Erdogan grazie alla vittoria nel  referendum costituzionale con il quale si è assicurato la presidenza  resterà sulla  poltrona di presidente arricchita dalla funzione di capo dell’esecutivo come si conviene in una Repubblica presidenziale. E ci resterà fino agli 80 anni.

Erdogan voleva vincerlo a tutti i costi il referendum. Lo ha dimostrato tenendo più di 40 comizi in due mesi, mettendo la faccia su centinaia di migliaia di manifesti che hanno tappezzato tutto il Paese, invadendo televisioni con spot a favore del ‘si’ a dir poco martellanti. E alla fine vittoria è stata, seppur sul filo, eppure mai in discussione sin dai primi momenti dello spoglio. Il fronte del presidente perde nella capitale e nella metropoli sul Bosforo, ed è la prima volta in assoluto, e se la sconfitta di Smirne non stupisce il sorpasso del ‘no’ ad Antalya, centro turistico del Paese è un dato su cui Erdogan avrà di che riflettere. Voleva il presidenzialismo e presidenzialismo sarà, ma Erdogan non sarà soddisfatto di una ‘vittoria mutilata’, che gli consegna nelle mani un Paese sempre più diviso.

Dopo il golpe ha avviato un giro di vite con il quale ha provato a far fuori un pezzo dell’opposizione; ha messo il bavaglio alla stampa; ha intimidito il mondo accademico; ha condizionato la magistratura; con la scusa del golpe ha reso difficilmente utilizzabili i luoghi pubblici ai suoi oppositori nel corso di questa campagna elettorale; ha gestito con i suoi uomini l’organizzazione della consultazione in un paese in cui le garanzie democratiche sono già state profondamente manomesse; ha fatto praticamente da solo campagna elettorale occupando i muri delle città con i suoi manifesti e quelle dei media con le sue manifestazioni. Aveva insomma creato le condizioni per un plebiscito. Ha vinto con il 51,2 per cento, spaccando il paese.

Le grandi città gli hanno voltato le spalle: da Istanbul ad Ankara a Smirne dove batte ancora forte nonostante la repressione di Erdogan il ‘cuore laico’,  i no hanno raggiunto il 70 per cento. Nonostante il tentativo di imbavagliare l’opposizione, il rifiuto della riforma costituzionale ha coagulato il 48,8 per cento con i partiti contrari a Erdogan che, probabilmente a ragione, denunciano brogli e parlano di una manipolazione che tocca il 3, 4 per cento dei consensi, di due milioni e mezzo di schede ‘poco chiare’.

Erdogan, dice  di aver vinto, ovvero,  di essere il padrone del paese,   abbandonando  la strada della liberal-democrazia e abbracciando, in pratica, qualcosa che lega   con la  tirannia. Manovrando il ‘rubinetto’ dei profughi siriani di fatto ‘ricatta’ l’Europa con una certa condivisione  dell’Unione e della Merkel che hanno accettato di sedersi al suo tavolo di  giocatore.