Oggi alle urne, oltre a oltre mille comuni italiani, anche la Francia: è la volta delle elezioni legislative e si prevede un successo-bis del nuovo partito En marche! di Emmanuel Macron. Oltre 47 milioni di francesi dovranno scegliere i 577 deputati dell’Assemblea Nazionale. I seggi resteranno aperti fino alle 18, salvo che nelle grandi città dove si potrà votare fino alle 20. Imponenti le misure di sicurezza: ieri il ministero dell’Interno ha fatto sapere che circa 50 mila agenti saranno mobilitati per garantire la sicurezza dei 67 mila seggi del Paese.
Tutti i sondaggi danno il partito del neo-presidente vincente: l’unica cosa da decidere è se quella del 39enne presidente francese sarà un’onda o uno tsunami. Sembra sicuro che dopo l’Eliseo Macron stia per conquistare anche il Parlamento. Gli ultimi sondaggi danno al 31,5% il partito del presidente, lontanissimi i Républicains (la destra che – per quanto disunita – è l’unica rimasta a dare battaglia), con il 22%. Il Front National raccoglierebbe il 17%, la France Insoumise di Jean-Luc Mélenchon, insieme ai comunisti, l’11%, il Partito socialista, insieme agli alleati della maggioranza uscente, appena l’8%, contro il 30% con cui partì Francois Hollande nel 2012.
Fra 397 e 427 potrebbero dunque essere i deputati della nuova maggioranza di governo, metà dei quali esordienti in politica. Le riforme firmate Macron per la Francia – il codice del lavoro, la scuola, la sicurezza, le pensioni – fanno intravedere un rinnovamento che non ha precedenti e che – ai vertici dell’Eliseo – farebbe anche sperare in una vittoria consistente ma non un trionfo: il ricorso a un numero troppo elevato di deputati neofiti e senza esperienza rischia di rendere il gruppo incontrollabile, esposto a scivoloni e autogol.
Tra il voto di oggi e il ballottaggio di domenica 18, i francesi rinnovano i 577 deputati dell’Assemblée Nationale con uno scrutinio uninominale maggioritario a due turni. Ognuna delle 577 circoscrizioni in cui è divisa la Francia elegge un parlamentare. Si viene eletti al primo turno con la maggioranza assoluta dei voti espressi, se nessuno la raggiunge, ballottaggio dopo 7 giorni fra chi ha superato lo sbarramento del 12,5%. Tale soglia diventa tanto più difficile quanto è più alta l’astensione.
Si voterà dalle 8 alle 18, nelle grandi città fino alle 20. Una settimana fa si è già votato nella Polinesia francese e in ambasciate e consolati francesi all’estero (11 circoscrizioni). Oggi urne aperte in Guadalupa, Guyana e negli altri territori d’oltremare (27 circoscrizioni).
I candidati in lizza sono 7.881, il 42,4% dei quali donne. Sono un pò più giovani (49 anni la media rispetto ai 50 del 2012) e soprattutto esordienti in politica. Si tratta in questo caso dell’effetto combinato fra l’avvento di En Marche! – che ha candidato in buona parte elementi selezionati nella società civile – e la legge che vieta il cumulo dei mandati: molti deputati uscenti hanno optato per la carica di sindaco nella loro circoscrizione rinunciando all’impegno nazionale.
I principali partiti in lizza sono:
– La Republique en Marche! del presidente Emmanuel Macron alleata ai centristi MoDem, (che i sondaggi danno largamente vincenti, più vicini ai 400 deputati che ai 289 che basterebbero per avere la maggioranza assoluta)
– i Républicains, insieme ai centristi UDI, sono previsti fra i 95 e i 115 seggi
– socialisti, Verdi e altri della maggioranza uscente tra i 22 e i 32 seggi (il 90% in meno rispetto al parlamento attuale)
– la France insoumise di Jean-Luc Melenchon fra 11 e 21 insieme ai comunisti PCF
– il Front National di Marine Le Pen fra 5 e 15. Il minimo per formare un gruppo parlamentare è proprio di 15 deputati.