‘Voglio costruire un ponte con il centrodestra’, afferma in tre diverse interviste al ‘Corriere della Sera’, al ‘Messaggero’ e alla ‘Stampa’, l’ex ministro Enrico Costa. ‘Me ne sono andato perché sono successi fatti nuovi nel centrodestra. Non potevo più tenere i piedi in due scarpe’, dice al Corriere della Sera, e su Silvio Berlusconi e Matteo Renzi aggiunge: ‘Ho lavorato con entrambi e posso testimoniare che con loro si lavora benissimo. A volte i confini delle appartenenze dividono delle persone che sono fatte per stare dalla stessa parte. Vale anche per Renzi e Berlusconi.
Con Berlusconi, fa sapere Costa al Messaggero, ci sentiamo spesso. Al di là delle divisioni politiche è rimasto un rapporto umano e di rispetto. Dunque, è capitato e capita che ci sentiamo e abbiamo parlato anche dei recenti sviluppi. Ma in questa vicenda non c’è nulla di segreto. Berlusconi ha detto chiaramente quello che pensa, io ho apprezzato la sua apertura ed è nato un dialogo politico’.
Alla domanda su come abbia preso le dimissioni il leader di Ap, Angelino Alfano, Costa replica: ‘Abbiamo concordato che le mie decisioni erano una scelta ormai inevitabile’. Continuerà a votare la fiducia? ‘Di certo non voterò mai la fiducia sullo Ius soli. Farò il deputato semplice. Non sono leader di nulla, penso solo di poter dare un contributo, insieme a tante persone che credono in un progetto comune’.
‘Promesse da Berlusconi?: ‘Ho l’orgoglio di avere fatto questa scelta senza mai discutere di incarichi politici’, e su Alfano aggiunge: ‘Perché lascio Alfano? Non penso che possa essere utile all’Italia un centro chiuso in una solitaria e improduttiva auto-contemplazione’.
‘Il governo va alla fine della legislatura. Punto. Le dimissioni di Costa non cambiano niente’, dice il segretario del Pd Matteo Renzi alla presentazione del suo libro a Milano.
In realtà di Enrico Costa così come non si è avvertita la presenza, allo stesso modo non si avvertirà l’assenza. L’ex ministro è un po’ come quegli invitati che si domandano prima di presentarsi a un evento se li si nota di più accogliendo l’invito o declinandolo. In realtà il dilemma non si pone: sulla vita degli italiani il suo rifiuto di stare all’interno di un governo che certo non brilla per attivismo, lo renderà visibile almeno nella stessa misura in cui lo è stato sino ad ora facendone parte. Semmai Costa potrebbe essere un utile oggetto di studio per chi volesse provare a misurarsi con i piaceri e i dispiaceri del renzismo.
Costa rappresenta quella deriva centrista inutilmente perseguita da Renzi nel sogno elettorale del 40 per cento. Alla fine, il tutto, non regala nuovi approdi politici ma solo l’esasperazione di un vecchio malanno italiano: il trasformismo declinato nella versione più estrema. Costa cerca una sistemazione più sicura essendo il centro sognato da Renzi ormai naufragato.