Progetto Italia News, media partner di ‘Arteperformingfestival’, che si terrà, come è noto, a Napoli, dal 10 luglio al 7 agosto prossimi, al Castel dell’Ovo, presenta oggi l’artista Vania Elettra Tam che partecipa con alcune sue opere al festival che si può, come è noto, idealmente e praticamente, suddividere in tre temi: femminile, madre terra e mediterraneo. Per il ‘femminile’ saranno allestite sale al primo piano e Vania aprirà la mostra con la prima sala a lei dedicata. Il festival si propone come uno spazio per la memoria del femminile: materna, liquida e rivoluzionaria, in un percorso ancora in divenire per una affermazione definitiva dell’identità sociale del femminile. Comasca di nascita, milanese di adozione, Vania Elettra Tam è uno dei frutti artistici della ‘Nuova Accademia di Belle Arti’ di Milano e della scuola di ‘Grafica Pubblicitaria’ del Castello Sforzesco e lavora da sempre con il ‘focus artistico’ sulla condizione femminile.
Vania Elettra Tam è la sua identità anagrafica e come artista si esprime nell’arte visiva contrassegnata dall’ironia che nelle sue opere si sovrappone ad una velata critica sociale dallo sguardo lieve e surreale. Vania usa l’autoritratto come motivo conduttore per indagare tic e ossessioni del mondo femminile contemporaneo. L’artista usa l’autoritratto come un alter ego impegnato in banali azioni quotidiane, come truccarsi, farsi il bagno o cucinare, proiettando sulle mura domestiche ombre fantastiche ed irreali, che mai collimano con i gesti e le movenze reali dei protagonisti. Non trovo utile utilizzare il termine ‘alter ego’ preferendo il termine ‘Doppelganger’ nel significato di ‘doppio viandante’ che vede la propria immagine con la coda dell’occhio in una modalità, anche, in alcuni casi, ‘perturbante’ e ‘beffarda’.
Nel campo letterario il primo autore ad utilizzare lo stratagemma del doppelganger fu Oscar Wilde che in ‘The picture of Dorian Gray’ (Il ritratto di Dorian Gray) traslava la sua personalità, ed il modo utilizzato per manifestarla, in Lord Henry Wotton. In virtù di questo, e visto che si parla di arte e di ritratti, prendo la licenza di identificare anche in senso artistico, e non solo anagrafico, Vania Elettra Tam. Vania lavora avvalendosi dell’aiuto della macchina digitale, crea le scene all’interno delle mura domestiche, sistemando oggetti e luci come in un set cinematografico, dove la regia e le raffigurazioni sono affidate a se stessa. Sceglie l’immagine, la disegna a carboncino sulla tela, e successivamente la dipinge con colori ad olio o acrilici. Ricordo nuovamente che Vania è uno dei frutti artistici della Nuova Accademia di Belle Arti di Milano e della scuola di Grafica Pubblicitaria del Castello Sforzesco. La sua capacità creativa si è espressa, prima di tutto, nel fondere al meglio, ed in modo iper qualificante, queste due pregresse esperienze di studio. Nella premessa parlavo di uno spazio per la memoria del femminile come materna, liquida e rivoluzionaria in un percorso ancora in divenire per una affermazione definitiva dell’identità sociale del femminile.
La domanda è scontata: è stato scritto per Vania o, diversamente, Vania coincide perfettamente con il tema? Tendo forse la mano con ironia graziosa a Vania che dell’ironia dipinta fa il suo tema preferito? La sua pittura è ‘Elettraca’ che si esprime in un ‘Tam’, autentico colpo ‘Pop’ su un tamburo illustrativo che si condensa nell’autoritratto che esprime i tic e le ossessioni del femminile nostrano, casalingo e contemporaneo, ben espressa in banali azioni quotidiane, come truccarsi, farsi il bagno o cucinare, proiettando sulle mura ombre che non collimano con le movenze dei protagonisti. La sua figurazione è trasfigurata e fantastica. Ad ‘Arteperformingfestival’ verosimilmente Vania presenterà i ritratti della serie’ Kanon’ del 2015.
Vania dipinge per cogliere l’attimo che svela il senso della scena interpretati nella dinamicità delle loro espressioni enfatizzate e caricate nei volti per una narrazione ironica, che scorre parallelamente alle vicende rappresentate in primo piano. In pratica, un ipertesto visivo che raffigura donne malinconiche e impacciate, prigioniere di un mondo di convenzioni, che le rende intrappolate nella vita quotidiana che altro non è rispetto ad una piccola cella. C’è nei suoi dipinti una narrazione ironica, che scorre parallelamente alle vicende rappresentate in primo piano, ma c’è anche un mondo onirico che va oltre i confini della tela e trascina l’osservatore in un mondo indefinito. Indefinito come è sempre il mondo del sogno.
Diverso discorso che il ‘gioco’ delle ombre nei suoi dipinti che mai collimano con le movenze dei protagonisti. Ricordiamo che il fine supremo di un uomo, secondo tesi esoteriche e spirituali, è congiungersi con la propria ombra. Nei dipinti di Vania le ombre sono deformate come è deformato, oggi, l’inconscio dell’uomo nel mondo contemporaneo, proteso com’è a soddisfare, spesso senza riuscirci, beni materiali.
Vania con il suo ‘micro’ e ‘macro’ cosmo si è affermata in Italia e all’estero con esposizioni fatte a Praga, Londra, Miami, San Diego e Cuba.
Roberto Cristiano