Il governo italiano ha riconosciuto i suoi torti e quelli delle forze dell’ordine italiane nei confronti di alcune delle vittime dei fatti avvenuti, in occasione del G8 di Genova del 2001, nella caserma di Bolzaneto, e  si è impegnato a varare una legge per introdurre il reato di tortura,  che giace per ora in Parlamento,  provvedendo a formare le forze dell’ordine sul rispetto dei diritti umani.

Questi, insieme al versamento di un risarcimento da 45 mila euro ciascuno alle vittime, i punti qualificanti del patteggiamento che il governo ha raggiunto con sei dei 65 cittadini, italiani e stranieri, che hanno fatto ricorso alla Corte europea dei diritti umani.

Tra il 2009 e il 2014, l’Italia è stata accusata davanti ai giudici di Strasburgo di aver sottoposto ad atti di tortura e trattamenti inumani e degradanti le persone passate per Bolzaneto e di non aver condotto un’inchiesta penale efficace anche a causa della mancanza del reato di tortura.

A firmare l’accordo con le autorità italiane sono stati Mauro Alfarano, Alessandra Battista, Marco Bistacchia, Anna De Florio, Gabriella Cinzia Grippaudo e Manuela Tangari.

Tutti, all’epoca dei fatti, avevano tra i 18 e i 28 anni e il 21 luglio del 2001 vennero trasferiti a Bolzaneto dove subirono insulti e minacce sessuali, le celle in cui si trovavano furono spruzzate con gas orticante e furono costretti a denudarsi davanti ai poliziotti. Alcuni denunciarono percosse e uno raccontò di essere stato costretto ad inginocchiarsi e abbaiare.

Sedici anni dopo il governo ammette le sue responsabilità nel tentativo di limitare i danni. Ma non può riconoscere che è stata tortura perché in Italia questo reato ancora non esiste. Nella ‘risoluzione amichevole’ raggiunta con i sei ricorrenti si impegna quindi a colmare questa lacuna introducendo sanzioni penali per punire i maltrattamenti e gli atti di tortura. Inoltre, si legge nelle carte inviate a Strasburgo, predisporrà corsi di formazione specifici sul rispetto dei diritti umani per gli appartenenti alle forze dell’ordine,  e darà a ciascuna delle sei vittime di Bolzaneto 45 mila euro per danni morali e materiali e per le spese processuali.

Numerose le reazioni alla notizia data dalla Corte. Soddisfatti i pm che indagarono sui fatti di Bolzaneto, i quali chiedono ora di lavorare per fare una legge sul reato di tortura. Patrizio Gonnella, presidente dell’associazione ‘Antigone’ che si batte per i diritti nelle carceri, ha sottolineato l’importanza del fatto che lo Stato abbia riconosciuto, seppure 16 ani dopo, che ‘fu tortura’. Per il segretario nazionale di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni, presente in quei drammatici giorni del 2001 a Genova, nessun risarcimento potrà mai cancellare quello di cui lo Stato Italiano si rese responsabile in quei giorni.

‘Di fronte al giudicato penale è chiaramente il momento delle scuse’,  era il 6 luglio del 2012 quando l’allora capo della polizia, Antonio Manganelli pronunciò queste parole. Undici anni dopo il G8 e la vergogna di Bolzaneto, delle violenze, delle torture. Sedici anni dopo, infine, l’Italia riconosce ufficialmente quelle colpe e patteggia un risarcimento di 45 mila euro con sei dei sessantacinque cittadini che avevano portato il caso alla Corte Europea dei diritti umani. Una cifra irrilevante ma accompagnata dal riconoscimento italiano che su quelle persone a Bolzaneto ci si accanì con violenza.   Ma l’Italia ha garantito anche che organizzerà corsi per sensibilizzare i poliziotti al rispetto delle norme sui diritti umani.

Pressata dall’Europa, l’Italia ha leggermente risciacquato quella macchia. In uno Stato democratico i poliziotti devono poter contare sulla fiducia dei cittadini che venne, però, incrinata in quelle 48 ore di fine luglio, con racconti e scene più da paese sudamericano che da libera e civile nazione occidentale. Lo spiegò anche Manganelli quando affermò che dopo le sentenze la polizia doveva delle spiegazioni ‘ai cittadini che hanno subito danni ed anche a quelli che, avendo fiducia nell’istituzione-polizia, l’hanno vista in difficoltà per qualche comportamento errato ed esigono sempre maggiore professionalità ed efficienza’.