I lavoratori che chiederanno l’Ape volontario potranno anche continuare a lavorare e, dunque, a versare i contributi e a far lievitare la pensione. È l’ultima frontiera dello strumento lanciato dalla legge di Bilancio e che ora, con questa integrazione nei decreti attuativi, si sdoppia nella finalità: da un lato potrà servire per anticipare l’uscita dal lavoro ma, dall’altro, potrà essere usato anche come un vero e proprio prestito garantito di fatto dalla pensione futura.
In pratica, un’entrata aggiuntiva mensile che per tre anni e sette mesi al massimo si somma allo stipendio e che andrà restituita a rate dal momento del pensionamento. Nello stesso tempo, tutto è pronto anche per la gran corsa dell’Ape sociale e del canale agevolato per i precoci. Il primo giro per presentare le domande per questi trattamenti agevolati scatterà il primo maggio e si concluderà il 30 giugno. Il secondo si aprirà il primo luglio e si chiuderà il 30 novembre. E così i primi assegni potranno essere pagati tra ottobre e novembre, mentre gli altri, se resteranno risorse, tra gennaio e febbraio 2018. Il tutto con l’età del richiedente a far da criterio per le graduatorie.
I decreti attuativi, insomma, sono pronti ma varati i provvedimenti attuativi, si tratterà di attendere il via libera di Consiglio di Stato e Corte dei Conti, anche se i tecnici della Presidenza e del Lavoro confidano in un rapido semaforo verde.
Ma vediamo le ultime novità in cantiere alla luce delle bozze più aggiornate dei provvedimenti. La prima riguarda l’Ape volontario. In pratica, i lavoratori con almeno 63 anni potranno chiedere di anticipare l’uscita di 3 anni e 7 mesi al massimo: a garantire il reddito fino al pensionamento sarà l’Ape, pari a un massimo dell’85% della futura pensione. A finanziarlo, un prestito ventennale che graverà sul trattamento previdenziale con una rata pari al 4,6-4,7% per ogni anno di anticipo. La novità emersa ieri è che la stessa somma mensile potrà essere chiesta anche senza lasciare il lavoro: in sostanza, diventa un reddito aggiuntivo rispetto allo stipendio, frutto di un prestito con le stesse caratteristiche e condizioni dell’Ape.
Quanto all’Ape sociale (destinata a lavoratori svantaggiati come i disoccupati, coloro che assistono familiari disabili, invalidi al 74% o che appartengono a categorie con attività gravose) o al canale per i precoci (chi ha cominciato a lavorare prima dei 19 anni e ha raggiunto i 41 di attività), la novità è più che altro una conferma. In sostanza, essendo le risorse limitate (300 milioni per l’Ape gratuita e 360 per i precoci), si procederà da un lato attraverso il meccanismo delle finestre (quelle indicate) e dall’altro con verifiche e monitoraggio a tappe, con graduatorie basate sull’età anagrafica, fino a esaurimento fondi. In sostanza, si farà una prima classifica entro il 30 settembre, sulla base delle domande presentate tra maggio e giugno, seguendo il criterio dell’età del lavoratore. Al primo posto il più anziano, all’ultimo il più giovane. A quel punto si vedrà se rimangono risorse per la seconda tranche.