Il corpo di un uomo senza vita è stato individuato nel pomeriggio tra le macerie dell’hotel Rigopiano di Farindola, travolto mercoledì da una valanga. Sale così a 6 il triste bilancio delle vittime. Nove gli estratti vivi, mentre i dispersi segnalati sarebbero 23. Le ricerche dei superstiti continuano senza sosta malgrado le condizioni meteo non volgano al meglio e la pioggia, caduta copiosa sulla zona di Penne. I soccorritori, con l’abbassamento delle temperature, si devono ora guardare anche dal rischio slavine mentre gli esperti studiano la potenza della valanga: ‘Aveva raggiunto una massa di circa 120.000 tonnellate e una velocità tra i 50 e i circa 100 Km/ora’. ‘È un’emergenza straordinaria’, commenta il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, che invita a non ricercare ‘capri espiatori’ e caldeggia più poteri per protezione civile e per il commissario alla ricostruzione.   Delle 10 persone vive individuate sotto neve e macerie, 9 sono stati salvati. Non si conoscono, al momento, le condizioni della decima persona, né se questa sia effettivamente sopravvissuta. Fabrizio Curcio, capo della Protezione Civile, ha ribadito: ‘Ci sono ancora speranze’. Le vittime identificate sono cinque. Il piccolo Edoardo Di Carlo, salvato e ricoverato in ospedale, dopo aver perso la mamma Nadia Acconciamessa  è rimasto anche senza il papà Sebastiano Di Carlo, dato per disperso fino alla tarda serata, poi riconosciuto. Le storie dei superstiti sono drammatiche. ‘Siamo sopravvissuti mangiando il ghiaccio’, hanno raccontato altri superstiti.   Nel frattempo, emerge una mail inviata dall’hotel alle autorità il 18 gennaio scorso, ovvero il giorno del terremoto e della slavina, in cui si segnalava la situazione preoccupante e si chiedeva di predisporre un intervento. In serata la precisazione del presidente della Provincia: ‘Nessuno l’ha sottovalutata’.  Il presidente della Provincia Antonio Di Marco ha visto materialmente la mail dell’hotel Rigopiano delle 14.00, nelle quali si chiedeva l’intervento ‘pesante’ per liberare i clienti, il giorno dopo, 19 gennaio.  Il primo ministro Paolo Gentiloni ha parlato in tv: ‘Un’emergenza seria con la concatenazione micidiale tra una nevicata che non si vedeva da 45 anni e tre scosse di magnitudo molto alta. Non diamo l’idea che questo livello di emergenza sia normale, è stato un livello straordinario’, afferma, ospite di ‘Che tempo che fa’. Per il premier, bisogna comunque dare poteri straordinari a chi si occupa di emergenza e ricostruzione, ovvero alla Protezione Civile e al commissario per la ricostruzione. Si arricchisce di particolari la ricostruzione delle ore che hanno preceduto la slavina. Alle ore 7,00 di mercoledì 18 gennaio la Provincia di Pescara era stata informata del fatto che per raggiungere l’hotel Rigopiano era necessaria una turbina. Gli spazzaneve erano al lavoro dalle 3,00 e si erano dovuti fermare ad un bivio che porta all’hotel. A quel punto scatta la ricerca della turbina. All’una ne viene rintracciata nell’aquilano verso Rieti, ma sarebbero occorse ore per portarla nel pescarese. Il 18 gennaio scorso, dopo il succedersi di scosse sismiche e di intense nevicate, l’amministratore unico dell’hotel Rigopiano, Bruno Di Tommaso, ha mandato una mail al Prefetto di Pescara, al presidente della Provincia, alla polizia provinciale e al sindaco di Farindola, segnalando che la situazione stava diventando preoccupante e chiedeva di predisporre un intervento.  ‘I clienti sono terrorizzati dalle scosse sismiche e hanno deciso di restare all’aperto’, scriveva il direttore, non potendo ripartire a causa delle strade bloccate. Una coppia abruzzese che è riuscita a tornare sulla via di casa prima della tragedia ha raccontato che un uomo di colore, Faye Dame, senegalese, alto circa un metro e ottanta, di circa 30 anni, era all’hotel il 17 gennaio, ovvero il giorno prima che una valanga travolgesse la struttura. Il timore è che possa essere rimasto anche lui tra le macerie. Il numero dei dispersi così sale a 24 persone. Sono state effettuate  le prime due autopsie sulle vittime della tragedia. Le autopsie si sono svolte nell’istituto di medicina legale di Chieti. I corpi sono stati sottoposti anche a Tac, perché oltre ad alcuni segni evidenti esterni, ci sono da rintracciare anche possibili cause traumatiche interne. L’ipotesi più accreditata è quella di una serie di concause che avrebbero determinato la morte delle vittime. L’Università di Firenze ha inviato un radar all’avanguardia dal punto di vista tecnologico che servirà a dare un allarme là dove ci fosse un movimento pericoloso della neve.

 

Si continua a scavare senza sosta su ciò che resta dell’hotel Rigopiano ma piove e il rischio slavine sale. Purtroppo, sul fronte dei sopravvissuti, non si registrano novità al momento e gli estratti dall’edificio sommerso dalla slavina restano 9 mentre i decessi risultano sempre 5 e i dispersi ancora da cercare dovrebbero essere 23.  Sono state riconosciute altre due vittime: Sebastiano Di Carlo, 49 anni e Barbara Nobilio, di 51 anni, anch’essa di Loreto Apritino.

Due i fronti dell’enorme valanga che ha sprigionato una forza pari a quattromila tir a pieno carico che piombano tutti insieme su un edificio,   sui quali si sta lavorando: da un lato i vigili del fuoco avanzano dentro l’albergo sul percorso che ha permesso di trovare nove superstiti, con la difficoltà di aprire varchi attraverso muri molto spessi e cercare di raggiungere le altre stanze dell’hotel; intanto si lavora sul muro di neve all’esterno per aprire altri varchi sul lato opposto della struttura, nel tentativo di raggiungere e ispezionare più rapidamente i locali travolti dalla valanga. Siamo lavorando,   ha spiegato Paolo Molinari, del Dipartimento della Protezione Civile,  per realizzare delle trincee e consentire così di intervenire anche dai lati della valanga. Per garantire la sicurezza dei soccorritori, inoltre, sono stati piazzati strumenti per monitorare l’eventuale attivazione di nuove valanghe sul versante sovrastante l’hotel. Si tratta di un radar di origine svizzera collegato a due sirene: una simulazione al computer ha calcolato dislivello, pendenza e tipo di neve elaborando un modello secondo il quale il sistema darebbe un preavviso di 50-55 secondi prima della valanga.