epa05862468 US President Donald J. Trump speaks at the National Republican Congressional Committee March Dinner at the National Building Museum in Washington, DC, USA, 21 March 2017. The long-awaited House vote to repeal Obamacare is expected on 23 March. EPA/JIM LO SCALZO

Escalation militare di Donald Trump

L’azione militare di Trump di questi giorni è del tutto coerente con il risultato delle elezioni di novembre negli Stati Uniti. Il presidente ha iniziato a realizzare il patto concluso con gli elettori e  l’azione militare ha l’obiettivo strategico di mettere in gioco l’immenso potere economico e militare americano per la sicurezza nazionale e degli alleati,  affermando così  il proprio primato.

Che ciò sia realmente nell’interesse americano è un discorso completamente diverso.

L’azione di Trump  manca di un disegno strategico, visto che  nessuno alla Casa Bianca mostra di sapere dove tanto attivismo militare voglia arrivare; è unilaterale perché le azioni militari avvengono fuori dal quadro legale fissato dalle Nazioni Unite e non sono coordinate con gli alleati in sedi multilaterali; può spaventare i ‘non-nemici’ come Cina e Russia,  generando loro reazioni e facendo saltare quel poco di ‘ordine internazionale’ attualmente in essere.

L’attacco sulla Siria è stato motivato con la grande emozione provata dal presidente Trump davanti ai corpicini dei bimbi straziati dagli ordigni chimici, questo senza cogliere gli effetti  collaterali di turno.

Qual è il disegno americano nel Pacifico? Washington ha abbandonato lo strumento di partenariato economico e commerciale trans-Pacifico (Tpp) creato da Obama, non ritenendolo in linea con ‘America First’. Ha successivamente offerto alla Cina il baratto tra accordo commerciale/monetario e mani libere verso la Corea del nord. Ma il Pacifico non è solo Cina e Usa, ma anche   Russia.

Il presidente cinese Xi Jinping ha  fatto una preoccupatissima telefonata al presidente americano per la prospettata azione contro la Corea del Nord.

Pechino ha una leadership  sostanzialmente moderata che deriva dall’antica arte confuciana del potere, che è anche saggezza e tempi lunghi,  oltre che forza brutale.

A Trump, Xi  ha detto che non condivide la scelta di spedire ‘l’armada’ sul  Pacifico occidentale. Non tanto perché Pechino non condivida la necessità di dare una lezione a Kim-ong-un avendo concordato che i test nucleari non sono concessi, perché diversamente conoscerà la ‘fermezza’ cinese.

Pechino, che studia bene il sistema internazionale, deve aver pensato che gli americani hanno, da parecchi decenni, l’abitudine di aprire le crisi e poi  consegnarle  in eredità agli  europei ( Balcani meridionali e Medio Oriente), agli asiatici, agli africani (vedi nord mediterraneo). Xi ha chiesto a Trump, di cercare la soluzione ‘pacifica’ al rebus Pyongyang, lavorando insieme alla ‘denuclearizzazione’ della penisola coreana.

Trump che  è debitore verso la Cina per i fantastilioni di dollari di titoli a loro venduti dal tesoro americano ha affermato: ‘Ho spiegato al presidente della Cina che un accordo commerciale con gli Usa sarà molto migliore per loro se risolvono il problema nord coreano’. In pratica, una inaudita sciocchezza.

Passando alla relazioni tra Russia e Stati Uniti al momento  sono apparentemente tese. Apparentemente perché, poi, dall’incontro durato due ore con il presidente Vladimir Putin e il ministro degli Esteri Sergei Lavrov a Mosca, Rex Tillerson,  pur mostrandosi preoccupato, ha adottato una linea di grande realismo che prelude a una archiviazione delle attuali scorie.

Tillerson ha  sottolineato che le due principali potenze nucleari non possono avere rapporti così tesi. Bisogna porre fine a questo deriva.  Il segretario di stato americano ha poi  invitato il governo russo a riflettere sul continuo sostegno al regime di Assad.

Nonostante alcuni punti di incontro, come si diceva,  fra le visioni russe e americane ci sono ancora alcune differenze. Mentre la Russia mette la mano sul fuoco e crede saldamente all’innocenza del regime siriano, gli Stati Uniti, sono convinti che debba essere liquidato al più presto.

La Casa Bianca garantisce di avere le prove del fatto che l’attacco con le armi chimiche sia stato compiuto da Assad e che Mosca ne era al corrente,  ma le prove non sarebbero ancora sufficienti. E’, in realtà,  estremamente diffuso il sospetto che il governo russo aiuti quello siriano a nascondere le armi chimiche.

I russi, al contrario, sostengono che forze oscure all’interno in Siria stanno organizzando attacchi chimici con l’obiettivo di far ricadere le responsabilità Assad: ‘Abbiamo informazioni confermate da numerose fonti a proposito di tali provocazioni. Stanno preparando attacchi anche in altre parti della Siria, tra cui la periferia sud di Damasco’ , dice  Vladimir Putin.

Tornando ad oggi, la super bomba sganciata ieri da un C130 americano sul distretto di Achin della provincia di Nangarhar ha causato la morte di 82 militanti Isis, come   reso noto oggi pomeriggio dal portavoce del governo provinciale, Ataullah Khogyani.

Cocis

 

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