Parlamentari e vitalizi già sicuri

Votare il prossimo 10 settembre per evitare che i parlamentari incassino il cosiddetto vitalizio è una vera sciocchezza.  Una bufala colossale, che nessuno dei politici in carica,  M5s compreso,   rivela agli italiani. Eppure basta fare due conti leggendo attentamente la normativa approvata da entrambe le Camere nel 2012. 

Il vitalizio per i parlamentari alla prima legislatura, il 60 per cento dei componenti delle attuali Camere, è, difatti, già scattato. Inutile quindi, nel caso di elezioni anticipate, fissare la data delle elezioni il 10 settembre, come richiesto da Beppe Grillo. Il leader M5S, dando comunicazione del via libera degli iscritti M5S al sistema tedesco, aveva chiesto di andare al voto in anticipo rispetto alla data del 24 settembre: ‘Hanno allungato il brodo fino a oggi: non hanno fatto nulla per il Paese, ma cercano disperatamente di arrivare al giorno della loro pensione da privilegiati che scatta il 15 settembre’.

 Secondo le norme approvate da entrambe le Camere nel 2012 che hanno introdotto il calcolo su base contributiva, per maturare i requisiti ai fini del vitalizio  servono quattro anni, sei mesi e un giorno di esercizio del mandato parlamentare. Dal momento che questo Parlamento si è insediato il 15 marzo del 2013, il calcolo è presto fatto: il termine è il 15 settembre 2017.
Tuttavia, anche in caso di elezioni anticipate il 10 settembre, il cosiddetto vitalizio scatterebbe lo stesso. Perché, come confermano gli uffici di Montecitorio  le Camere sciolte restano in regime di prorogatio (come stabilito ope legis, articolo 61 della Costituzione), in virtù del quale le assemblee continuano a esercitare i loro poteri fino a quando non si riuniscono le nuove. Per prassi, i parlamentari si limitano all’ordinaria amministrazione e, qualora vi siano, alla conversione dei decreti legge.
In questo quadro, l’unico modo per evitare che scatti il vitalizio sarebbe andare a votare non più tardi della fine di agosto. In media, infatti, il periodo trascorso tra la data delle elezioni e la prima riunione delle nuove assemblee è di 15 giorni, tempo impiegato solitamente per verifica della correttezza delle votazioni. Comunque non oltre 20 giorni, come prescrive l’articolo 61 della Costituzione.
Il calcolo è presto fatto: per evitare il vitalizio si dovrebbe andare a votare domenica 27 agosto.
I deputati cessati dal mandato – si legge sul sito della Camera – indipendentemente dall’inizio del mandato medesimo, conseguono il diritto alla pensione al compimento dei 65 anni di età e a seguito dell’esercizio del mandato parlamentare per almeno 5 anni effettivi. Cinque anni che si trasformano in quattro anni, sei mesi e un giorno di esercizio di mandato ai fini pensionistici.
Ma c’è una ulteriore beffa taciuta alla nazione. Anche se si dovesse andare a votare in tempo il  27 agosto, mai avvenuto in Italia, le somme versate da ognuno dei parlamentari con il nuovo sistema pensionistico contributivo dovrebbero essere subito restituite a chi non fosse rieletto, dato che si tratta di un accantonamento. Qualcosa cone 50mila euro per ogni posizione.
Naomi Sally Santangelo

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