Il premier spagnolo Rajoy ribadisce il suo no al referendum per l’indipendenza catalana: ‘Il referendum non può essere celebrato, non è mai stato legale o legittimo, ora è solo una chimera impossibile. Lo Stato ha agito e continuerà a farlo, ogni illegalità avrà la sua risposta. La disobbedienza alla legge è l’opposto della democrazia. Siete ancora in tempo per evitare danni maggiori’.
‘La Costituzione si basa sulla indissolubile unità della Nazione spagnola, patria comune e indivisibile di tutti gli spagnoli, e riconosce e garantisce il diritto all’autonomia delle nazionalità e regioni che la compongono e la solidarietà fra tutte le medesime’, recita l’articolo 2 della costituzione spagnola. Non la carta del governo spagnolo o di Madrid, ma di tutti gli spagnoli. La base dell’incostituzionalità (ed illegalità) del Referendum Catalano sta proprio qui. Non c’è da discutere se sia giusto o sbagliato, c’è da prendere atto della situazione. Nel percorso post-Franco la costituzione del 1978 è stata frutto di una stesura ‘democratica’ e la sua approvazione è passata da un referendum popolare. Non parliamo di un testo dittatoriale od imposto con la forza, ma di una scelta del popolo spagnolo.
Tanto basta per dichiarare illegittimo il referendum del primo ottobre. Se così non fosse la stabilità di ogni ordinamento democratico potrebbe essere minata da qualsiasi movimento populista che abbia un grande seguito. Se per superare la costituzione fosse sufficiente un referendum (per giunta limitato ad una singola regione), allora molti atti incostituzionali sarebbero legittimati. Chi approva questo tentativo di secessione, riempiendosi la bocca con ‘autodeterminazione dei popoli’ o ‘democrazia’, va proprio contro questi stessi concetti. Un popolo che si dà delle regole limita il suo raggio d’azione alle stesse, imponendosi di rispettarle per vivere in una società civile. Questo non significa che i referendum secessionisti siano illegittimi in senso assoluto, ma che debbano rientrare entro gli schemi di legge eventualmente previsti dalle singole costituzioni. Si pensi a quello del Quebec nel 1995 o al tentativo scozzese nel 2014. In entrambi i casi furono seguiti gli iter di legge, rispettando i principi democratici dei singoli paesi. Aspetto che pare non stare troppo a cuore ai leader indipendentisti spagnoli. Il governo catalano, in barba alla costituzione ed al buonsenso, ha persino indetto un referendum senza quorum e a indipendenza automatica in caso di vittoria dei secessionisti.
A Barcellona la situazione diventa sempre più incandescente dopo che questa mattina la Guardia Civil spagnola ha attuato un blitz nelle sedi del governo catalano arrestando 14 persone, 10 delle quali alti funzionari fra cui il braccio destro del vicepresidente Oriol Junqueras, Josep Maria Jovè.
Secondo la Efe, che cita fonti dell’operazione, i detenuti al termine dell’operazione potrebbero essere 17. Fra gli ultimi arrestati, il direttore del dipartimento di attenzione ai cittadini del governo Jordi Graell e il presidente del Centro delle telecomunicazioni Jordi Puignero.
Unità antisommossa della polizia hanno preso posizione davanti alla sede del partito indipendentista di sinistra Cup a Barcellona, riferisce El Periodico online, in attesa di un ordine giudiziario per entrare. Su twitter il partito antisistema ha reso noto di avere tolto dalla sede e ‘distribuito in tutto il paese’ tutto il materiale elettorale per il referendum del primo ottobre, dichiarato ‘illegale’ da Madrid.