epa05782024 (FILE) - A combo picture made available on 10 February 2017 shows (L) US President Donald J. Trump during Attorney General Jeff Sessions' swear-in ceremony at the White House in Washington, DC, USA, 09 February 2017, and (R) Chinese President Xi Jinping after signing a bilateral treaty with Czech President Milos Zeman (not pictured) at Prague Castle in Prague, Czech Republic, 29 March 2016. According to media reports on 10 February 2017, US President Donald J. Trump, after a call with Chinese President Xi Jinping, said that his administration will accept the 'One China' policy. EPA/JIM LO SCALZO/FILIP SINGER

Cina: le possibili contromosse nello scontro commerciale con Trump

La Cina vuole la cooperazione con gli Stati Uniti di Donald Trump sul piano commerciale, ma si prepara anche a contromisure nel caso in cui il presidente degli Stati Unti decida di lanciare indagini sulle pratiche commerciali di Pechino. Il Ministero del Commercio, ieri, aveva sottolineato che la Cina attribuisce grande importanza alla proprieta’ intellettuale, un commento, quello del portavoce, Gao Feng, che sembra indirizzato alle prossime mosse di Trump. Il presidente Usa, secondo quanto scriveva il Wall Street Journal nei giorni scorsi, sarebbe intenzionato a rispolverare norme poco o per nulla utilizzate dell’ordinamento statunitense per indagare sulla cattive pratiche commerciali di Pechino e sui casi di presunti furti di proprieta’ intellettuale. “Entrambi vinciamo con la cooperazione, entrambi perdiamo in un confronto”, ha poi sottolineato il portavoce del Ministero del Commercio. L’attenzione di Trump nei confronti della Cina si concentrerebbe soprattutto su due possibilita’: il ricorso alla sezione 301 del Trade Act del 1974, che consente di aprire indagini e infliggere sanzioni nei confronti dei partner commerciali degli Usa in caso di presunte negligenze, e l’International Emergency Economic Power Act del 1977, che da’ il potere al presidente in persona di intervenire nel commercio. Nel caso di un ricorso alla sezione 301 del Trade Act, le indagini, scriveva il quotidiano Usa, sarebbero affidate allo Us Trade Representative, Robert Lighthizer.

“Penso che il Ministero del Commercio abbia tutte le armi e munizioni” per rispondere a un’offensiva di Washington sul Commercio. E’ il commento ripreso dal Guardian, di un ex adviser del Ministero del Commercio di Pechino, Cheng Dawei. “Hanno studiato la questione. Sanno molto bene quando sparare i colpi. La questione, ora, e’ come usarli”. Tra le possibilita’ che la Cina ha, nel caso di nuove misure sul commercio da parte degli Usa, la Cina potrebbe rispondere con contro-indagini su alcuni prodotti importanti dagli Stati Uniti. Tra questi, l’agenzia Bloomberg cita i semi di soia, che lo scorso anno sono state una delle voci piu’ importanti dell’export Usa verso la Cina, per un totale di 12,8 miliardi di dollari di valore. L’ipotesi di colpire questa voce dell’import dagli Stati Uniti era stata presa in considerazione gia’ tempo fa dal Global Times, il tabloid di Pechino piu’ agguerrito in tema di politica estera, ma l’elenco comprendeva anche possibili tagli all’acquisto di Boeing, sostituibili con gli Airbus, di auto americane e di iPhone, con questi ultimi che gia’ oggi subiscono la concorrenza dei rivali locali.

Cina e Stati Uniti hanno discusso dei rapporti commerciali il mese scorso, a Washington, in occasione del primo China-Us Comprehensive Economic Dialogue, che non ha, pero’, portato a risultati apprezzabili su alcuni temi chiave nelle relazioni bilaterali. La distanza tra le due parti e’ apparsa evidente quando i rappresentanti di Cina e Stati Uniti (il segretario al Tesoro Usa, Steve Mnuchin, il segretario al Commercio, Wilbur Ross, e il vice premier cinese, Wang Yang) hanno deciso di cancellare una conferenza stampa congiunta e dopo il primo giorno di colloqui hanno presentato due note separate. Innescare una guerra commerciale tra le due sponde del Pacifico e’, pero’, uno scenario che Pechino vuole evitare, soprattutto in questo momento di transizione a livello politico. Nell’autunno prossimo si terra’ il diciannovesimo Congresso del Partito Comunista Cinese, che sancira’ un corposo ricambio al vertice della classe dirigente nazionale. E, scommettono in molti, Xi preferirebbe evitare contrattempi in un momento cosi’ delicato della vita politica nazionale.

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