Raul Castro tra Trump e disgelo

Il presidente cubano, Raul Castro, ha messo in chiaro di non volersi piegarsi ai diktat del presidente americano per proseguire il disgelo avviato da Obama: ‘Continueremo a negoziare ma senza che questo implichi concessioni legate alla nostra sovranità e indipendenza’. Il muro e la stretta sugli immigrati stanno mobilitando la protesta nel Paese. Da un lato sono scesi in campo i vescovi Usa criticando una politica che aumenterà le sofferenze e lo sfruttamento. Dall’altro è tornato in strada il popolo anti Trump, con una inedita alleanza tra musulmani e latinos: ieri con una veglia di alcune centinaia di persone vicino alla Casa Bianca e con una marcia a Manhattan di migliaia di manifestanti, oggi con oltre 3000 attivisti a Filadelfia all’arrivo del tycoon per il ‘ritiro’ dei repubblicani, omaggiato dalla premier britannica Teresa May. Spopolano intanto sul web gli hashtag #NoBanNoWall e #RefugeesWelcome. In rivolta anche le cosiddette ‘città santuario’, quelle che proteggono gli illegali e alle quali Trump ha deciso di tagliare i finanziamenti federali. Sono circa 300, tra cui Chicago, San Francisco, Newark (New Jersey), New Haven (Connecticut). New York, che potrebbe vedersi togliere 7 miliardi di dollari, guida la protesta con il sindaco Bill de Blasio: ‘Questo è il sogno americano davanti ai vostri occhi. Non permetteremo che ce lo tolgano’, ha detto ai manifestanti, promettendo di difendere tutti, a prescindere da dove vengono e dai loro documenti di identità. Ad aumentare le preoccupazioni, e non solo dei difensori dei diritti umani, sono le indiscrezioni sulla possibile riapertura delle carceri segrete della Cia all’estero per interrogare i terroristi e l’ambiguità di Trump sul waterboarding, l’annegamento simulato in fase di interrogatorio ritenuto una tortura e abolito da Barack Obama nel 2009: ‘Assolutamente, penso che funzioni’, ha ribadito il tycoon, scaricando però la decisione finale sul capo della Cia Mike Pompeo e sul segretario alla Difesa James Mattis. Il suo partito, Ryan in testa, lo ha già sconfessato, bocciando inoltre alla Camera la sua richiesta di un’indagine su brogli elettorali ritenuti inesistenti. E la May, uno dei principali alleati su cui il magnate può contare, ha già avvisato che Londra potrebbe interrompere la collaborazione con l’intelligence Usa se gli Usa dovessero adottare la tortura.

 

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