Assemblea Pd, Renzi rilancia il Mattarellum

Prima riunione dell’assemblea del Pd dopo l’esito del voto referenadario, le dimissioni di Renzi e la nascita del governo Gentiloni. Matteo Renzi torna sul palco e, dopo essere stato accolto da una standing ovation, pur ammettendo la sconfitta, rivendica quanto fatto dal governo. Renzi rimanda lo scontro congressuale e sulla legge elettorale rilancia il Mattarellum. Dure le critiche al Movimento cinque stelle: ‘Ho avuto voglia di mollare e non sarei umano se non lo dicessi. Ma il patto tra noi è che nessuno qui ha il diritto di abbandonare il proprio posto di guardia come sentinella e riprendere il Paese. Non abbiamo perso, abbiamo straperso il referendum costituzionale. E chi fa giri pindarici per dire che abbiamo preso un sacco di voti dice la verità, ma non dice che il 41% è una sconfitta netta. Sognavo di prendere 13 milioni di voti, ne abbiamo presi 13 e mezzo ma la straordinaria partecipazione ha portato a non far bastare quei 13 milioni e mezzo di voti’. Eravamo a un passo dalla Terza Repubblica e invece rischiamo di tornare alla Prima, senza la qualità della classe dirigente della Prima Repubblica. L’errore principale non è nemmeno la personalizzazione. Se il 59% è un voto politico, il 41 non è il voto dei giovani costituzionalisti. Il mio errore è stato non aver capito che il valore del referendum era nella politicizzazione, non nella la personalizzazione. Ma allora il 41% è il partito piu’ forte che c’è in Italia e l’unica speranza. Il congresso sarebbe stata la scelta migliore per ripartire all’interno del Pd, dal giorno dopo ho pensato al congresso. Ma la prima regola del nuovo corso deve essere ascoltare di più, io per primo. Ho accettato i suggerimenti di chi ha chiesto di non fare del congresso il luogo dello scontro del partito sulla pelle del Paese e non piegare alle esigenze che sentivo le regole, non piegarle a nostro vantaggio. Faremo il congresso nei tempi, non come resa dei conti. La segreteria del partito è stata una mia mancanza. Da mercoledì prossimo tornerò a convocarla. C’è più bisogno di ‘noi’,  che di  ‘io’ e di una gestione che coinvolga la nostra comunità.  Alle altre forze politiche chiediamo di non fare melina sulla legge elettorale. Abbiamo messo la fiducia sull’Italicum per chiuderla, perché sono venti anni che non si chiude. Vogliamo l’ultima occasione di maggioritario o scivoliamo verso il proporzionale? Vi propongo di andare a guardare le carte sull’unica proposta che ha la possibilità in tempo breve, che ha visto vincere centrosinistra e centrodestra, ha visto vincere l’Ulivo di Prodi e porta il nome di Mattarella. Andiamo a vedere, il Pd c’è. Stiamo andando al voto, non sappiamo quando e non è importante nemmeno sapere la questione. In questo momento chi ha paura di votare sono gli altri. Perché per loro va benissimo agitare la bandierina del 59% ma se li metti in una competizione elettorale come partito non possono più lamentarsi, devono iniziare a dire cosa pensano. Dicono che si deve andare a votare ma ne hanno una paura matta. Certi atteggiamenti sono stati sopra le righe: non si può dire che con me si rischia la deriva autoritaria, quando da un lato ci sono partiti azienda che selezionano i dirigenti sugli interessi del leader e dall’altra aziende che fanno firmare contratti agli amministratori. Pensare che persone del mio partito festeggiavano le mie dimissioni ha ferito il senso di comunità del Pd. Qui a Roma voglio dire che la politica non è l’indicazione delle cose che non vanno, l’urlo di chi dice ‘No’ e non propone un’alternativa. Se si fa così politica, il Paese non va da nessuna parte, si blocca il Paese. Se per bloccare la corruzione si bloccano le Olimpiadi, si blocca la propria città. E forse per bloccare la corruzione bisognerebbe scegliere meglio i collaboratori. Agli amici di M5s potremmo proporre questo patto: smettete di dire bufale sul Web e noi non diremo la verità su di voi, e cioè che siete una azienda privata che firma contratti con gli amministratori. Lo diremo alle prossime elezioni’. Il Pd non accetterà la ‘melina’ degli altri partiti sulla legge elettorale, se si vuole correggere il meccanismo di voto si torni al Mattarellum, con una legge ‘di un articolo’,  ma se non fosse possibile un’intesa si voterà con il Consultellum. Dobbiamo mettere un elemento di chiarezza,  ha spiegato Renzi,  vogliamo un sistema maggioritario, o tornare al proporzionale: ‘Io dico: andiamo a vedere: il Pd c’è! Senza ricorrere il ragionamento sul proporzionale e giocando la partita a carte scoperte. Bisogna che gli altri ci dicano cosa hanno in testa. E’ una proposta fatta di un articolo, non c’è bisogno di inventarsi altro. Lo chiedo formalmente, a Fi, ai nostri alleati centristi, alla Lega Nord, alla sinistra che si sta anche riorganizzando e vedo con molto interesse ciò che Giuliano Pisapia sta cercando di costruire, e lo chiedo al M5s. Fermo restando che se ci sarà melina, si andrà a votare con il Consultellum, e io vorrò candidarmi al Senato…’. Intanto la proposta del Mattarellum incassa l’ok della minoranza del partito. Il presidente del Pd Matteo Orfini ha detto che ci sono più di 60 iscritti a parlare. Panico in sala. Orfini ha rivendicato con orgoglio il modo in cui il Pd affronta ‘i problemi’. Alla fine la relazione di Renzi è stata messa ai voti e approvata con 481 voti favorevoli, 2 voti contrari e 10 astenuti. Il congresso sarebbe stata la scelta migliore per ripartire all’interno del Pd, ma Renzi ha avvertito che il congresso sarà fatto nei tempi stabiliti, non come resa dei conti. ‘Sulla legge elettorale mi sembra di giocare al gioco dell’oca… Roberto Speranza hai la faccia come il culo, avete la faccia come il culo’, a parlare non è un peone dem ma Roberto Giachetti, vicepresidente della Camera ed ex candidato sindaco a Roma. Appena pronuncia queste parole Matteo Renzi, lì vicino, si mette le mani nei capelli, una parte della platea applaude, alcuni delegati lasciano la sala. È il caos, una immagina perfetta di come il Partito democratico, oggi, sia spaccato tra fazioni e correnti. ‘Quando potevamo votare il ritorno al Mattarellum Speranza era capogruppo’, continua ancora Giachetti, prima che il presidente Matteo Orfini lo richiami all’ordine. Chiedo scusa,  ha aggiunto allora Giachetti,  segnalo che quella parola è ormai sdoganata, diciamo che avete la faccia di bronzo. In realtà la minoranza interna del Pd pensa al prossimo congresso del partito e vuole arrivare a quell’appuntamento con un candidato anti-Renzi che sia all’altezza, ed  è in atto un forte pressing su Michele Emiliano, governatore della Puglia, perché si candidi alla Segreteria. Il suo nome non è una novità nel partito, tanto che questo è proprio uno dei motivi che spinge i renziani a convincere il presidente del Consiglio a rimanere in lizza: ‘Contro Emiliano un Franceschini perde, lo stesso con Orlando, solo con Renzi si vince’. La minoranza interna, del resto, sa che il ‘No’ dei due ex leader D’Alema e Bersani, non è piaciuta e questo Pd, oggi comunque molto renziano, non vuole certo che con Speranza & Co finisca con una pacca sulla spalla. E il congresso, che doveva essere anticipato dopo la batosta del referendum, ora va ‘frenato’. Non è la priorità del momento, ci sono ben altri problemi e scadenze,  afferma Davide Zoggia: ‘La priorità sono le elezioni anticipate, le chiedono i vincitori del referendum, le chiedono le opposizioni e le vogliamo anche noi’.

Roberto Cristiano

 

Circa Roberto Cristiano

Riprova

Atreju 2024: intervento integrale di Giorgia Meloni

Atreju 2024 ha fatto registrare numeri da record. – commenta il responsabile organizzazione, Giovanni Donzelli …

WP2Social Auto Publish Powered By : XYZScripts.com