Roma's forward Francesco Totti celebrates after scoring during the Italian Serie A football match AS Roma vs Lazio on January 11, 2015 at the Olympic Stadium in Rome. AFP PHOTO / TIZIANA FABI (Photo credit should read TIZIANA FABI/AFP/Getty Images)

Classe e ironia, Roma e il calcio salutano il Capitano

Dopo l’eclatante omaggio di Maradona il Big Ben può dire stop e l’addio per Francesco Totti forse è meno traumatico. Il cordone ombelicale con Roma e la Roma non si spezzerà mai, ma dopo una maratona lunga 25 anni e impreziosita da 307 gol il Capitano, a 40 anni 8 mesi e 11 giorni, prende congedo. Un commiato agro-dolce dopo avere festeggiato le nozze d’argento, la fine di una favola destinata pero’ alla leggenda del calcio perche’ il n.10 giallorosso e’ considerato uno dei campionissimi del dopoguerra, ammirato da tutti. Una carriera inimitabile, a dispetto pure dei pochi titoli in bacheca, dai campetti dell’oratorio fino all’Olimpico, 25 anni in serie A e la stessa voglia di stupire e divertirsi, di inventare calcio e di segnare valanghe di gol, un idolo per generazioni di calciatori cresciuti studiando le sue magie. Da Pupone a Gladiatore, dai libri di barzellette a quelli da Cicerone nella sua città, dallo scudetto al titolo mondiale, da ambasciatore dell’Unicef agli spot di successo pieni di ironia con la moglie Ilary Blasi, oltre a tanta silenziosa beneficenza. Questo e molto altro c’e’ nel fantastico mondo di Totti, il romano piu’ famoso dopo Alberto Sordi, uno dei pochi punti fermi di una citta’ in declino forse irreversibile, omaggiato perfino dai nemici per definizione, gli ultra’ della Lazio. Ne e’ passata di acqua sotto i ponti del Tevere dall’esordio del predestinato sedicenne di Porta Metronia lanciato da Boskov all’epilogo di Brescia-Roma il 28 marzo 1993, che segna il primo gol con ‘papa” Mazzone al Foggia il 4 settembre 1994. L’anno dopo diventa titolare, ma poi con l’avvento di Carlos Bianchi rischia una cessione alla Samp. Nel 1998 Aldair gli cede la fascia di capitano che porta per 17 anni. Il ragazzino un po’ sfacciato e indolente si trasforma, affina le doti tecniche mettendole al servizio del collettivo con Zeman e con Capello per sbocciare come il maggiore talento italiano del nuovo millennio. Tacchi e cucchiai ma anche visione di gioco, lanci ispirati e assist e la costante implacabile di gol a raffica. Solo Silvio Piola lo precede fra i goleador, ma con 250 in serie A e’ gia’ nella leggenda. Trequartista, seconda punta poi prima punta con Spalletti. E proprio nel primo periodo di Spalletti vive le sue stagioni piu’ prolifiche: nel 2007 vince classifica cannonieri (26 gol, in tutto 32) e Scarpa d’Oro, Coppa Italia e Supercoppa.

Poi resta protagonista con Luis Enrique, ancora Zeman, Garcia fino al ritorno di Spalletti in un rapporto conflittuale che alla fine logora entrambi. Sul suo raffinato talento, plauso unanime. Qualcosa tolgono gli improvvisi raptus (sputa a Poulsen, scalcia Balotelli, sente troppo i derby), oltre a due tremendi infortuni e una placca che ingabbia la caviglia da undici anni. Con l’azzurro amore intermittente: 9 gol in 58 partite, ma il cucchiaio con l’Olanda e’ uno scapigliato inno alla gioia e il rigore con l’Australia spiana la strada verso il titolo mondiale. Con la Roma e’ identificazione totale: capitano dello scudetto, 307 gol in 785 presenze, 250 in 618 gare in serie A, 2 triplette e 45 doppiette. In Europa la perla tra i 38 gol siglati in 103 partite e’ la bomba che ammutolisce il Bernabeu firmando il successo sul Real il 30 ottobre 2002 ma c’e’ anche l’esterno chirurgico a Manchester con cui diventa a oltre 38 anni nel 2014 il marcatore piu’ longevo della Champions. Ma e’ sui campi di A che in 25 anni da’ il meglio: quello che lo stesso Totti ritiene il gol piu’ bello e’ il fiammeggiante cucchiaio che sfodera a San Siro (2-3) con l’Inter il 26 ottobre 2005, che va di pari passo con il colpo da biliardo dell’esterno al volo che si insacca nella porta della Samp (2-4) il 26 novembre 2006. Pescando in un repertorio variegato c’e’ il cucchiaio del 5-1 alla Lazio il 10 marzo 2002 (con la dichiarazione d’amore a Ilary nella t-shirt, ‘6 unica’), accanto all’ubriacante dribbling al Torino con finta al portiere con la suola il 6 gennaio 2002. Romanticamente ci sono poi il primo gol al Foggia, un sinistro rasoterra; il destro al volo che fa secco Buffon nel match-point scudetto con il Parma il 17 giugno 2001. E ancora la fantastica botta al volo nel 4-0 a Bologna il 23 novembre 2003, una folgore di controbalzo per il 4-1 sull’Udinese il 5 ottobre 2002. Tra le gemme recenti la doppietta alla Lazio con tanto di selfie nel derby 2015 o quella in 2′ al Torino l’anno scorso. Sempre al Torino l’ultimo sigillo su rigore, spiazzando Hart il 25 settembre scorso, gol n.250. Attimi di gloria in un felice percorso da primo della classe che ha sfidato le leggi del tempo e, da splendido quarantenne, si congeda col magone sapendo pero’ di avere lasciato un’impronta che nessuno potrà cancellare e molto difficilmente qualcuno potrà emulare.

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