Il fegato rallenta il processo di invecchiamento se trapiantato in una persona più giovane del donatore sulla base di nuovi marcatori molecolari. Lo affermano i ricercatori dell’Università di Bologna e dell’Istituto Nazionale Tumori Regina Elena di Roma. Il fegato ha delle enormi proprietà di rigenerazione, che consentono di eseguire interventi chirurgici di asportazione fino al 70% dell’organo in presenza di alcune malattie o di particolari tumori. Contrariamente ad altri organi, il fegato può però essere utilizzato con successo per il trapianto, indipendentemente dall’età di chi lo dona.
Lo studio ha identificato nuovi marcatori di invecchiamento nel fegato umano, il loro ruolo tra donatore-ricevente nel caso di trapianto e soprattutto offre nuove prospettive all’utilizzo di organi provenienti da donatori anziani. “Lo studio – evidenzia Gian Luca Grazi, direttore della Chirurgia EpatoBilioPancreatica dell’Istituto Tumori Regina Elena – rappresenta un importante passo in avanti nell’acquisizione di marcatori molecolari capaci di descrivere i processi di invecchiamento del fegato. Ma apre anche le porte ad ulteriori filoni di ricerca nella valutazione dell’invecchiamento dell’organo, con e senza patologia, e le relative modificazioni dell’espressione dei geni che possono contribuire al rischio dello sviluppo di tumori”. Nel campo del trapianto giustifica, per la prima volta su basi biologiche, l’utilizzo degli organi che vengono donati da persone in età avanzata a scopo di trapianto. Lo studio è stato condotto nell’ambito di un Progetto di Ricerca di Interesse Nazionale (PRIN) vinto dai ricercatori.