Si intitola ‘Genus’, a indicare, come si legge nella presentazione, ‘l’atto generativo dell’arte, una creazione al quadrato che condensa i caratteri dell’esistenza, li individualizza attraverso un processo di espressione personale, altrettanto travagliato quanto quello della nascita’. E l’inaugurazione, non casualmente, è fissata per mercoledì 8 marzo, alle ore 18, al PalaCultura di Messina.
E’ la nuova mostra de ‘Le Scalinate dell’Arte’, il progetto pluriennale dedicato all’arte e agli artisti messinesi contemporanei che ha come capofila il Comune di Messina e l’associazione Team Project come partner privato ed è finanziato nell’ambito del Po Fesr Sicilia 2007-2013.
Per un totale di 45 opere, tra pittura e scultura, ceramica e opere ‘multiple’, ad esporre sono otto artiste, unite da una volontà spontanea, una comunione implicita ed episodica che trova però un comune orizzonte in alcuni tratti condivisi: corpo, materia, identità: Mariella Bellantone, Mamy Costa, Concetta De Pasquale, Marcella Gemelli, Mimma Oteri, Rosa Rigano, Alexandra Stralucica e Sara Teresano, che saranno presenti al vernissage insieme con il curatore Mosè Previti e con Giovanni Lucentini, responsabile di progetto per Team Project.
Celebrazione della donna che si muove lungo l’itinerario della visione artistica, ‘Genus’ racconta un ‘movimento verso la produzione di senso e di confini’, un percorso che mette insieme l’allusione alla fisicità propria dell’esistenza delle opere ‘tridimensionali’ di Mimma Oteri e la sensibilità plastica delle sculture di Mamy Costa che dialogano con la monumentalità anatomica dell’arte classica, le esili e scomposte sculture di Marcella Gemelli, che vibrano dell’energia mentale, frastagliata e dubbiosa, della contemporaneità, e la soffice tensione lirica delle tele di Rosa Rigano, figure angelicate che appaiono come riflessi sull’acqua, le ‘orme esplicite’ delle grandi carte di Concetta De Pasquale, oceano e corpo, insieme, e l’Alchemia di Mariella Bellantone, tre trittici e un pendant ideati appositamente per l’esposizione, i grandi paesaggi di Alexandra Stralucica, veri e propri ‘corpi urbani’, e le veneri rubiconde di Sara Teresano, che si staccano da terra, monumentali eppure leggerissime, come madri archetipiche.