Il ministro dell'Interno Marco Minniti in una foto d'archivio. ANSA/ LUCA ZENNARO

Riina: appello Minniti ai partiti “Dite no ai voti delle mafie”

“La morte di Riina non e’ la morte della mafia, che e’ cambiata, ferita, ma c’e’…”. Cosi’, in un’intervista a la Repubblica, il ministro dell’Interno Marco Minniti, che aggiunge: “Oggi abbiamo capito che sconfiggere la mafia non e’ piu’ solo un principio, ma e’ diventato un obiettivo”. Per questo Minniti lancia un appello: “Le mafie votano e fanno votare. Per la politica e’ dunque venuta l’ora di firmare un ‘patto di civilta” in nome della democrazia: tutti i partiti sottoscrivano un impegno solenne, un rifiuto esplicito di ricercare e ricevere il voto delle mafie”.

Secondo Minniti il boss Toto’ Riina e’ stato “il simbolo di due mafie. Una mafia che in una prima fase non rappresenta l’Anti-Stato, perche’ si infiltra e cresce nelle sue pieghe, condizionandolo grazie alle complicita’ del sistema. In quella fase l’esistenza stessa della mafia viene messa in discussione, addirittura negata. Poi arriva una seconda mafia che, dopo averlo infiltrato, lancia allo Stato la sfida stragista, la minaccia piu’ drammatica che il Paese abbia conosciuto, insieme al terrorismo. Il Capo dei capi ha guidato entrambe le mafie: quella che si infiltra e quella che sfida. Ma alla fine ha perso”. “Tutti i protagonisti della ‘commissione’ di Cosa nostra – sottolinea – non ci sono piu’. Provenzano e Riina sono morti, gli altri in galera. La democrazia ha pagato un prezzo terribile, ma alla fine ha prevalso, senza snaturarsi. Non ha ceduto allo ‘Stato d’eccezione’. Nonostante Capaci e Via D’Amelio, le bombe del ’93, la strage sfiorata all’Olimpico, Ciampi isolato sull’Aurelia con la paura del golpe. Fatte le debite proporzioni il maxi-processo, iniziato nell’86 e terminato nel ’92, e’ come Norimberga: la democrazia, portando alla sbarra i suoi aguzzini, riafferma se stessa”.

Ed in merito alla presunta trattativa Stato-mafia, commenta: “Ci sono processi in corso, aspettiamo che si concludano. Ma e’ un fatto che per lungo tempo la politica ha fatto fatica a considerare la mafia l’avversario da combattere. La mafia ne ha approfittato, si e’ sentita cosi’ potente da sfidare le istituzioni che prima aveva condizionato. Ma proprio quella sfida ha prodotto una rottura traumatica: e’ nata nel Paese una coscienza anti-mafia, l’idea che la mafia sia il nemico assoluto della democrazia”.

La morte di Riina, sottolinea Minniti “ovviamente, non significa la morte della mafia. Cosa nostra non ha piu’ il monopolio della criminalita’ organizzata, che e’ una holding guidata dalla ‘ndrangheta, senza sottovalutare camorra e sacra corona unita. Oggi il motore delle mafie e’ il traffico internazionale di stupefacenti”. “Falcone diceva che la mafia, come tutte le cose umane, ha un inizio e una fine – aggiunge Minniti -. Ebbene, io penso che proprio l’uscita di scena di Riina, sul piano storico e simbolico, sancisca il salto di qualita’ che abbiamo fatto in questi anni. Oggi abbiamo finalmente compreso che la piovra non si deve ‘contenere’, ma sconfiggere per sempre. Il principio enunciato da Falcone e’ diventato un obiettivo realistico, finalmente raggiungibile. Non domani, non dopodomani, ma possiamo riuscirci, se facciamo tutti assieme la nostra parte”.

“Questa guerra – prosegue il Ministro – si vince con il concorso di tre ‘eserciti’. Il primo, certo, e’ lo Stato. Non dobbiamo abbandonare per un solo attimo la lotta. Questo significa ricerca dei latitanti: e’ essenziale arrestare Matteo Messina Denaro. Significa attacco ai capitali mafiosi: era essenziale approvare il nuovo Codice anti-mafia. E significa sovranita’, cioe’ controllo del territorio su cui le mafie giocano la partita diabolica del consenso: per questo siamo intervenuti a Ostia, perche’ non possono esserci zone franche”. “La politica e’ il vero cuore del problema – evidenzia Minniti -. Lancio un appello: e’ venuta l’ora di firmare una sorta di ‘patto di civilta”.

Tutte le forze politiche che si presentano nelle varie competizioni elettorali si impegnino a non ricercare e a rifiutare il voto delle mafie. E sarebbe bello che questo avvenisse con un atto pubblico, solenne e fondativo di un nuovo rapporto tra la politica e il Paese”. “Serve un impegno di fronte all’Italia – conclude -. Rompiamo questo scellerato ‘patto faustiano’. Le mafie offrono voti e poteri alla politica. Ma in cambio, proprio come a Faust, gli rubano l’anima. Questo non dobbiamo consentirlo mai piu'”.

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