Si trasforma  in un viaggio ad altissimo rischio quello di papa Francesco in Egitto a fine aprile, diciassette anni dopo la visita di Giovanni Paolo II, ultimo pontefice a essersi recato al Cairo. Le notizie del doppio attentato di ieri sono arrivate mentre Bergoglio stava celebrando la messa della Domenica delle Palme in piazza San Pietro davanti a 50mila fedeli.

Ma gli attentati rivendicati dall’Isis non comportano alcuna variazione nel programma del pontefice che al Cairo trascorrerà due giorni densi di appuntamenti. Nelle tappe del viaggio il Papa sarà circondato dal primo livello di sicurezza costituito dalla Gendarmeria vaticana. Dopodiché il sistema di vigilanza e controllo nella città, come sempre avviene, sarà affidato alle forze dell’ordine locali e all’esercito egiziano.

Tutta la preparazione si è svolta in stretto contatto tra il Vaticano e il Cairo dove agenti d’Oltretevere hanno effettuato sopralluoghi fin nei giorni scorsi. Nei suoi spostamenti per la città, come avviene di solito nei Paesi non cattolici e dove non ci sono folle di fedeli per strada, il Papa non si muoverà con la papamobile aperta tranne che nel centro sportivo coperto dove incontrerà sabato 29 la comunità copto-cattolica. Vista la situazione nel Paese, usare un’automobile chiusa servirà ad aumentare le misure di sicurezza.

Uno dei momenti cruciali dei due giorni di Bergoglio in Egitto sarà la visita all’università di Al-Azhar, massimo centro teologico sunnita, con l’incontro con il grande imam Ahmad Al-Tayyib e la loro partecipazione congiunta alla conferenza internazionale di pace. Qui avranno accesso un migliaio di persone tutte note all’organizzazione e alle forze di prevenzione e rigorosamente controllate.

Questa nuova esplosione di violenza in Egitto contro le comunità di cristiani  a ridosso della sua visita non fa comunque recedere in alcun modo il papa che anzi è intenzionato a portare il suo messaggio di vicinanza alla chiesa copta colpita e il suo appello in favore del dialogo, della pace e della riconciliazione nei confronti delle istituzioni islamiche e di tutta la società egiziana.

Tre giorni fa, durante la conferenza stampa di presentazione del viaggio del Papa, il vescovo copto-cattolico di Luxor, Emanuele, assicurava che per i cristiani in Egitto la situazione è più sicura con il presidente Abdel Fattah al-Sisi rispetto a quella sotto il capo di stato islamista Mohamed Morsi.

Il presidente egiziano Abdel Fattah Al Sisi ha infatti dichiarato lo stato di emergenza dopo il duplice attentato di ieri rivendicato dallo Stato Islamico contro due chiese copte, costato la vita a 44 fedeli cristiani. In Egitto, come detto, fra tre settimane è prevista la visita di papa Francesco, il 28 e 29 aprile.

Con una dichiarazione solenne in televisione, il presidente ha decretato lo stato d’emergenza per tre mesi, per proteggere e preservare il Paese. La misura deve essere confermata dal Parlamento.