‘Birre e rivelazioni: atto unico in otto birre’, considerazioni tra luppolo, gag e battute

Riceviamo, e volentieri pubblichiamo,  da Barbara Lalle la recensione di: 

                                                                    ‘Birre e rivelazioni: atto unico in otto birre’

Il 19 Novembre è andata in scena l’ultima replica dello spettacolo  ‘Birre e rivelazioni: atto unico in otto birre’ in scena all’Off/Off Theatre di Roma dal 9 novembre scorso.

Dopo essere stato al Teatro Argentina di Roma per il festival ‘Il Garofano Verde’, al Piccolo Teatro Studio Melato di Milano ed al Teatro Bellini di Napoli, la commedia, scritta da Tony Laudadio che ne è anche interprete insieme a Andrea Renzi, è tornata nuovamente a Roma. Ad ospitarla l’Off/Off Theatre, nuovo spazio culturale e ideale sipario aperto al pubblico romano da pochi mesi. Una  prova di grande sensibilità è stata messa in atto con la scelta delle proposte in cartellone e rilanciando Via Giulia,  storica via del rione Regola.

Tutto si svolge in un pub e in un luogo qualsiasi in Italia e vede protagonisti, soli in scena, un avventore mai pagante e un proprietario del locale: Sergio e Marco rispettivamente padre e professore di un ragazzo in crescita, Francesco. Quest’ultimo non comparirà mai sul palcoscenico. Lo si aspetta ugualmente, anche se so che non verrà E intanto sul palco si bevono boccali di bionda che vien voglia anche a me. Ecco allora un piccolo suggerimento: organizzare l’allestimento con annessa esperienza degustativa. Di Francesco conosciamo i suoi  desideri e la sua ricerca di orientamento. L’adolescente, instancabilmente nominato, è il protagonista della propria crescita e del suo destino, come pochi adulti. 

Il ritratto che ne esce fuori è quello di un ragazzo equilibrato e centrato sul riconoscimento delle proprie emozioni e pulsioni, che sa connettersi con sè stesso e sa trovare la giusta sponda adulta con cui dialogare. Francesco diviene il perno intorno al quale si avvolge un nuovo giro di spirale evolutiva per il padre. Anche il professore con tutta la sua cultura ed emancipazione, ha di che imparare Non sarà più lo stesso all’ottava birra: la grottesca, parodistica dimostrazione di amore incondizionato di Sergio nei confronti del figlio, sarà l’occasione per Marco di analizzare e riconsiderare la propria vita affettiva e intima.

Forse la cosa più interessante della pièce è la parte finale, quando il professore, omosessuale dichiarato, parla senza esprimere giudizi di quel fenomeno sociologico degli incontri occasionali attraverso le chat. Diffuso tra gli eterosessuali e gli omosessuali. Senza stigmatizzare il suo comportamento e senza moralismo, il professore, attraverso il gesto d’amore del padre-birraio 

analizza e focalizza la vacuità, la pochezza della reiterazione del piacere senza piacere, dell’amore dei parcheggi che tanto lo distraggono.

Il tempo è scandito da otto bevute che, come si evince dal titolo, sono di luppolo. Che farà strani scherzi con il suo noto ‘effetto luppolo’e che colpirà inesorabilmente uno degli interpreti.

La sala è divertita dalle gag e dalle battute e ridendo, pensa e riflette.

E’ uno strano incontro scuola-famiglia questo costante colloquio fra i due attori, un esaminare molteplici nodi di quell’intreccio che  è il rapporto tra uomini e solo dal suo sciogliersi, si svela. Ovvero ciò che si presume di sapere dell’altro da me.

In birre e rivelazioni si parla di genitorialità, di sessualità, di educazione, di crescita, ma soprattutto si parla di relazioni umane.  Laudadio ci vuole suggerire che un mondo diverso è una realtà che ancora è possibile costruire. Simon & Garfunkel con il loro dolcissimo folk che fa da colonna sonora, sembrano dire di sì.

Barbara Lalle

Foto di Marco Ghidelli

 

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