Un'immagine di Chiara Poggi, la studentessa uccisa il 13 agosto 2007 nella sua abitazione a Garlasco (Pavia). ANSA/EMMEVI

Indagato ragazzo del dna su Chiara

La procura di Pavia ha accolto l’esposto della mamma di Alberto Stasi e, nell’aprire una nuova inchiesta sulla morte di Chiara Poggi, ha indagato un amico del fratello della vittima le cui tracce di dna, secondo un perizia della difesa, sarebbero state trovate sotto le unghie di Chiara.

Per il delitto di Chiara, uccisa il 13 agosto del 2007 a Garlasco, Alberto Stasi sta scontando una condanna definitiva a 16 anni. Secondo quanto scrive il ‘Corriere della Sera’, non ci sarebbe soltanto la ‘prova’ del dna, un elemento che la polizia giudiziaria, incaricata di approfondire gli accertamenti della società di investigazioni, dovrà ripetere, a carico del nuovo indagato. Il giovane era già stato interrogato dai carabinieri. Due volte. Una prima pochi giorni dopo il delitto e l’altra l’anno successivo. Secondo fonti investigative, a un ‘riesame’ l’alibi allora fornito,  pur considerato ‘solido’,  presenterebbe anomalie e incongruenze.

Si tratta di un amico e coetaneo di Marco, oggi 28 anni, fratello minore della vittima. L’iscrizione di questo nome nel registro degli indagati della procura di Pavia per omicidio volontario avviene dopo le ultime iniziative della difesa di Alberto Stasi e l’inchiesta per l’omicidio di Chiara Poggi a Garlasco torna, vagamente, alle sue origini. Dalla procura generale di Milano il sostituto pg Laura Barbaini ha trasmesso l’ultimo dossier, per competenza, agli uffici giudiziari di Pavia.

A Pavia il procuratore aggiunto Mario Venditti ha aperto un fascicolo e provveduto all’iscrizione nel registro della persona indicata dai difensori di Stasi. Già quando la mossa del legali di Stasi era diventata pubblica si era parlato di un giovane appena sulla trentina, che apparteneva alla cerchia delle conoscenze dei Poggi. Buona famiglia, mai nessun problema con la giustizia, una occupazione stabile. Si trovava a Garlasco la mattina del 13 agosto 2007, quando Chiara Poggi venne trucidata nella sua villetta, in via Pascoli.

I difensori di Stasi sarebbero arrivati alla sua posizione esaminandola insieme con quelle di altre persone, emerse in un secondo tempo, quando si era avuta la ragionevole certezza che Chiara fosse stata uccisa fra le 9.12 del 13 agosto 2007, il momento in cui disattivò l’antifurto perimetrale della villetta e le 10.  Nei due verbali di testimonianza rese dall’amico di Marco Poggi ai carabinieri i legali di Stasi avrebbero ravvisato alcune contraddizioni e si sono rivolti a un’agenzia di investigazioni private. I reperti salivari del giovane, isolati su un cucchiaino e una bottiglietta d’acqua, sono stati consegnati, in forma del tutto anonima, a un genetista perché ne ricavasse il Dna. Una volta ottenuto, è stato confrontato con il codice genetico che nel settembre del 2014 il professor Francesco De Stefano, dell’università di Genova, aveva estratto da due margini ungueali della vittima. È risultata una perfetta compatibilità fra il profilo genetico del cromosoma aploide Y, individuato dal professore genovese, e quello del 28enne di Garlasco. Da precisare che il cromosoma Y identifica non il singolo individuo ma tutti i soggetti maschili di un nucleo familiare. In più le indagini della difesa hanno verificato che il giovane calza scarpe numero 42, lo stesso della mezza impronta di una suola insanguinata rimasta impressa sul tappetino del bagno di casa Poggi.

Gia in vista dell’appello bis a Milano, che vide i giudici della prima sezione penale ribadire la condanna di Stasi a 16 anni, i difensori avevano presentato una corposa memoria di quasi 400 pagine. Uno dei capitoli finali aveva un titolo significativo: ‘La responsabilità di terzi’.

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