È una credenza pseudoscientifica, il respirianesimo. Chi la segue, ritiene di essere in grado di sopravvivere senza mangiare (e, nei casi più estremi, anche senza bere), perché per vivere basta respirare ed essere connessi con l’energia dell’universo. Ed è proprio questa, la ‘filosofia’ abbracciata dal trentaseienne Akahi Ricardo e dalla moglie Camila Castello, due anni di meno. I due coniugi, che vivono tra l’Ecuador e la California, intervistati dal Daily Mail hanno dichiarato: ‘Gli uomini possono vivere tranquillamente senza mangiare, purché siano in sintonia con l’energia sprigionata dall’universo e si nutrano attraverso il respiro’.
La loro è una scelta che risale al 2008. Quando, durante un viaggio in Sud America, hanno scoperto – e abbracciato – il respirianesimo. Da quel momento, e per tre anni, sostengono di non aver toccato cibo. O, meglio, di aver mangiato solo se in compagnia di altre persone o se spinti dalla curiosità di assaggiare un frutto o un vegetale. Già prima di compiere questa scelta estrema, i due avevano sposato un regime vegetariano – prima – e vegano poi. Per passare infine al consumo di sola frutta e verdura. Ma, quello, era solo l’inizio. Durante il viaggio in Sud America, infatti, hanno sperimentato i 21 giorni di conversione al respirianesimo, che prevedono un digiuno totale di una settimana seguito da 14 giorni di solo succo diluito in acqua.
Camila sostiene che, persino durante i nove mesi delle sue gravidanze, è riuscita a mangiare solamente cinque volte. Perché non sentiva lo stimolo della fame, e perché sapeva che suo figlio si sarebbe nutrito del suo amore, l’unica cosa fondamentale per farlo crescere in salute. E, queste sue credenze, insieme al marito Akahi Camila le insegna in corsi seguiti da persone di ogni età e di ogni parte del mondo.
E se, del respirianesimo, i due sono convinti sostenitori (l’unica cosa di cui si nutrono, tre volte a settimana, sono qualche frutto e un po’ di brodo vegetale), non hanno però certo intenzione di imporre questo stile di vita estremo ai due figli. Che, rassicurano, sono liberi di mangiare ciò che preferiscono. Anche se questo vuol dire dare loro pizza, gelato o patatine fritte.