Esattamente un mese fa una sentenza del Tribunale Supremo di Giustizia (Tsj) venezuelano aveva esautorato completamente il Parlamento unicamerale in mano all’opposizione antichavista, assumendone tutte le funzioni e dando così pieni poteri al governo: una mossa che era stata ribattezzata Madurazo, l’autogolpe del presidente. Le proteste di piazza, però, avevano influito sulla decisione della corte suprema che pochi giorni dopo aveva annullato le sentenze con le quali aveva assunto i poteri costituzionali esautorando l’Assemblea Nazionale e abolendo l’immunità parlamentare dei deputati. Un clamoroso dietrofront arrivato dopo che lo stesso Maduro, presiedendo una riunione urgente del consiglio nazionale di Difesa, aveva esortato il tribunale supremo a ‘rivedere’ le sue sentenze, per mantenere la stabilità istituzionale e l’equilibrio fra i poteri attraverso i meccanismi esistenti nell’ordinamento legale venezuelano. E adesso, lo stesso presidente, prova a riscrivere la carta costituzionale da solo facendola passare  con un’assemblea ‘femminista, giovanile e indigena’.

Ieri Maduro aveva annunciato il terzo aumento del salario minimo nel corso dell’anno L’incremento del 60% è per tutti i lavoratori statali e per i pensionati.  La decisione è stata presa in mezzo ad una crisi economica devastante e all’ondata di proteste contro il ‘chavismo’ scattata, ormai quasi in forma ininterrotta, un mese fa. I morti delle ultime settimane sono 29, mentre ci sono centinaia di feriti e migliaia di persone fermate o arrestate. Nel discorso tv, Maduro si è poi riferito, come in altre occasioni, ‘al colpo di Stato permanente promosso dalla destra fascista’, oltre a rendere noto, senza dare precisazioni, al fatto che il governo sta preparando un nuovo scenario per porre fine a questo golpe perenne.