Abbiamo approfondito il tema della volontà di integrazione degli islamici residenti in Italia (uno su tre non intende integrarsi), attraverso il sondaggio Ipr Marketing sottoposto a cinquecento musulmani residenti nel nostro Paese. Affrontiamo oggi la questione della donna islamica nella vita sociale, nella famiglia e nel lavoro. Emerge un quadro complesso, con risposte spesso rigide ispirate dalla religione. Risposte che condizionano i costumi e le abitudini.

Il 41% dei musulmani non accetta che sua figlia studi e si laurei (dato che cresce al 74% tra gli anziani), il 51% non tollera un fidanzato cattolico per la propria figlia e quasi 4 su 10 vietano cibo italiano alla figlia femmina. È questa la parte di sondaggio che riguarda l’idea della donna, propria degli islamici residenti in Italia. 

Sui comportamenti sociali e gli stili di vita, invece, le donne si manifestano più progressiste degli uomini, accettando gli atteggiamenti e le abitudini occidentali. Una valutazione decisiva è il fatto dell’approvazione nel vedere la propria figlia in discoteca: una su tre apre alla pista da ballo e dice ‘sì’. Anche l’aspetto della convivenza senza sposare il proprio fidanzato vede una discreta apertura da parte delle femmine, così come la possibilità di guidare per le donne (il 69% ammette che le donne dovrebbero poter condurre un’auto). Su questi aspetti, insomma, le donne sono più aperte e favorevoli degli uomini.

Rispetto alla religione, invece, si dimostrano più ortodosse, al contrario degli aspetti sociali, dove sono maggiormente occidentalizzate. Nel Centro Italia ancora una volta si trova uno zoccolo duro di islamici conservatori: in quei luoghi ci sono musulmani di vecchia immigrazione, ossia quelli che conservano in misura maggiore la cultura e gli stili di vita del loro Paese, pur essendo in Italia da molto tempo.

Il Sud si dimostra più aperto per quanto riguarda un fidanzato cattolico per la propria figlia: il 66 per cento accetta questa possibilità. La motivazione è speculare al discorso relativo allo zoccolo duro del Centro. Al Sud si trovano maggiormente i residenti arrivati dai nuovi flussi migratori (quelli in Italia da tre o quattro anni) che prima erano in numero minore. Gli immigrati che oltrepassano i confini italiani in questi anni sono più giovani e propensi ad accettare la cultura occidentale. Si sono allontanati dal Paese di origine pensando che nella nuova frontiera si sarebbero trovati meglio, per cui sono meno legati ai paletti della religione e della cultura. Questi giovani islamici guardano verso l’occidente più positivamente e con una propensione ad avere stili di vita simili alla popolazione che già vive sul posto.

Rimanere single? Il cinquanta per cento delle donne dice ‘sì’. Questo è uno smacco importante ai danni della cultura islamica, che vede una donna dedita alla famiglia e totalmente impegnata nella casa e nei figli.

Essere single, invece, rappresenta un apprezzamento rispetto all’indipendenza della donna, non prevista nella cultura islamica, che lo legge come uno stile di vita vicino all’occidente. I giovani hanno meno timore della storia, della cultura e della religione: il 67% sostiene che le donne dovrebbero restare single, perché sono legati al concetto che nel Paese di provenienza non si trovavano bene. 

A ogni modo questa forte risposta rappresenta la voglia di convivere con le abitudini occidentali. La conferma di una propensione alla cultura europea arriva dall’indipendenza registrata al Nord, dove il 76% non è succube dell’uomo.

Le donne sono maggiormente legate alla religione perché,  e questo accade anche nei Paesi occidentali con il cattolicesimo, sono più degli uomini. La vicinanza alla religione le donne la sentono di più rispetto agli uomini. Le stesse donne musulmane, però, sono anche un po’ più critiche nei confronti dei dogmi religiosi. Dimostrano di poter essere più distaccate, avere una visione più razionale della religione: ‘Va bene il velo, ma nei comportamenti sociali non voglio sottomettermi a ciò che impone la mia religione’.