Le autorita’ turche hanno identificato l’uomo che ha compiuto la strage nel nightclub Reina di Istanbul lo scorso primo gennaio. Lo ha detto oggi il ministro degli Esteri turco, Mevlut Cavusoglu, aggiungendo che le indagini sull’attacco proseguono. Cavusoglu non ha fornito ulteriori dettagli, dopo che ieri il cittadino kirghizo Iakhe Mashrapov, indicato da alcuni media non ufficiali turchi come il presunto attentatore, ha smentito il suo coinvolgimento nella strage. In un’intervista all’agenzia di stampa kirghiza “Aki”, Mashrapov, la cui foto del passaporto era stata pubblicata ieri su alcuni siti turchi, ha detto di non sapere come la foto del suo documento fosse finita sul web. Mashrapov ha detto di essersi recato in Turchia lo scorso primo gennaio e di essere rientrato in patria il 3 gennaio. Dopo che la foto del suo passaporto e’ apparsa su Twitter, pubblicata da alcuni utenti turchi, il Comitato per la sicurezza nazionale del Kirghizistan ha convocato Mashrapov per interrogarlo al suo arrivo nel distretto di Kara-Suu, nella regione di Osh.
Mashrapov ha negato qualsiasi coinvolgimento nella strage, precisando che il 31 dicembre si trovava in Kirghizistan. “Sono partito da Bishkek (capitale del Kirghizistan) il primo gennaio per recarmi a Istanbul. Ho svolto la mia attivita’ legata al commercio nella citta’ turca – ha detto Mashrapov – e successivamente mi sono reimbarcato a Istanbul. Dopo essere salito a bordo dell’aereo la polizia turca mi ha fermato per interrogarmi”. Mashrapov ha spiegato che la polizia lo ha interrogato perche’ “assomigliava” al presunto attentatore di cui e’ stata diffusa una foto nella giornata di ieri. “Si sono scusati con me e mi hanno lasciato andare”, ha aggiunto Mashrapov, sottolineando di essersi recato piu’ volte a Istanbul negli ultimi cinque anni, ma solo per motivi lavorativi legati alla sua attivita’ commerciale.
Ieri mattina il sito web “Bosphorus Observer” aveva pubblicato una foto del passaporto di Mashrapov, sostenendo che si trattasse dell’uomo apparso nelle immagini diffuse dalla polizia turca. L’emittente turca “Haberturk” invece aveva riferito che la moglie del sospettato e’ stata arrestata a Konya, nella regione turca dell’Anatolia centrale. Secondo le ultime informazioni diffuse da “Hurriyet”, che non fa il nome dell’attentatore, il giovane, turcofono, sarebbe arrivato a Istanbul dalla Siria nel mese di novembre insieme alla moglie e due figli e avrebbe affittato un appartamento a Konya. I vicini della famiglia a Konya hanno informato la polizia dopo aver visto la foto del presunto autore della strage pubblicata dalle forze di polizia. In base alle prime informazioni, la moglie del giovane ha detto di non avere idea delle sue simpatie per lo Stato islamico che ha rivendicato l’atto terroristico in un comunicato diffuso sul web. La donna sarebbe stata portata da Konya a Istanbul per essere interrogata.
La strage avvenuta nella discoteca Reina di Istanbul nella notte di capodanno e’ solo l’ultimo di una serie di attacchi attribuiti o rivendicati dallo Stato islamico in Turchia a partire dal luglio del 2015, quando un attentatore suicida si e’ fatto esplodere in mezzo ad un gruppo di giovani attivisti filocurdi a Suruc, vicino al confine con la Siria. Secondo quanto riferisce il quotidiano “Yeni Safak”, la rivendicazione dello Stato islamico e’ avvenuta lunedi’ 2 gennaio attraverso un comunicato firmato direttamente dal gruppo jihadista. “In continuita’ con le operazioni che lo Stato islamico sta conducendo contro un servitore della croce, la Turchia, un soldato eroico del califfato ha colpito uno dei piu’ famosi nightclub dove i cristiani celebrano la loro festivita’ apostata”, si legge nella nota pubblicata in lingua turca e araba. Secondo i media turchi, l’autore della strage potrebbe anche esser legato alla stessa cellula che a giugno ha colpito l’aeroporto Ataturk di Istanbul, provocando 45 vittime.
Dalle prime indagini e’ emerso che l’attentatore sarebbe un giovane di circa 25 anni e sono state fatte diverse ipotesi sulle sue origini: alcuni ritengono che possa essere di nazionalita’ uzbeka o kirghiza, altri invece che provenga dalla regione cinese dello Xinjiang dove risiede una folta comunita’ turcofona di religione islamica, gli uiguri. Come ha spiegato ad “Agenzia Nova” Valeria Giannotta, docente di relazioni internazionali presso l’Universita’ Turk Hava Kurumu di Ankara, l’attentato al Reina e quello all’aeroporto di Ataturk “sono simili sia per la matrice che per la modalita’”. In entrambi infatti gli aggressori hanno attaccato direttamente le vittime utilizzando dei fucili Kalashnikov.
La polizia turca sta ancora dando la caccia all’aggressore, comparso in ben due video filmati dalle telecamere di sorveglianza all’interno della discoteca ed ora chiaramente identificabile attraverso la foto pubblicata dalle forze dell’ordine. L’autore dell’attacco al club Reina, secondo la polizia, sarebbe arrivato nel quartiere in cui ha sede il locale notturno, Ortakoy, a bordo di un taxi proveniente dal quartiere di Zeytinburnu. L’uomo sarebbe sceso dal taxi poco prima di raggiungere la discoteca, a causa dell’intenso traffico e avrebbe camminato a piedi per quattro minuti. Un primo video dell’attacco e’ stato registrato all’una e venti del primo gennaio e riprende l’attentatore mentre spara davanti al club, colpendo una persona. Successivamente l’attentatore spara contro le guardie disarmate, uccidendone una. Un secondo video e’ stato registrato all’una e 23 all’interno del locale, poco dopo l’attacco. Esperti consultati dal quotidiano “Hurriyet” riferiscono che l’uomo nel video e’ vestito con una maglietta verde, un paio di pantaloni scuri e stivali neri e durante l’attacco avrebbe cambiato sei caricatori ed esploso oltre 180 colpi.
Tra le vittime dell’attentato vi sono diversi stranieri, tra cui due cittadini tunisini, sette sauditi, due indiani, un canadese, un siriano, quattro iracheni, due marocchini, un israeliano, tre libanesi, un russo e un belga. L’agenzia nazionale di intelligence turca nel frattempo ha reso noto di aver ricevuto gia’ il 19 dicembre scorso informazioni su possibili attacchi pianificati dallo Stato islamico (Is) per la notte di capodanno e di aver condotto operazioni contro presunti militanti jihadisti nei giorni tra il 28 e il 31 dicembre. Secondo queste informazioni, l’Is aveva individuato come possibili bersagli proprio night club o altri luoghi affollati nelle citta’ di Ankara e Istanbul, nonche’ nelle province di Adana, Antalya e Mersin. Tra il 28 e il 31 sono stati arrestati in queste zone almeno 63 presunti militanti dell’Is, tra cui molti di nazionalita’ straniera.