Trump e Berlusconi sono diversi tra loro e solo la nostra superficialità si ostina a non coglierne le differenze. Identica nel corso degli anni, quella incomprensione latente che impedisce alle élite, a chi si ritiene dalla parte giusta della storia e della società, a chi nutre repulsione verso quei nababbi dell’industria e della finanza che scendono in politica e governano i popoli, di capire cosa vogliono da loro gli elettori che li hanno votati e continueranno a votarli. Stanno là, le élite, ad attendere un’inchiesta giudiziaria, un passo falso, una gaffe, un comportamento smodato che possa minare il consenso da loro accumulato. E non riescono proprio a capire il rapporto che identifica questi leader populisti e gli elettori che di loro si entusiasmano. E per questo le élite frustrate e tronfie di acredine finiscono per insultare il popolo coniglio e a dare del populista a chi, in momenti di crisi economica, sa parlare alla pancia della gente, creando così consenso. Oggi il fenomeno Berlusconi è in declino. C’è chi ne ha decretato la fine troppo precocemente, anche se Forza Italia viaggia, in termini di consenso, a livelli molto più bassi di prima. Ma il fenomeno Berlusconi è esploso rapidamente, ha governato direttamente o indirettamente il Paese per un ventennio, senza che i suoi detrattori più accesi siano stati in grado di capirne il senso. Non hanno capito il senso dell’impatto che il messaggio sulle tasse da ridurre(Rimasto solo un messaggio) ha avuto su una fetta di elettorato che vede nel fisco opprimente, in un controllo asfissiante dello Stato, il nemico assoluto e nel berlusconismo, invece, la liberazione, la via del riscatto per chi non ha trovato posto adeguato alle sue aspirazioni in una società dominata da élite politiche sorde e cieche che hanno mortificato il valore dell’individuo, della libertà economica, hanno angariato il ceto medio, hanno mortificato la spontaneità sociale con il dirigismo statale. La domanda delle élite stupefatte era:”Come fa la gente a votare Berlusconi?” Ma non si sono mai posta la domanda del perché la gente vedesse nel Cavaliere il suo faro. Negli Usa trionfa un Trump statalista e protezionista con un programma elettorale ed un messaggio agli americani completamente opposto a quello del liberista Berlusconi. E con il nuovo inquilino della Casa Bianca il fenomeno dell’incomprensione e dello stupore dell’establishment politico e culturale non solo si ripete ma si acuisce.Quanto più Trump accelera l’attuazione del suo programma con annunci traumatici ed esplosivi, frenati dalle garanzie previste dalla Carta Costituzionale della più grande democrazia del mondo, tanto più nell’opinione antitrumpista, si fa urgente l’attesa di una caduta, di un incidente di percorso, di uno scandalo che fermi l’odiato Presidente. Ma odiato da chi, se non da quelle élite che non capiscono che la direzione presa da Trump è esattamente quella che il suo elettorato vuole, incurante delle continue ed indignate accuse che l’establishment gli rivolge. Se non si colma questo vuoto di incomprensione, lo stupore e lo sconcerto rimarranno per molto tempo ancora.
Tags (ANSA) - FIUMICINO (ROMA) Il consenso dei leader populisti e il popolo che si entusiasma di loro
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