La fame nel mondo è in chiaro aumento. Per la prima volta dopo 10 anni le Nazioni Unite hanno annunciano un passo indietro nella lotta alla malnutrizione: a soffrirne nel 2016 erano 815 milioni di persone, 38 milioni in più dell’anno precedente. Il dato è contenuto nel rapporto: ‘Stato della Sicurezza Alimentare e della Nutrizione nel Mondo’, redatto da cinque Agenzie dell’Onu (Fao, Unicef, Oms, Ifad e Pam) e che è stato pubblicato.
La fame si concentra in particolare in Asia, con 520 milioni e in Africa,con 243 milioni, mentre vivono nel Sud e Centro America gli altri 42 milioni in sofferenza. Per quanto riguarda il continente africano il rapporto cita il Sud Sudan, la Nigeria, la Somalia e lo Yemen.
Le Nazioni Unite indicano nel proliferare dei conflitti e delle violenze interne ai Paesi, e nei cambiamenti climatici, in particolare il fenomeno di El Nino, le due cause principali dell’aumento della fame. L’insicurezza alimentare è aumentata anche in quei Paesi che attualmente vivono una stabilità politica e hanno la pace, ma nei quali la crisi economica ha giocato un effetto molto negativo: soprattutto in quelli altamente dipendenti dalle esportazioni.
L’attenzione dell’Onu è rivolta soprattutto ad alcuni paesi particolarmente fragili. Al Sudan, per esempio, dove nel 2107 le regioni meridionali sono state colpite da una grave carestia che si è protratta per vari mesi. O alla Nigeria, alla Somalia e allo Yemen dove sono in corso conflitti armati che ostacolano l’accesso al cibo. O alle regioni dell’America Latina dove la dieta quotidiana è messa a dura prova da fenomeni climatici come El Niño e dalle condizioni socio-economiche.
La questione dell’insicurezza alimentare non dipende dalla produzione, quanto da una cattiva distribuzione del cibo: una parte del mondo soffre la fame, nell’altra si mangia troppo. Il cibo ci sarebbe, ma le persone non riescono a comprarlo per motivi economici, sociali e legati alle infrastrutture. E questo problema colpisce soprattutto le donne che in questo sono molto più vulnerabili degli uomini: sono le donne che generalmente hanno a cura tutta la famiglia e quindi coloro che mangiano dopo e che vengono sempre dopo i mariti e i figli. E questo è un problema gravissimo anche in relazione alle donne in stato di gravidanza che, con un livello di insicurezza alimentare molto alto, hanno poi a cascata tutta una serie di conseguenze negative anche sui bambini che nascono già con delle carenze nutritive molto alte.
Sono 155 milioni i bambini sottosviluppati (troppo piccoli per la loro età) e 52 milioni quelli che pesano troppo poco rispetto all’altezza. L’altra faccia della malnutrizione è l’obesità che colpisce 41 milioni di bambini nel mondo. Tra le conseguenze dei problemi alimentari c’è anche un aumento dell’anemia tra le donne (613 milioni, circa 33% della popolazione mondiale) e del sovrappeso tra gli adulti (641 milioni, pari 13% della popolazione adulta del mondo).
Il rapporto delle Nazioni Unite fa il punto sui progressi verso l’eliminazione della fame e della malnutrizione fissata entro il 2030.
Un appello Oxfam lo rivolge anche all’Italia, perché confermi e aumenti la sua sensibilità nei confronti del problema della fame e tenga fede allo stanziamento delle risorse preventivate già a partire dalla prossima legge di bilancio in arrivo a breve alle Camere.
Ci sono campanelli di allarme che non possiamo permetterci di ignorare, affermano i vertici delle 5 associazioni firmatarie del Rapporto, non riusciremo a porre fine alla fame e a tutte le forme di malnutrizione entro il 2030 se non interverremo su tutti i fattori che minacciano la sicurezza alimentare e la nutrizione. Assicurare la pace e l’inclusione è una condizione necessaria per raggiungere il traguardo.
Moreno Manzi