La Corte di Appello di Milano ha condannato l’Inps a rivalutare la posizione contributiva di Graziella Riva, vedova di Fabretti Fabio, operaio tecnico, deceduto per mesotelioma nel giugno 2012. Non era bastato il riconoscimento per l’accredito dei benefici contributivi per esposizione ad amianto.
Il Tribunale di Pavia aveva rigettato il ricorso depositato da Ezio Bonanni, presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto (Ona). La sentenza era errata dal punto di vista fattuale e giuridico. E’ lampante che un lavoratore esposto ad amianto, deceduto per mesotelioma, debba ricevere i benefici contributivi.
“La Corte di Appello di Milano … in riforma della sentenza 244/2014 del Giudice del lavoro del Tribunale di Pavia condanna INPS a rivalutare la posizione contributiva del Sig. Fabretti…per il periodo lavorativo compreso tra il 07.06.1966 e l’01.08.1997 e, conseguentemente, a riliquidare la prestazione pensionistica dell’appellante con adeguamento dei ratei arretrati …”: così il tribunale censura il giudice di Pavia, che invece aveva negato i benefici amianto al lavoratore deceduto e quindi la rivalutazione della pensione in godimento ora alla vedova.
“Mi chiedo come sia possibile che un lavoratore deceduto per mesotelioma riconosciuto dall’INAIL si veda negare il diritto alla rivalutazione contributiva che gli è dovuta per legge. Certo l’INPS si comporta sempre così, nega e sempre nega i diritti delle vittime, anche di chi è morto e che ha ottenuto il riconoscimento dell’origine professionale della malattia. Ma quello che mi ha sorpreso è che detto comportamento illegittimo sia stato avvalorato dal Giudice del lavoro del Tribunale di Pavia che di fronte al riconoscimento INAIL del mesotelioma come causa della morte del Sig. Fabretti Fabio avrebbe dovuto subito rilevare la condotta illegittima dell’INPS, invece ne è uscita fuori una sentenza, quella n. 244 del 2014, del tutto illegittima, errata in fatto e in diritto. Spero che la giurisprudenza del Tribunale di Pavia si modifichi per effetto di questa sentenza della Corte di Appello di Milano che oltre a rendere giustizia credo che eviti, per il futuro, che ci siano altre sentenze di rigetto dei benefici contributivi per esposizione ad amianto per chi è morto per amianto” sottolinea Ezio Bonanni.
E’ una sentenza storica quella della Corte di Appello di Milano, perché sconfessa il Tribunale di Pavia, che come detto aveva negato i benefici amianto per esposizione anche a chi, come il Sig. Fabretti Fabio, era deceduto per mesotelioma da amianto riconosciuto dall’Inail: una palese ingiustizia.
A questo punto l’associazione chiederà che il Tribunale di Pavia si uniformi alle decisioni della Corte di Appello (e anche della Corte di Cassazione), che, in relazione all’art. 13 co. 7 L. 257/92 impongono l’accredito dei benefici contributivi per esposizione ad amianto.
“Come è possibile una sentenza come quella del Tribunale di Pavia? Come è possibile che una vittima di amianto morto per mesotelioma, dopo il riconoscimento INAIL della rendita si veda negati i benefici amianto che gli sono dovuti per legge? L’art. 13 co. 7 della L. 257/92 parla chiaro, questi diritti sono dovuti alle vittime dell’amianto, a chi è morto per amianto, e ha ottenuto pure il riconoscimento!” dichiara Antonio Dal Cin del Coordinamento Nazionale Ona che auspica un intervento del Capo dello Stato nella sua qualità di Presidente del CSM, organo di autogoverno della Magistratura.
“Mi sembra impossibile aver ottenuto giustizia, dopo che il Tribunale di Pavia aveva negato i benefici amianto a mio padre, morto per amianto, e riconosciuto tale dall’INAIL. Quando il Tribunale di Pavia ha negato i benefici amianto, pur con tutto il riconoscimento da parte dell’INAIL e con una legge chiara io ho pianto perché ho capito che era stata fatta un’ingiustizia, era stata violata una legge, ed era stato negato un diritto da chi avrebbe dovuto tutelarlo, ora però la Corte di Appello ci ha reso giustizia” dichiara Fabretti Davide, figlio di Fabio.
“Non è l’unico mio padre ad essere deceduto per tumore da amianto per coloro che hanno lavorato nell’ENI di Sannazzaro de’ Burgondi”, continua Davide.
IFabio Fabretti ha lavorato per oltre 30 anni alla raffineria ENI di Sannazzaro dè Burgondi come operaio addetto alla centralina delle pompe di rilancio prima nei gasdotti e successivamente negli oleodotti. Durante il suo orario lavorativo ha respirato e maneggiato amianto, senza utilizzare alcuna protezione e, soprattutto, totalmente ignaro del rischio che stava correndo. “Non è mai stato sottoposto ad alcuna visita o controllo per verificare il suo stato di salute, nemmeno dopo l’entrata in vigore della Legge che confermava la pericolosità di questa sostanza, anche a distanza di tanti anni”, dichiara Davide Fabretti, che per anni, al fianco di Bonanni, ha combattuto affinché venisse fatta giustizia per il padre, venuto a mancare all’età di 67 anni.
“Mio padre era per me un punto di riferimento, così come lo sono adesso io per i miei figli, un esempio da seguire…una roccia. Da quando sono piccolo non l’ho mai sentito lamentarsi e non l’ho mai visto stare male, era instancabile e sempre solare. Nell’ottobre del 2010 è arrivata la terribile diagnosi: mesotelioma pleurico e 18 mesi di vita. Impossibile descrivere lo sconforto e la rabbia, sono stati mesi bruttissimi in quanto mio padre era consapevole di quanto gli stava accadendo e di come la qualità della sua vita si sarebbe totalmente ribaltata. Sapeva che stava morendo e che avrebbe sofferto. Io stesso negli ultimi mesi di vita di mio padre mi sono avvicinato alla religione ed ho cominciato a pregare…pregavo che morisse in fretta perché credetemi non era vita quella. Lo ricordo ancora imbottito di morfina per alleviare il dolore, faceva fatica a respirare con le bombole d’ossigeno… Con questo penso di aver detto tutto”, conclude visibilmente commosso Davide.
L’ONA prosegue la sua mobilitazione in Lombardia, come nel resto del territorio nazionale, e di questa mobilitazione il Sig. Davide Fabretti ne ha fatto una ragione di vita, dedicando le ore libere dal lavoro alle attività di volontariato per assistere le vittime dell’amianto e i loro familiari, e ancora oggi si batte perché il Petrolchimico di Sannazzaro de’ Burgondi sia totalmente bonificato dai materiali di amianto ancora presenti.