E’ di 30 milioni di euro il valore del patrimonio sequestrato dai finanzieri del comando provinciale di Catania, coordinati dal generale Antonio Quintavalle Cecere, su disposizione del Tribunale di Ragusa, all’imprenditore di Vittoria Rosario D’Agosta, 64 anni ritenuto contiguo a Cosa nostra catanese dopo un’iniziale affiliazione alla “Stidda”. I beni accumulati da D’Agosta derivano, secondo l’accusa, dalla monopolizzazione, fin dagli anni novanta, del settore della commercializzazione e installazione degli apparecchi da gioco truccati nel territorio vittoriese, storico affare legato anche alla possibilita’ di riciclare danaro “sporco”. Nel corso degli anni diversi controlli amministrativi hanno portato al sequestro di numerosissime macchinette illegali, con conseguente revoca delle licenze per la gestione degli apparecchi da gioco. Tuttavia, D’Agosta continuava a permanere nel settore attraverso la creazione di societa’ le cui quote venivano affidate al figlio e alla figlia della convivente, anche per evitare l’applicazione delle misure di prevenzione antimafia. Le indagini patrimoniali dei militari del Nucleo di Polizia Tributaria di Catania , guidati dal tenente colonnello Francesco Ruis, – condotte anche con l’ausilio del sofisticato software “Molecola”, sviluppato dalla Guardia di Finanza per l’acquisizione e l’analisi di tutte le informazioni rilevabili dalle numerose banche dati- hanno abbracciato l’arco temporale che va dal 1991 al 2015. I complessi accertamenti di polizia economico-finanziaria, supportati anche dalle convergenti dichiarazioni di collaboratori di giustizia, hanno evidenziato una significativa sproporzione tra i redditi dichiarati dal nucleo familiare del D’Agosta e le sue acquisizioni immobiliari. In piu’, in ben 12 annualita’ su 25 monitorate, la famiglia D’Agosta non ha dichiarato alcun reddito al Fisco. Il patrimonio illecitamente accumulato e’ costituito da 61 unita’ immobiliari (appartamenti, garage, magazzini, attivita’ commerciali e terreni) ubicate tra Vittoria (59 unita’) e Ragusa (2 immobili), tra le quali spicca una villetta sul mare sita nella frazione di Scoglitti (Ragusa), nonche’ da ulteriori 6 unita’ immobiliari (3 appartamenti con annessi 3 garage) nei comuni di Caravate e Cocquio-Trevisago (Varese) e 5 autovetture.
Rosario D’Agosta, ritenuto vicino a Cosa nostra, e’ stato condannato nel 2015 in primo grado,a 5 anni di reclusione per il tentato omicidio del 2009 di Giuseppe Doilo (appartenente alla Stidda). La vicenda segnava un momento di tensione tra fazioni opposte tra rappresentanti di Stidda e Cosa nostra, culminato nell’azione dell’imprenditore che non ha esitato a sparare diversi colpi di pistola contro la vittima per poi essere bloccato in tempo da altri presenti prima che riuscisse a uccidere la vittima designata. Altra significativa vicenda giudiziaria che ha visto coinvolto D’Agosta, e’ la minaccia da lui rivolta nel 2014 a un collaboratore di giustizia (“fermati che te la devo far pagare… ti devo uccidere”), in relazione alla quale il Tribunale di Catania, con sentenza del novembre 2016, lo ha condannato a sei mesi di reclusione per minaccia aggravata dal metodo mafioso.