L'Aula della Camera durante il voto finale sulla riforma della legge elettorale, Roma, 4 maggio 2015. ANSA/ALESSANDRO DI MEO

Legge elettorale e prove di dialogo

I proclami di buone intenzioni ci sono tutti. E, a meno di sorprese, davvero domani si arriverà finalmente alla presentazione di un testo base. Eppure il dibattito sulla legge elettorale continua a basarsi più su dichiarazioni che su fatti concreti. Il M5s si dice disponibile ma si chiede se ci sia da fidarsi del Pd. Il Pd, a sua volta, si dichiara pronto a discutere con chi vuole fare sul serio. E Forza Italia afferma di essere disposta a parlare con tutte le forze politiche.

Nel frattempo, il presidente della commissione Affari costituzionali, Andrea Mazziotti, che è anche relatore del provvedimento, sta consultando in via informale i gruppi. Ieri è toccato a pentastellati e azzurri, oggi al Pd. La partita, tuttavia, sembra essere ancora giocata soprattutto sul piano tattico. E’ in atto un gioco del cerino, una corsa a dimostrare quanto si è ben intenzionati a modificare la legge elettorale, ovvero a non essere responsabili del fatto che da mesi sia in stand by.
Il Pd non sembra intenzionato a scoprire le sue carte e per il momento continua a giocare sul doppio tavolo: quello della trattativa con il M5s e quello con Forza Italia. Una ipotesi, quella della riscrittura delle regole con Berlusconi, che  è stata rilanciata dal ministro dei Beni culturali Dario Franceschini e che il Cavaliere, raccontano, avrebbe accolto con molto favore.

A confrontarsi sono due strategie diverse che, in sostanza, si riflettono in due modelli di legge elettorale differenti: da una parte il maggioritario su cui si potrebbe creare un asse con i pentastellati, dall’altro un impianto proporzionale sul quale si potrebbe invece dialogare con Fi. Al termine dell’incontro con il relatore, il grillino Danilo Toninelli spiega che si potrebbe partire da una sintesi tra il Legalicum e l’ultima proposta avanzata in ordine di tempo dal Pd, firmata da Fragomeli, che è un Legalicum corretto.

Visione opposta a quella esplicitata da Renato Brunetta: ‘La nostra proposta prevede base proporzionale, premio di maggioranza alle coalizioni, omogenizzazione delle soglie tra Camera e Senato, collegi di tipo provinciale’.  Altrettanto speculare lo scambio di sospetti. Vogliono resuscitare il Nazareno, sarà una porcata, chiosa Toninelli. ‘Un asse Pd-M5s? Non avrebbe la maggioranza in Senato’, obietta Brunetta.

Considerato che tutti quelli che ci hanno detto di no sul Mattarellum, non sono riusciti a mettersi d’accordo su una proposta alternativa, ora,  spiega il capogruppo azzurro, Ettore Rosato,  va trovato il modo di una fare una legge. Ci sono due opzioni in campo, vediamo quale è più credibile. Per approvare le leggi servono i numeri. Se c’è un proposta, un testo in grado di essere approvato a Camera e Senato in tempo rapido, noi,  aggiunge Lorenzo Guerini,  ci siamo. Se si vuole perdere tempo, questa non è idea del Pd.

Fonti dem, tuttavia, spiegano che a pesare è la diffidenza nei confronti delle aperture dei pentastellati ma anche il fatto che un’opzione proporzionale avrebbe probabilmente numeri più consistenti su cui poggiarsi. Il sospetto nelle opposizioni è tuttavia che lo slancio del Pd verso una modifica della legge elettorale sia fatta più che altro per mandare un segnale al Colle, per far vedere a Sergio Mattarella, che più volte ha ammonito sulla necessità di un sistema di voto omogeneo tra Camera e Senato, che non è colpa del Pd se le acque non si muovono. E che quindi, in futuro, potrebbero essere necessarie delle mere correzioni tecniche. Magari da fare attraverso un decreto.

D’altra parte, dopo frenetici contatti formali e informali con tutti i rappresentanti di maggioranza e opposizione, i fronti cominciano ad essere più chiari. E il Pd pare a un bivio: cercare l’accordo con FI, come chiede Franceschini, o guardare ai grillini. ‘Ci sono due opzioni in campo, vedremo quale è la più credibile’, conferma il capogruppo del Pd a Montecitorio Ettore Rosato. E non è affatto una scelta facile. Mazziotti, che vorrebbe arrivare a un testo base accettabile da tutti in partenza, nei suoi colloqui ha verificato le posizioni ufficiali: FI chiede una legge di impianto proporzionale con premio alla coalizione, il M5S il ‘Legalicum’ o anche un mix con un modello, contenuto in una proposta del Pd,  che reinserisce il doppio turno, mentre i centristi puntano ad abbassare le quote di accesso al 3% come il Mdp che vorrebbe anche eliminare i capilista bloccati.

 Negli ultimi giorni però, e soprattutto nelle ultime ore, sembra stia facendo grossi passi avanti il dialogo con FI, tanto che c’è chi sente puzza di bruciato con   Giorgia Meloni, leader di FdI, che incalza: ‘Berlusconi non è così distante dalle nostre posizioni, deve decidere se stare con noi o con Renzi. Da una parte c’è una forza di rottura, dall’altro l’inciucione. Con chi starei in caso di rottura con Salvini? Non certo con Renzi’.

L’intesa possibile, alla quale da tempo lavorano sia in FI che nel Pd ( sarebbe su un sistema ‘alla tedesca’, senza premio di maggioranza, con metà dei seggi attribuiti in collegi uninominali, e metà con il proporzionale attraverso listini corti. La soglia sarebbe del 5% a Camera e Senato, e il sistema favorirebbe una forma di coalizione per competere nei collegi ma anche la libertà di presentarsi con le proprie liste.

Che il modello piaccia al Pd lo conferma il ministro Delrio: ‘Il Mattarellum (che vedeva il rapporto 75%-25%) sarebbe perfetto. Si vuole aumentare la quota proporzionale? Bene, ma la vocazione deve essere al maggioritario’.

Se sarà accordo è ancora presto per dirlo, anche perché sia all’interno di FI che del Pd le posizioni sono molto differenziate, tra gli azzurri anche sulle alleanze da fare.  E di fare una nuova legge, come pretende il capo dello Stato, anche se dal Quirinale smentiscono le voci insistenti di un imminente incontro o anche solo di telefonate tra Mattarella e Renzi.

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