Parte martedì 4 aprile al Teatro Augusteo la rassegna dedicata alla danza contemporanea ‘Primaveradanza’, promossa dal Teatro Stabile di Napoli-Teatro Nazionale.
Si tratta dello spettacolo Rocco firmato da Emio Greco e Pieter C. Scholten, due dei maggiori e più acclamati coreografi della scena europea, che replicherà nel teatro di Piazzetta Augusteo mercoledì 5 aprile.
Rocco è una coreografia interpretata dai danzatori Denis Bruno, Quentin Dehaye, Pedro Garcia, Alejandro Alvarez Longines. La musica è di Pieter C. Scholten; le luci di Paul Beumer, Pieter C. Scholten; i costumi di Clifford Portier; la produzione del Ballet National de Marseille / ICK.
In Rocco i danzatori diventano pugili e i pugili diventano danzatori. In un ring gli avversari si sfidano sferrando colpi con un veloce gioco di gambe e tattiche virtuose. La tensione aumenta dopo diversi round di pesanti corpo a corpo fino al punto in cui l’altro si infuria e colpisce. I danzatori rappresentano la fratellanza in tutti i sensi: il buono e il cattivo, il diavolo e l’angelo, sono Caino e Abele, Romolo e Remo. Nel combattimento ravvicinato i rapporti si incrinano e i danzatori mettono alla prova i loro limiti fisici e psicologici, come in un “dark ride” coreografico.
Rocco è ispirato al film di Luchino Visconti “Rocco e i suoi fratelli”, nel palcoscenico si avverte la stessa tensione del film. Nella pellicola di Visconti si trattano i temi della fratellanza, della lotta per una vita migliore e della ricerca di identità da parte di coloro che hanno dovuto staccarsi dalle proprie origini per necessità. Inoltre, i coreografi Emio Greco e Pieter C. Scholten si sono ispirati alla somiglianza tra la danza e la boxe. La preparazione mentale e il virtuosismo del corpo del pugile e del danzatore hanno molto in comune: la padronanza estrema del corpo e di una disciplina ferrea sono indispensabili in entrambi i casi. Molto spesso, infatti, Mohamed Ali è stato paragonato ad un danzatore, per l’agilità, la grazia e la velocità mostrate sul ring. In Rocco si mette in evidenza questa relazione, creando tra le due discipline un forte legame sia gestuale sia drammaturgico.