Tra i vincoli della Riforma Fornero per l’accesso alla pensione di vecchiaia – l’unico trattamento che rimarrà nel lungo periodo con l’eliminazione di quello di anzianità basata sugli anni di contribuzione – non c’è solo l’aumento dell’età pensionabile (considerando anche gli scatti dovuti all’adeguamento alle aspettative di vita), ma anche il requisito trappola dell’importo minimo, che costringerà i futuri pensionati a rimanere al lavoro anche fino a 70 anni. Ne parla dettagliatamente il sito delle piccole-medie imprese pmi.it.
In generale, per ottenere l’assegno previdenziale è necessario che il lavoratore abbia raggiunto l’età anagrafica (a regime, 66 anni e 7 mesi) e, in caso di primo accredito contributivo versato dopo il 1° gennaio 1996, che abbia versato un determinato numero di contributi. Non solo. Quello che non tutti sanno è che, per ottenere la pensione di vecchiaia prevista dalla Riforma Fornero è altresì necessario che l’assegno raggiunga, con i contributi versati, un importo minimo. Altrimenti sarà necessario rimanere al lavoro fino a 70 anni.
Alla luce delle simulazioni effettuate tramite il servizio INPS La mia Pensione Online: un lavoratore ‘medio’ di 40 anni con stipendio di 1500 euro netti e quindici anni di contributi alle spalle, da qui a quando raggiungerà l’eta teoricamente pensionabile potrebbe non arrivare neppure a questo minimo (calcolato ad oggi, circa 700 euro di pensione al mese): per arrivare a circa mille euro dovrebbe infatti lavorare sempre e con un stipendio non inferiore a quello attuale. Una garanzia che non certo tutti hanno.
Nel mercato del lavoro di oggi, caratterizzato da carriere discontinue e retribuzioni spesso piuttosto esigue, è ancor più facile che gli under 30 di oggi arriveranno all’età della pensione con l’impossibilità di accesso all’assegno previdenziale con i requisiti anagrafici standard. Una situazione che rende ancora più urgente una revisione del sistema previdenziale italiano.