subliminale,  dal latino sub, sotto, e limen, soglia, in riferimento al confine del pensiero conscio,  ed è un termine mutuato ‘dal linguaggio della pubblicità’ che in psicologia si riferisce ad un’informazione che il cervello di una persona assimilerebbe a livello inconscio. Si cominciò a parlare pubblicamente dei messaggi subliminali nel 1957 quando Vance Packard pubblicò il libro ‘I persuasori occulti’. Poco dopo James Vicary rese pubblici i risultati di un suo studio in cui  affermava che gli avventori di un cinema,  in cui venivano inseriti brevi messaggi subliminali di tipo pubblicitario nei fotogrammi del film, come ‘bevi Coca-Cola’ e ‘mangia popcorn’, aumentavano effettivamente i consumi dei prodotti in questione. Ovvero, bastava mostrare varie volte la Coca-Cola ed i Pop Corn per fare aumentare le vendite. Una fandonia! Nel 1962 Vicary, infatti,  confessò la sua truffa: addirittura l’esperimento del cinema non era mai avvenuto. Vicary ammise più volte che si era inventato tutto di sana pianta per salvare la sua attività di consulente pubblicitario che stava andando a rotoli. A cinquant’anni dall’esperimento oggi la storia di Vicary ha assunto un tono fortemente simbolico.  Sebbene per un certo periodo le agenzie pubblicitarie abbiano mostrato interesse per questo possibile metodo di condizionamento, oggi quasi nessuno si affida a tali metodi per condizionare gli acquisti dei potenziali clienti, anche se rimangono diffuse numerose teorie  sul fenomeno. La chiusura di questo articolo è giornalisticamente avveduta perché  vuole evidenziare la poco avvedutezza dei sondaggisti. Sondaggisti che non si limitano a porre domande, ma si spingono ad analizzare le stesse domande. In effetti, credetemi, non dico niente di nuovo e Noto e Piepoli  ne sono sicuramente a conoscenza…

Roberto Cristiano

 

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