Un’Europa in difesa

Incapace di difendersi dalle minacce che l’assediano.

Le elezioni italiane e quelle concomitanti austriache, anche se con i dovuti distinguo, saranno,forse, gli episodi conclusivi dell’ennesimo anno nero vissuto dall’ Europa. Tragicamente colpita dal terrorismo jihadista, eternamente divisa sul problema del fenomeno migratorio, sorpresa ed offesa dalla Brexit, attraversata da orde vandaliche e populiste che cercano di minarne il suo mal riuscito tentativo di far sorgere ‘Gli Stati Uniti d’Europa’, intimorita dall’elezione di Trump e dai suoi propositi isolazionisti e dall’asse di ferro che vorrebbe realizzare con Putin, è apparsa incapace di difendersi dalle minacce che l’assediano. Non deve assolutamente accadere la stessa cosa, una volta aperte le urne italiane e austriache. Le due votazioni sono diverse tra loro. In Italia si vota pro o contro una riforma della Costituzione, in Austria per eleggere il nuovo presidente della Repubblica, con il rischio che in questo Paese possa farcela Hofer, candidato di estrema destra ed a capo di un movimento composto di nostalgici del Nazismo. Certamente il peso che ha l’Italia all’interno dell’UE è diverso. Un naufragio dell’Italia trascinerebbe l’intera costruzione europea verso il baratro. Quindi L’UE guarda all’Italia con ansia e preoccupazione, l’auspicio è che il nostro Paese possa garantire stabilità per il dopo. Le istituzioni e le forze politiche avranno la responsabilità di evitare incertezze politiche ed economiche, che non possiamo permetterci se vogliamo continuare a ricevere i benefici, malgrado tutte le strumentalizzazioni e le menzogne al riguardo. Avranno anche la responsabilità di sanare le spaccature all’interno dell’intero sistema politico,che potrebbero ostacolare la ripresa del dialogo nel dopo referendum. D’altra parte, da domani, l’Europa dovrà assumersi le sue responsabilità.Dovrà prendere atto del risultato che verrà fuori dalle urne in Italia e in Austria senza gridare ai soliti ed inesistenti pericoli, senza il solito autolesionismo, e senza ritirarsi nella solita rocca blindata in attesa di essere espugnata dal nemico di turno. Ma se ciò non dovesse accadere, se dovesse continuare a sopravvivere senza agire, allora la condanna a morte sarebbe solo rinviata. Ovunque in Europa, anche in Italia e in Austria, sono emerse istanze popolari che non sono del tutto distruttive e che non possono non essere prese in considerazioni. Si ha, in ultima analisi, bisogno di un’Europa che non si distragga più, mentre al suo interno è in forse il consenso, e all’esterno rischia di sgretolarsi l’ordine del Dopoguerra e quello mai realizzatosi del dopo Muro di Berlino.Quindi l’Italia e l’Austria potrebbero essere uno sprone per l’Europa, l’ennesimo allarme che faccia capire che paura e temporeggiamenti non possono durare in eterno, altrimenti si rischierebbe seriamente d’imboccare una strada senza ritorno.

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