Con l’arrivo di una estate che si preannuncia bollente, in tutta Europa si fanno già i conti con gli effetti di una primavera anomala che in Gran Bretagna è stata come in Italia la seconda più calda ma che in Francia si classifica al terzo posto, in Olanda al quarto ed in Austria al decimo, dall’inizio delle rilevazioni. Ad affermarlo è un’analisi della Coldiretti in occasione dell’arrivo dell’estate sulla base dei dati climatologici del Noaa, il National Climatic Data Centre, dai quali emerge che a livello planetario la temperatura media sulla superficie della terra e degli oceani è stata la seconda più elevata mai registrata nel periodo, addirittura superiore di 0,29 gradi rispetto alla media del ventesimo secolo. “In Italia – sottolinea in una nota Coldiretti – si è registrata un’anomalia di +1,9 gradi e si è trattato della terza primavera più asciutta con un deficit di quasi il 50% rispetto al periodo 1971-2000, in Gran Bretagna la temperatura media è stata di 1.4 gradi superiore alla media come in Francia mentre in Olanda la differenza è stata di 1.2 gradi ed in Austria di 1.5 gradi”.
“Gran parte dell’ Europa – continua la Coldiretti – deve fare anche i conti con precipitazioni inferiori alla media con la primavera meteorologica che si classifica in Italia come la terza piu’ asciutta dal 1800 e un deficit idrico di quasi il 50% dopo che anche l’inverno si era classificato al terzo posto tra i piu’ asciutti con il 48% di precipitazioni in meno”. Gli effetti si fanno sentire con un diffuso allarme incendi e sui raccolti nell’Unione Europea con la Commissione Ue che, riferisce la Coldiretti, “ha dovuto rivedere al ribasso le stime per i cereali ma sono preoccupati anche i produttori europei di vegetali in scatola e surgelati perché la mancanza di acqua e le alte temperature durante l’inverno e la primavera hanno colpito le colture in molte parti dell’Europa come Belgio, Francia e Italia”.
La siccità in Italia ha colpito l’intera Penisola dall’Emilia Romagna alla Sardegna, dal Veneto al Friuli, dal Piemonte alla Lombardia, dalla Liguria alla Toscana, dal Lazio all’Umbria, dalla Calabria alla Campania, dalla Puglia alla Basilicata fino in Sicilia. “Gli agricoltori – continua la Coldiretti – devono ricorrere all’irrigazione di soccorso per salvare le produzioni, sono a rischio dagli ortaggi alla frutta, dai cereali al pomodoro, ma anche girasoli, i vigneti e il fieno per l’alimentazione degli animali per la produzione di latte per i grandi formaggi tipici dal grana padano al parmigiano reggiano fino alla mozzarella di bufala”. Lo stress da caldo ha colpito anche gli animali nelle fattorie dove le mucche che con le alte temperature stanno producendo fino al 20 per cento circa di latte in meno rispetto ai periodi normali, secondo il monitoraggio della Coldiretti nelle stalle dal quale emerge che in certe zone manca anche l’acqua e sono entrate in funzione le autobotti per il rifornimento degli abbeveratoi. La situazione più difficile è nella pianura padana dove si concentra la maggioranza degli allevamenti italiani e dove sono entrati in funzione anche ventilatori e doccette refrigeranti per aiutare a sopportare meglio la calura.
In realtà a far registrare valori di temperatura primaverili superiori alla media sono stati oltre all’Europa anche l’Africa e buona parte del Nord America la conferma della tendenza al surriscaldamento del pianeta dopo che le temperature annuali – rileva la Coldiretti – hanno fatto segnare per cinque volte il record nel ventunesimo secolo (2005, 2010, 2014 e 2015 e 2016) secondo la banca dati Noaa, il National Climatic Data Centre. L’agricoltura è l’attività economica che più di tutte le altre vive quotidianamente le conseguenze dei cambiamenti climatici, ma è anche il settore più impegnato per contrastarli”, ha affermato il presidente della Coldiretti e vicepresidente degli agricoltori europei (Copa) Roberto Moncalvo nel sottolineare “che servono interventi di manutenzione, risparmio, recupero e riciclaggio delle acque, campagne di informazione ed educazione sull’uso corretto dell’acqua, un impegno per la diffusione di sistemi di irrigazione a basso consumo, ma anche ricerca e innovazione per lo sviluppo di coltivazioni a basso fabbisogno idrico”.