‘Dal ventre della terra’, atto unico di Sara Favarò
Il lavoro teatrale e musicale è un atto unico che prende spunto dalla tragica vita dei minatori.
Lavoratori che vivevano nel buio del ventre della terra,dice Sara Favarò, che conducevano una vita grama, piena di stenti, di sacrifici, di malattie provocate dal loro lavoro e che, tristemente, quando avevano la sventura di morire in quell’inferno, non ricevevano, da parte della Chiesa, l’onore delle esequie funebri cristiane. Niente messa! Nemmeno un tocco di campane veniva suonato per loro!
Denuncia contenuta anche nel testo della celebre canzone siciliana ‘Vitti ’na crozza’ che, purtroppo, è stata oggetto di manipolazione discografica con l’aggiunta dell’allegro ‘larallallero ….’ che nulla ha a che vedere con la versione originale.
Ai minatori che morivano per qualche disgrazia dentro le miniere, così come ad altre categorie di persone (attori, suicidi, omicidi, comunisti…), la Chiesa vietava di ricevere la messa funebre. Un assurdo divieto. Il canto è una protesta e, contemporaneamente, una invocazione a Dio e alla Madonna perché accolgano le anime di quei poveri minatori a cui viene negato il conforto della Chiesa.
Divieto che smetterà di esistere dopo l’atto coraggioso di un prete, Monsignore Aglialoro che scenderà addirittura in miniera per celebrare la messa ai minatori morti a Lercara Friddi, in seguito ad uno scoppio.
Lo spettacolo contiene un lungo monologo del teschio di un minatore, interpretato dall’attore Enzo Rinella. Teschio di minatore che ebbe la sventura di morire durante lo scoppio di una miniera. Monologo intervallato da canti che sono nel contempo preghiera, supplica, denuncia.
Canzoni che spaziano dal lirico-sacro ai canti popolari, interpretati dal soprano Marta Favarò e dalla stessa Sara Favarò. Aprono e chiudono il lavoro teatrale due diverse interpretazioni di Vitti ‘na crozza. Quella iniziale è la prima versione discografica, firmata da Francesco Li Causi e incisa nel 1951 con la voce del suo primo interprete: il tenore Michelangelo Verso. Il brano fu eseguito da Francesco Li Causi alla chitarra, Salvatore Li Causi al mandolino e dal controbassista dell’allora orchestra Angelini. La sigla finale dello spettacolo è la rielaborazione della canzone “Vitti ‘na crozza” composta dal Maestro Antonio Pappalardo, che eleva il semplice motivo, ad una magnifica sinfonia per orchestra e voci, dalle vibranti armonie.
Nel cuore dello spettacolo anche quattro poesie della stessa autrice.
Regia Sara Favarò
GRUPPO ARTE SIKELIA:
Attori
Enzo Rinella
Sara Favarò
Accompagnati dai Maestri
Marta Favarò, soprano
Alessandra Pipitone, pianoforte
Foto di scena e set dal film ‘Rosso Malpelo’ di Giulio Azzarello
Opere grafiche di Piero Favarò
Elaborazione immagini, Mariangela Porretto, Medialika Palermo.
DURATA 1 ORA